“Gli angeli spezzati dalla mantide” avrebbero avuto giustizia e la loro assurda morte sarebbe stata vendicata.. C’erano anche quelli, e non pochi, che inneggiavano alla pena di morte, era addirittura nato un gruppo su Facebook dall’eloquente titolo “A morte la Mantide”, i cui componenti, tra un selfie e una foto dell’ultima auto acquistata a rate, si scambiavano opinioni, postando messaggi pesantissimi sulla Mantide.  Che poi, a ben vedere, nessuno si era mai domandato realmente perché la Mantide avesse,ripetutamente ucciso, né in base a cosa avesse scelto le sue vittime, né, tantomeno come mai, dopo i sei omicidi, si fosse presentata spontaneamente al commissariato per autodenunciarsi, per poi chiudersi immediatamente in un mutismo ostinato e impenetrabile.

Virna sedeva composta di fronte alla tv, la sigaretta tra le mani, lo sguardo assorto.. Ogni tanto il suo sguardo cadeva sulla busta marrone, abbandonata sul tavolo di fronte a lei fra tutte le sue carte..

Ormai era tutto molto chiaro, nella sua testa, ed aveva raccolto prove sufficienti per suffragare la sua teoria; il servizio era pronto e Virna sapeva che nel momento in cui sarebbe andato in onda avrebbe avuto un effetto deflagrante.

Tutto era partito da una sera di novembre, quando Virna, giornalista televisiva freelance, spesso scomoda perché portatrice di un punto di vista sempre pungente e “fuori dal coro”, aveva trovato nella sua cassetta della posta quella busta; la busta conteneva diverso materiale, fotografie, filmati, e una lettera a lei indirizzata, firmata solo con una sigla.. Virna era stata sveglia tutta la notte a visionare quel materiale a dir poco sconcertante, febbrilmente e con lo stomaco in subbuglio..

 Era stato allora, solo allora, che la Mantide era entrata a pieno titolo nelle cronache perché il giorno successivo all’arrivo di quello strano pacchetto nella sua cassetta della posta si era appreso che c’era un’indagata per la catena di omicidi che aveva sconvolto il nord Italia..

E ora, dopo aver effettuato accurate le ricerche e aver passato giorni febbrili a mettere a posto tutte le tessere del puzzle, Virna sapeva esattamente come erano andate le cose, ed era, probabilmente, l’unica, oltre all’imputata, a conoscere la verità.. Almeno per ora. E si sentiva profondamente combattuta tra l’orrore per quello che la mantide aveva fatto, e la consapevolezza, tuttavia, che tutto ciò avesse una sua logica, per quanto  malata e distorta… ma la cosa che la faceva stare più male era che una parte di lei sentiva che in fondo le vittime quello che gli era successo se l’erano meritato. Le faceva orrore sentire questo.. ma non poteva farci niente.

Virna si alzò stancamente, prese il cellulare e con gesti veloci digitò sulla tastiera.. Le rispose una voce maschile : “Ho qualcosa per te” disse Virna.  “Ci vediamo negli studi tra mezz’ora”.

Il traffico delle nove, automobilisti inferociti, strombazzare di clacson, la strada congestionata. Virna dovette far appello a tutta la sua pazienza, ma finalmente parcheggiata la sua auto di fronte agli studi televisivi scese e si diresse a grandi falcate verso l’ingresso.

Ma torniamo al tribunale, dove tra mille difficoltà, si era finalmente riusciti a far entare l’imputata nell’aula del processo. Il pubblico si era rumorosamente sistemato sugli spalti, e con non poca difficoltà si era riusciti a placare il rumoreggiare all’interno dell’aula.

E il processo ebbe inizio; nell’aria si percepiva forte la tensione, mentre i capi di imputazione venivano snocciolati con precisione e puntigliosità. L’imputata sedeva immobile, il volto inespressivo, di fianco al suo avvocato, un giovane scialbo e imberbe assegnatole d’ufficio. Gli sguardi famelici della folla intorno erano tutti su di lei.. Il brusio di fondo si era ormai interrotto per lasciare spazio all’arringa dell’accusa, che con dovizia di particolari descriveva la purezza d’animo e la bontà di cuore delle sei vittime, argomenti per mesi cavalcati dai media, e di come la l’imputata li avesse adescati su facebook con la promessa di una notte di sesso, per poi ucciderli in maniera efferata e crudele.

 

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