Era un pomeriggio freddo e piovoso. Il tempo, come in tutti i pomeriggi d'autunno inoltrato passava lento. A scandire lo scorrere del tempo nella villetta dei coniugi Milani, situata sulla collina dei Camaldoli, non era il ticchettio dell'orologio ma lo scoppiettio lento del legno che bruciava nell'ampio camino. Stefano, un quarantenne tranquillo, riservato, appassionato del suo lavoro di redattore e, appesantito dalla vita sedentaria, dopo pranzo, si era appisolato rannicchiato su sé stesso, sul divano della sala da pranzo. Dormiva e russava placidamente quando la moglie, Olga, casalinga, trentacinquenne bella, sentimentale e autoritaria, lo svegliava brutalmente porgendogli la tazzina del caffè.

Da un po' di tempo i rapporti tra i due si erano incrinati. La causa di ciò era dovuta al fatto che l'unione non era stata allietata dalla prole. Infatti Olga, dopo una gravidanza difficile e dolorosa, non solo aveva perso il bambino, ma venne operata impedendole per sempre di generare. Lei era disposta ad adottare un bambino, per soddisfare il suo istinto materno, mentre Stefano era decisamente contrario a questo tipo di soluzione. Lui avrebbe voluto un figlio suo. Ragazzi estranei per casa non ne voleva, ecco che quando Olga gli porse la tazzina di caffè con modi villani, lui già conosceva la causa e la ragione di quell'agire. Ma l'astio nei suoi riguardi non terminava qui. Stefano dividendo l'abitazione con i suoceri, due insopportabili vecchi sempre pronti a litigare per qualsivoglia motivo, (lui soprannominato avarizia per la sua tirchieria, lei, che conduce una vita troppo dispendiosa per i gusti del marito, ed un cognato, cocco di mamma e papà, coniugato, la cui moglie non ben voluta era costretta a fare la serva in famiglia), doveva sorbirsi le lamentele ed i rimproveri di questi ultimi che piovevano su di lui continuamente. Ma fermo nella sua rigida decisione, non desisteva di un passo. Sia pur ferreo nelle sue convinzioni a volte per le continue liti si sentiva così stanco, annientato ed avvilito che avrebbe mandato tutto all'aria. Aveva pensato più volte di separarsi e rimanere solo in santa pace, ma l'amore profondo che nutriva nei riguardi della moglie lo aveva fatto desistere.

Intanto una soluzione doveva trovarla. Non era più possibile andare avanti in questo modo. Purtroppo, per quanto si sforzava un rimedio che poteva ripianificare la vita coniugale non lo ravvisava.

Ma ecco che un giorno Stefano riceve la visita di Alfredo suo vecchio amico ed ex collega. Un cinquantenne pratico che si atteggia a filosofo e che ha vissuto e vive lavorando il meno possibile, ma divertendosi continuamente con i soldi degli altri. Il suo motto è: "solo quando capisci che il denaro è nulla se non ti può dare piacere, diventi maturo".

Lui dei piaceri ne ha fatto una bandiera. I due rivivono i tempi della giovinezza e della spensieratezza. Stefano approfittando di una momentanea assenza della moglie, confida all'amico la sua particolare situazione familiare. Questi si dichiara propenso ad aiutarlo a risolvere il problema. La soluzione è a portata di mano. Basta allungare il braccio e stringersela al petto. Stefano interessato chiede all'amico di illustrargli l'idea. Mentre discutono, scoppia l'ennesima lite tra Avarizia, la moglie e il figlio, per le solite questioni economiche-ereditarie. Il vecchio taccagno che non esce di casa da qualche tempo, poiché è convinto di essere ammalato ma al contrario gode di ottima salute, tiene tutto sotto chiave e ad ogni lite fa seguire inevitabilmente la sostituzione del testamento. Tutti sperano che il vecchio se ne vada all'altro mondo per vivere più agiatamente e tranquillamente. Al contrario, il vecchio ad ogni lite sembra rinvigorirsi mentre gli altri per tenergli testa si ammalano. 

Stefano e Alfredo dopo aver assistito alla lite decidono di uscire per una passeggiata e discutere serenamente lontano da orecchie indiscrete. Seduti al tavolino di un bar discutono animatamente. Alfredo, spiega il suo piano machiavellico, come lo definisce lui, ma Stefano sembra non essere interessato. Ascoltami bene: "Se tua moglie vuole adottare un bambino e tu sei contrario perché se non è figlio tuo ragazzi per casa non ne vuoi non c'è che una soluzione per accontentarvi entrambi basta cercare una ragazza disposta ad accoppiarsi con te per darti un figlio, pagandola naturalmente. Appena incinta la presenti a tua moglie come una ragazza madre costretta a vendere il bambino appena nascerà perché impossibilitata a prendersene cura. A tua moglie farai intendere che hai cambiato idea e che sei disposto ad acquistare il nascituro per renderla felice. Poi con la complicità di un medico amico risulterà che a partorire è stata tua moglie e il gioco è fatto. Tu avrai un bimbo indiscutibilmente tuo, lei il bambino che ha tanto desiderato e così ritornerà la pace e la serenità coniugale. Andrà tutto bene. Penserò io a tutto. Troverò la ragazza e ti chiamerò per presentartela. Dovrai solo farti carico di tutte le spese necessarie per il buon fine del programma, misera cosa di fronte alla gioia che riceverai e, alla stima e all'amore che riconquisterai."

 

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