La corriera con un fastidioso stridio di freni si ferma, siamo arrivati a destinazione. Una leggera nuvola di polvere si alza a seguito della frenata. L’orologio che porto al polso, il mio fidato Breil, segna le dieci del mattino. All’interno del bus ci sono solo quattro persone di cui una sono io. Due file più indietro ci sono due militari in divisa. Due ragazzi che per tutto il tempo del viaggio hanno parlato della loro vita in caserma e raccontato barzellette, non tralasciando però, di sbirciare dalle mie parti per tenermi d’occhio. Mi sembra di essere una specie di fenomeno vivente perché non mi hanno mai tolto gli occhi di dosso. Non sono così attraente da alimentare sguardi libidinosi negli uomini. Penso piuttosto che il loro interesse, a parte il fatto che sono una ragazza giovanissima, dipenda dall’abbigliamento. Quando sono partita non ho avuto molto tempo per scegliere i vestiti da portare. Indosso una minigonna e una blusa gialla con una scollatura quadrata che esalta quel poco di seno che ho.  Davanti, nel sedile accanto all’autista c'è un vecchietto, con l’immancabile coppola in testa. La faccia bruciata dal sole è piena di rughe. Credo sia un figlio della terra, uno di quei contadini vecchio stampo. Durante il viaggio l’ho visto spesso soffiarsi il naso, ma non per necessità, era piuttosto un modo di tenersi impegnato e di evitare una conversazione con il conducente. L’autista, infatti, aveva tentato più di una volta d'intavolare una conversazione, ma lui ostico, si era rifugiato in quella tattica, soffiarsi il naso a lungo, per evitare una risposta. Prima di muovermi aspetto che gli altri scendano. Ad aspettare i due militari ci sono due donne anziane vestite di nero, accompagnate da altre due giovani ragazze, vestite con abiti a fiori di scarsa qualità e con un fazzoletto in testa. Presumo siano le fidanzate dei ragazzi, certo non potevano andare da sole, le loro madri dovevano controllare l’incontro.  Io resto seduta, aspetto che anche il vecchietto scenda, nel farlo si tocca il cappello con un gesto di saluto verso l’autista, come a scusarsi con lui per la mancata conversazione. Anche lui trova nella piazza ad aspettarlo una donna anziana e vestita di nero. Li vedo dal finestrino che si avviano lentamente verso una strada laterale. Lui la sostiene mentre lei si appoggia per tenere il passo, noto che zoppica appena. Ora anche l’autista è sceso per sgranchirsi le gambe e stranamente non mi ha detto niente, forse non mi ha nemmeno vista che ero rimasta seduta. Non vedo più nessuno nella piazza, non passa un'anima viva, a me sta bene, non mi va di farmi vedere sola e spaesata in quel posto che non conosco. Se ci fosse stato qualcuno che era a conoscenza della mia venuta, non sarebbe comunque venuto a prendermi. Scendo lo sgangherato predellino di quella corriera che riporta alla mente gli anni Cinquanta. Ha un colore indefinito che una volta doveva essere azzurro, un modello più che vecchio. Nelle salite che abbiamo affrontato per salire in questo nido d’aquile, ha ansimato molto. Scendo in strada e la prima cosa che mi colpisce è il riverbero del sole sulle pietre bianche della piazza. Un caldo infernale, quasi doppio a quello sofferto nella corriera durante il viaggio. Un quadrato delimitato da una chiesa da un lato, con una facciata barocca color sabbia e tre palazzi dello stesso colore dagli altri. Il sagrato della chiesa è protetto da una fila di alberi che non conosco. Sono alti e pieni di foglie, danno abbastanza ombra e, infatti, sotto vedo delle panchine. Lo spazio non è tanto grande, ma quel tanto che basta per permettere alla corriera di fare manovra e tornare indietro. Dopo la mia discesa, l’autista è risalito ed è andato a mettersi all’ombra degli alberi. Adesso sono sul marciapiede con la mia valigia e un foglietto in mano. Quello è l’unico legame che ho con il paese dove sono stata mandata. Questo posto ha un nome, ma non lo ricordo, né ho interesse a saperlo. Sono arrabbiata e depressa, mi trovo in un paese lontano da tutto quello che avevo, lontano anche dalla civiltà, presumo. Questa piazza piena di sole rappresenta il mio prossimo futuro, qui dovrò vivere la mia vita.  Sono qui per decisione di qualcuno che ha il potere di annullare la mia volontà. Ancora per pochi mesi, a dicembre compirò diciotto anni e allora non ci saranno veti che possano tenermi sottoposta agli ordini o obbligata a fare quello che non voglio.  Hanno deciso di mandarmi via da casa, scacciata come si fa con un cane randagio che raspa alla porta, un calcio e ... vattene via. Questo è il paese dei nonni paterni, lontano anni luce dalla città da dove vengo. I nonni sono rappresentati graficamente sul bigliettino che ho in mano. Un nome è un indirizzo, quanto necessario per non farmi perdere nei meandri di questo paese che, almeno da quello che vedo, non deve essere più grande di una decina di case e qualche stalla. Vedo di fronte alla chiesa un piccolo esercizio commerciale. Un’insegna di lamiera dipinta di rosso, ormai sbiadito, indica la scritta “BAR”. Entro e subito mi sento trafitta da sguardi stupiti, sembrano spilli sulla pelle che non fanno male, ma pungono e sono fastidiosi più delle mosche. Pochi uomini con coppola si girano sorpresi verso di me che, immobile al centro del locale con la valigia a terra, li guardo come se fossero marziani. Che cosa avranno da guardare non so, non sono poi quella grande bellezza. Ho i capelli neri e gli occhi chiari, un corpo appena passabile, snella e ancora in forma, tutto il tempo passato in palestra ha dato qualche frutto. Qui sembra che la mia figura, faccia effetto. È probabile che non abbiano mai visto una ragazza come me entrare il quel bar. Dopo aver dato uno sguardo a quegli uomini, mi rendo conto che, quelli non mi guardano come una femmina appetibile, ma piuttosto come un oggetto strano. Una ragazza giovane come me, forestiera e sola entra nel regno degli uomini. Nessuna donna seria entrerebbe nel bar da sola e nelle mie condizioni. Penso che mi abbiano visto scendere dall’autobus, ho ancora in mano la mia valigia. Una femmina che viaggia da sola, alla mia età, con una minigonna che mostra le gambe affusolate e quella maglietta troppo scollata secondo il loro pensiero è una cosa disonorevole.     

