Un abbraccio per dare conforto,
Un abbraccio per cercare pace,
Un abbraccio per cercare quiete, coccole, affetto.
Un abbraccio dove liberare quella malinconia, che la giornata andata male, ci lascia.
Un abbraccio come segno di complicità, un abbraccio di presenza regolare.
Un abbraccio che non parla
Un abbraccio dato nel silenzio e mantenuto in esso.
Un abbraccio che non teme conforto.
Un abbraccio dato solo a una determinata persona e riservato ad essa fin dall’inizio.
Un abbraccio capace di avere questi unici e rari effetti solo con la persona con cui si è pensato, solo con la persona che ti ha amato, o che ancora ti ama e non smette di farlo.

“Cosa stai facendo?”
Chiedo con voce incuriosita, anche se già cosciente della risposta.
“Ti sto abbracciando”
Risponde lui con la sua testa sul mio petto.
“Ho voglia di coccole”
Dice lui, con gesti che potrebbero essere paragonati benissimo ad un bambino che prima del sonno si accoccola vicino alla propria madre in cerca di affetto.
Io sorrido dentro, e con le braccia lo avvolgo e gli carezzo i soffici capelli.
Lui sembrava così piccolo in quel momento, la sua testa sul mio petto, il calore del suo corpo mischiato al mio; quel divano così piccolo che ci obbligava quasi, a rimanere così vicini.
“Lo so, anche io”
Rispondo con voce addolcita, chissà se capisce quanto io ami quell’abbraccio?  
Capirà perché, quando finalmente troviamo un qualcosa di abbastanza comodo, io apprezzi tanto accoccolarmi in sua compagnia?
Quel gesto, quel avvicinamento fisico, mi dà una sensazione di nido. 
Come se solo quando sono con lui io riesca veramente a stare tranquilla. 
Come se solo quando sono con lui, non ci sia alcuna cosa da temere, perché tutto ciò che ci circonda diventa relativo.
Quell’abbraccio è la nostra scappatoia, ciò che ci concediamo per riuscire a scappare dall’oppressione dei doveri da studenti.
In quei giorni in cui questo contatto, a causa di impegni suoi o miei, non si riesce ad avere, mi sento portato via qualcosa.
A fine giornata lui va via, e già nel vederlo troppo lontano percepisco la sua mancanza.
Ma di queste cose poi si crea l’abitudine. Non feriscono, perché si è certi che ci si rivede.
Tornando a casa mi metto la musica alle orecchie, le persone se rifanno di nuovo distinte nelle loro forme, non sono più solo figure, hanno una loro espressione , una loro vita.
Questa è la realtà.
Questo è ciò che mi circonda ed è questo il mio standard.
Lasciamo che quel magico abbracciarsi rimanga indole magico, perché non vorrei mai svalutare con la frequenza e la quotidianità tanta simbiosi e complicità.

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