“Il Sistema” era il nome dato alla più grande nave mai costruita a memoria d’uomo, nella storia del mondo. Navigava nelle profonde e fredde acque dell’immenso e sconfinato “Oceano della Stupidità Umana”, senza una meta, una rotta e una logica, ma a nessuno sembrava importasse nulla!
Chi si imbarcava su “Il Sistema” non aveva l’assoluta certezza, un giorno, di fare ritorno a casa.
Ma erano talmente tante, allettanti e seducenti le opportunità che la Grande Nave propagandava a tambur battente e in maniera sistematica, che qualsiasi ipotetica restrizione e regola non influiva in alcun modo sulle decisioni dei clienti naviganti, pronti a mercificare la dignità e farsi ipotecare ogni bene e cosa, pur di coronare il sogno di una crociera ai confini della realtà.
La voce suadente di una giovane biondina dagli occhi di ghiaccio, provocante e maliziosa, elencava puntualmente e ripetutamente ogni sorta di godimento, svago e allucinazione dagli enormi schermi al plasma disseminati nei luoghi più impensabili della Grande Nave. Qualsiasi cosa che anche la più fervida immaginazione e mente diabolica desiderasse avere, ottenere o possedere, era possibile trovarla su quella nave – e soltanto lì.
Non c’erano limiti o impedimenti di sorta all’appagamento di qualsiasi ambizione/aspirazione. Ogni voglia, nascosto desiderio, vizio o perversione, potevano essere soddisfatti seduta stante, dietro un congruo pagamento già anticipatamente concordato. Una scritta a caratteri cubitali d’oro massiccio, che sovrastava le grandi stanze a tenuta stagna del Sistema Potere recitava: “Prendi tutto ciò che desideri e sarai libero”.

Dalla poppa, per raggiungere la prua, si narra ci volessero giorni e giorni di cammino e non sempre si era sicuri di arrivare a destinazione. Durante il tragitto si poteva approfittare di qualche breve sosta per beneficiare di sempre più nuove e moderne forme di piacere che fossero di natura tecnologica, ludica, sessuale o psicologica.

Si favoleggiava che, una volta raggiunta e toccata con mano la prua, sarebbe stato possibile entrare in contatto con il livello superiore del nostro Ego e assicurarsi il dono supremo dell’immortalità. Una tale meta faceva gola ai tanti e la Grande Nave appariva come un continuo e ininterrotto camminamento, avvolto dal vociare e dal chiacchiericcio di una folla di anime perse che si trascinavano come automi lungo quel tragitto lastricato di follia, nell’illusione demente di assaporare l’ebbrezza e l’estasi di un godimento infinito e sconfinato.
Al comando de “Il Sistema” non c’era un comandante, un ammiraglio, un equipaggio, un qualcuno che decidesse quale rotta seguire. No! Ognuno, ogni cliente navigante, in ragione delle sue personali convinzioni, interessi e priorità, codificava e inseriva a piacere le sue indicazioni, in virtù di un palmare di ottava generazione collegato con il computer di bordo, il quale, a sua volta, elaborava i dati, traendone strampalate equazioni e conclusioni. Queste funzioni si ripetevano centinaia di milioni di volte ogni singolo secondo, e miliardi e miliardi di volte al giorno. L’automatismo che portava i clienti naviganti nel loro tragitto verso la prua, ad inserire le proprie ragioni nel computer di bordo, era impressionante per l’esorbitante numero di digitazioni, a tal punto che la Grande Nave, aveva perso per sempre ogni possibile orientamento avvitandosi come dentro un vortice, su se stessa.

Nessuno in realtà si occupava in maniera specifica della Grande Nave, della sua manutenzione, della pulizia, delle possibili falle e crepe che ben presto si cominciavano a intravedere nella sua parte emersa, più bassa, a filo dell’acqua.
E così un giorno la nave cominciò ad imbarcare acqua, nell’indifferenza più totale dei naviganti. Nessuno se ne preoccupò, e, tranne qualche infedele resuscitato da quell’incantesimo demoniaco, tutti procedevano imperterriti in direzione di quella prua che come la luce di un faro attirava a sé ogni uomo, perso nella tempesta della sua anima e ragione. Gli allarmanti e sempre più ricorrenti scricchiolii de “Il Sistema” furono forieri di una imminente sciagura.
Quella notte soffiava un vento artico e tutti si ritirarono al coperto dentro delle loro cuccette, e altri ancora si ripararono fra gli infiniti anfratti di quella immensa e indeterminata struttura. I grandi ricchi appartati al caldo di quell’ incommensurabile salone degli specchi, si apprestavano a consumare una cena gaudente, con il sottofondo rilassante di un’orchestra viennese che interpretava, con un particolare quanto inedito trasporto, la terza sinfonia di Gustav Mahler.

