“Ma tu mi vuoi bene?” mi chiede il mio Amore prima di uscire di casa.

E’ il lunedì della settimana che si chiuderà con il mio compleanno. 

Fuori, il tempo chiama la neve.

“Tanto te ne voglio” gli rispondo baciandolo a tutte labbra.

Resto sola in casa e sono sollevata.

Quando lui è con me è come se tutto il resto nella mia vita si mettesse in pausa.

Anche la cesta con la roba da stirare mi ricompare davanti.

“ma dov’eri finita?” le chiedo, come se fosse normale parlare con gli oggetti.

Penso alla sparizione di un ragazzo, di un figlio, qui nelle vicinanze e mi immedesimo, morendo al solo pensiero.

In ufficio non riesco a lavorare perché ho i piedi gelati e mi maledico per aver indossato i bellissimi scarponcini di Madrid.

Non faccio neanche in tempo a pensare di scrivere un messaggio alla mia amica Bellezza che è lei che mi anticipa.

E’ triste. Ma io oggi non riesco a pensare alla sua di tristezza, perché già devo pensare alla mia.

“E che tristezza?” mi chiederete voi, a gran voce (o forse no).

“Eh, infatti…” sbiascico un po, volgo lo sguardo altrove, dove voi non potete arrivare a guardare.

Un po' mi vergogno. Anzi no, mi vergogno proprio.

Il fatto è che sono “immotivatamente” triste. 

Bene! Detto ciò dovrei comportarmi in maniera sana ossia, semplicemente, non essere più triste. Ma io no, io sono inversamente sana e mi vado a cercare i motivi per supportare la mia tristezza. E cerca qui, e cerca la, qualcosa salta sempre fuori.

Che fatica! 

Se solo ritornassi con il pensiero al bacio di stamattina, al mio ragazzo che oggi pranzerà con me e perché no, anche alla cesta della biancheria da stirare, non potrei non vedere che dietro a tutto questo freddo che sento  c’è un calore straordinario, quello che ti alita addosso la vita quando ti vuole ripotare a lei e alla sua meraviglia.

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