Quando ero bambino, nella città dove sono nato e cresciuto insieme ai miei tre fratelli, c'era una casa che tutti chiamavano "La casa di Rosa", dal nome della signora che vi abitava. La Rosa era una signora vedova di un farmacista, morto di infarto mentre lavorava; dopo qualche tempo di lutto ebbe un'illuminazione: trasformare la sua grande casa in un rifugio per i senza tetto e per chiunque avesse bisogno di una parola buona, di un momento di conforto o semplicemente di una carezza, perché non c'è niente di più brutto della mancanza di amore, del vuoto d'amore che davvero abbruttisce la vita. Il mio babbo, che come la mamma era un maestro di scuola elementare, andava alla domenica, in bicicletta o in Vespa, dalla Rosa sempre impegnata in cucina a preparare minestre o pastasciutte, per insegnare a queste persone almeno a scrivere il proprio nome e a far di conto. La casa era ubicata in una strada tutta ciottoli e buche dove le donne benestanti e con la puzza sotto il naso, non passavano per paura di rovinare i tacchi delle costose scarpe e per paura di fare brutti incontri.

Molte volte il babbo mi portava con sé per farmi conoscere una diversa umanità fatta di persone buone ma sfortunate che desideravano solo un po' di affetto e che la società invece di aiutare, fingeva di non vedere come fossero cose da evitare invece di uomini e donne da soccorrere.

"A me basta avere la salute- diceva la Rosa- e tutto quello che ho, è un di più che il buon Dio mi ha donato e io lo dono a chi ne ha bisogno". La porta della Rosa era sempre aperta. "Vedi Dario- mi ripeteva il babbo- tu hai il papà, la mamma, l'amore vero di una famiglia. Non devi elemosinare i baci o le carezze come queste persone sole". Quando la Rosa morì, lasciò scritto nel testamento che donava la sua casa alla chiesa per continuare l'opera che lei aveva iniziato.

C'erano tutti i disperati della città alle sue esequie oltre ai vecchi amici e clienti della farmacia che era stata venduta. Purtroppo l'iniziativa avviata dalla Rosa andò avanti solo per qualche anno fino a quando, un vescovo improvvido, decise di vendere la grande casa e la proprietà annessa ad un'impresa di costruzione che demoli' tutto per realizzare un grande albergo. Quando la nostalgia mi stringe la gola e penso al babbo, mancato nel 2017, mi rifugio in questi ricordi e rivedo anche la casa della Rosa alla quale ho voluto davvero bene e che mi regalava le famose caramelle Rossana, quelle con la carta rossa.

 

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