Di colpo una saetta abbagliante illuminò la notte seguita all’istante dal fragore esplosivo di un tuono inaudito che fece sussultare tutto “Il Sistema”. Molti dei naviganti, tornati alla realtà, resuscitati da quello stato di ipnotica narcolessia, cominciarono a gridare a gran voce, “ Aiuto…Aiuto… E’ la fine del mondo …Si salvi chi può!”.
Una pioggia torrenziale, come un’immensa cascata celeste, si rovesciò sulla nave e sui naviganti, mentre il vento sferzante alzava onde gigantesche come montagne, che si riversavano sul ponte trascinandosi via una miriade di corpi esanimi, per disseminarli fra i tetri abissi del grande "Oceano della Stupidità Umana".
Tutto si protrasse fino all’alba, fra l’orrore e le disperate grida d’aiuto, preghiere e imprecazioni, richieste di perdono e giuramenti, mentre la tempesta, imperturbabile, dava fondo alle sue ultime energie per poi ripiegare con un guizzo verso est, mentre la luce di un sole stanco e malato, cercava spazio fra le condense gelatinose della fitta nebbia mattutina.
Tutto era immobile in quell’alba dall’atmosfera irreale e vagamente psichedelica. Silenzio e straniamento si accordavano alle frequenze intermittenti della voce afasica proveniente da un Woofer penzolante dalla porticina zincata di un bagno di servizio: “ Allarme…Allarme…Pericolo livello 5 …Allarme..,” ripeteva fastidioso e senza una logica, quando un navigante lo strappò con rabbia scaraventandolo fra le burrascose acque dell’Oceano della Stupidità umana.
Tutti i clienti naviganti rimasero immobili. Nessuno avanzava e nessuno retrocedeva!
Lo smarrimento era totale e la coscienza di ognuno fu scossa da un barlume di consapevolezza.
“Ci hanno ingannato”, si mise  a gridare fra le lacrime, il croupier del Casinò “Fahrenheit 451”. “Ci hanno ingannato tutti, tutti quanti!” L’immensa folla dei clienti naviganti, a quel punto cominciò a rumoreggiare, ad agitarsi, ad inveire ed alzarsi. Al grido di “ VENDETTA”, si precipitarono come iene inferocite dando sfogo ad una rabbia incontenibile.
Nel frattempo la nebbia si stava diradando, e in quel frastuono assordante, confuso, fumoso e caotico, fra grida di guerra, spari, e urla di dolore laceranti, si udiva appena la voce singhiozzante spezzata dall’emozione, di una giovane donna che urlava : “ Terra…Terra…Terra…Laggiù. Guardate!
Tutti zittirono e ammutolirono, rivolgendo presto i loro sguardi in direzione della prua. Un’imponente montagna lussureggiante si stagliava davanti ai loro occhi, mentre uno squarcio d’azzurro incoronava la sua cima piatta.
Era proprio lì, davanti a loro, a qualche miglio dalla nave, imponente e serafica, ristorata da una cascata d’acqua immacolata e primordiale, che dall’alto di quella cima si tuffava giù fin dentro la “Valle della Volontà”. Era il mitico “Monte della Conquista” sormontato dal fertile “Altopiano delle Libertà Trascendenti”, raccontato nelle antiche storie degli ultimi Grandi Vecchi; uomini intelligenti, sensibili e sinceri, allora relegati in un angolo buio della società, al pari di pericolosi criminali e rivoluzionari sanguinari.
Ma fu proprio in quel momento, quando l’anima di tutti sembrava avere preso respiro e le speranze a trovare ragione fra nuovi rintocchi del cuore, che un boato spaventevole e un assordante stridere di lamiere contorte, trafisse come una lama rovente la mente di quella infinita folla di naviganti. Un profondo squarcio sul fianco destro de “Il Sistema” prodotto dall’impatto violento e inevitabile con “l’iceberg della Realtà”, stava spezzando la Grande Nave in due tronconi, imbarcando acqua e piegandosi irrimediabilmente sul suo lato sinistro.

Così “Il Sistema”, che si credeva immortale e insostituibile, era giunto alla sua fine. I clienti naviganti si tuffavano atterriti, fra le fredde onde, cercando di raggiungere la riva. Nessuno però, tranne il croupier e la giovane donna, che poco prima aveva scorto la montagna, riuscì a scampare alle profondità di quell’oceano di irragionevolezza.

I due naufraghi non persero tempo, e raggiunta la riva s’inerpicarono solerti lungo il fianco soleggiato del “Monte della Conquista”, fin sopra la piatta cima, mentre anche l’ultimo centimetro della prua della Grande Nave spariva per sempre fra gli abissi di quell’oceano di paura, di odio e di menzogna.
Ben presto, sull’Altopiano delle Libertà Trascendenti fu tempo di semina e di raccolto.
La pace riprese a danzare tra i fiori del ciliegio. La felicità divenne brezza mattutina e la preghiera, un canto crepuscolare.
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