Avevo imparato a capirlo che quello era il momento .
La guardava con disprezzo, con un sorriso schifato ,“sei solo una cretina” le diceva, senza neanche urlare.
Glielo sibilava addosso.
Mamma quella volta abbassò la testa e non lo guardò in faccia. Mi disse a bassa voce “amore vai a guardare la tv in camera tua”.
Io non volevo, non mi fidavo di lui, non volevo lasciarla con lui.
Ma lei mi ripetè “amore, fallo per me, vai in camera a giocare”. Ero costretto,era già cosi’ disperata! Avevo provato a restare li, ma era stato inutile e a volte era anche peggio.
Quando provavo a mettermi tra loro, a difenderla, capivo che lui si arrabbiava di più, e la strattonava ancora più forte.
Allora sapevo che era meglio andare. Mi chiudevo in camera e alzavo al massimo il volume del televisore.
Quando succedeva, la mamma il giorno dopo non mi portava a scuola, stavamo a casa, io e lei, a lui non lo diceva, telefonava alla maestra che avevo un po’ di febbre, ma era lei che era malata.
Anche quella volta mi ero messo davanti a lei. Lui si era infuriato e mi aveva chiamato “moccioso di merda, sei cretino come lei, non sei figlio mio, sa il cazzo con chi ti ha fatto”.
E poi mi aveva dato quello schiaffo che mi aveva fatto cadere . Mi ero alzato e lo avevo guardato negli occhi, coi denti stretti, senza abbassare lo sguardo, mi tremavano le gambe ma lo odiavo cosi’ tanto che mi gonfiavo di coraggio.
Speravo davvero di non essere suo figlio.
Mi aveva preso per un braccio e scaraventato sul pianerottolo dicendomi di andare dalla vicina. Aveva sbattuto la porta e poi da dentro le aveva dato un calcio. Io ero rimasto seduto sui gradini e li sentivo urlare.
No, lei piangeva, era lui che urlava e le diceva brutte parole, non gli andava mai bene niente, diceva che aveva cucinato di merda, che era magra come una scopa, che faceva schifo, che lo tradiva, la chiamava brutta troia.
Lei la sentivo che diceva“basta perfavore, ti prego ti prego,ti prego, lo sai che non è vero”…piangeva, anche se cercava di soffocare i singhiozzi perché non la sentissi. Lei lo sapeva che ero li’, dietro alla porta, ad ascoltare.
La vicina era uscita sul pianerottolo,“vieni dentro, non starli ad ascoltare”, cercava di consolarmi, mi diceva “lo sai che poi fanno la pace”.
Ma io glielo giuravo che da grande l’avrei ucciso e me la sarei portata via, lontano da lui. L’avrei ucciso con le mie mani, gli avrei spaccato la testa, lo avrei soffocato, avrei comprato una pistola e gli avrei sparato… lei mi diceva “non dirlo neanche per sogno, è sempre tuo padre’”.
Più tardi abbiamo sentito le sirene dell’autoambulanza.
La mamma l’hanno portata giù i barellieri che aveva il sangue sulla faccia gonfia, s’era nascosta il viso con le mani ma l’ho vista che sanguinava, spiavo dalla porta socchiusa della vicina.
Li aveva chiamati lui quando aveva visto cosa le aveva fatto, continuava a ripere” è caduta, è caduta da sola, ha battuto contro il lavandino, io vi ho chiamati ”.
Io e la vicina abbiam guardato dalla finestra, i barellieri neanche lo stavano ad ascoltare, avevano solo fretta di portarla via.
Quella è stata la prima volta che è andata all’ospedale, poi è successo un’altra volta ancora e poi c’è stata l’ultima.
Io non ho fatto in tempo a diventare grande per mantenere la mia promessa.
(157 donne uccise per femminicidio in Italia nel 2012, 179 nel 2013, 152 nel 2014,141 nel 2015,145 nel 2016 . L’82 % degli omicidi su donne sono femminicidi. Quasi 7 milioni di donne hanno subito abusi nel corso del tempo-Fonte Ministero dell’Interno)