Terzo quadro

Letto d'ospedale
Si accendono le luci il riflettore inquadra un letto l'ospedale

Parla il morto:
Invincibile......, Magro, muscoloso, vitaminico, salutista sano e performante
Persi tutte queste sciocche certezze in breve tempo......
Stavo a Malpensa...... Ricordo bene...... Ed avevo appena disegnato con l'angolo del labbro inferiore un accenno di smorfia di scherno...... Ero di fronte all'ingresso della cappella dell'aeroporto ed incuriosito mi ero affacciato tra i banchi.
Un giovane uomo s'era inginocchiato davanti al crocifisso ed ebbi un moto di derisione:
... poverino chissà che sfigato......
Appena il tempo di recarmi al check-in ed una morsa mi strinse il petto. Caddi a faccia in giù come un involucro vuoto.
Mi risvegliai con il rumore delle apparecchiature mediche che monitoravano i miei parametri vitali...... Mi dissero che erano trascorsi 3 giorni.
Ora sono in questo letto.
Mio compagno di stanza è un immigrato clandestino africano.
Non tanto giovane, ha il volto stanco di chi dorme con un cartone come coperta, ed il cielo freddo di Milano come soffitto.
È di una gentilezza estrema , quasi imbarazzante. Le visite non sono ammesse se non per pochi minuti, calcolati con precisione dagli efficienti infermieri.
Parlano tutti con accento Lombardo ma quando leggi i loro nomi sul camice, capisci perché trattano con tanta umanità il mio coinquilino.
Sono tutti i figli strappati alla loro terra madre.
Tutti solidali tra loro e tutti fastidiosamente affabili.

Io oramai ho dimenticato da dove vengo. Dove sono nato.
Ho scordato il bambino che fui.
Cresciuto in un paese assolato pure d'inverno tra i campi verdi ed il mare, le partite a pallone in piazza e le carte da gioco .
Il gioco delle bocce e la mia bicicletta che non fu mai nuova avendo perlomeno il triplo dei miei anni.
Quel bimbo è morto sepolto sotto quelle che allora chiamavo "mie legittime aspirazioni" ma che ora non so più bene cosa fossero.


Nessuno è venuto a trovarmi.
E così ogni giorno, quando è orario di visita Hassan, il mio dirimpettaio fa di tutto per condividere con me i suoi ospiti.
Io sorrido per nascondere la mia inquietudine .
mai come adesso mi pesa la mia solitudine.

Io che aspettavo con gioia l'arrivo di ogni lunedì, che salutavo festoso la fine delle vacanze sono diventato
improvvisamente  inutile per la mia azienda,
Player  fuorigioco, lo stare seduto in panchina mi spaventa.
Lo sgomento del mio fallimento  umano e professionale  mi  tormenta.

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