 

 

Tutti i racconti

1
1
5

Non eri tu.

02 May 2025

Non eri tu A farmi tremare il cuore Non eri tu A farmi scoppiare in lacrime Non eri tu A tenermi per mano Quando fuori c’era la tempesta E I nostri corpi Erano ignudi sotto la pioggia E le galassie ci guardavano Con rammarico e deferenza, Non eri tu A sussurrare ‘’ti amo’’ Mentre I tuoi occhi mentivano [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • PRFF: I like.
    Ìn un cuore tradito il disincanto ci induce a non credere [...]

1
1
7

La metamorfosi

02 May 2025

Non ho piu una faccia. Ho una maschera. Quei 4 amici che mi leggono penseranno che tutti indossiamo una maschera per apparire come gli altri ci vogliono. Ma la mia non è una maschera metaforica è reale, in carne e ossa. Tutto è cominciato cinque mesi fa quando ricevetti una telefonata da una mia [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • PRFF: I like.
    bravo Dario piacevole come sempre la tua scorrevole scrittura. [...]

7
7
38

Resa dei conti

01 May 2025

« Rivestiti, dai, rivestiti e vattene in fretta ». Bagno, vestiti raccolti e indossati, scarico, rubinetto aperto e poi chiuso, oggetti raccolti. Si apre la porta ed esce una nuvola di vapore. Il condizionatore ronza furioso nel grande bagno senza finestra. Dalla strada arriva il rumore della [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

4
3
20

La maschera della virtù

01 May 2025

Nino era un bambino, con gli occhi grandi e curiosi come la luna piena. Ogni domenica, si recava all'oratorio con il suo amico Francesco, per giocare e ridere insieme. Ma il parroco, con la sua voce severa come un tuono, li costringeva a partecipare alla messa. Un giorno, mentre il prete parlava [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
8
32

Acqua

Dax
30 April 2025

Acqua, La vita è in Lei la terra la brama l'uomo la usa, la sottovaluta, è solo Lei; Ma quando furor di cielo Incontra l'arroganza dell'uomo preso di sé, Che la dimora sua trascura, allora schiuma, e forza Onde che nulla ferma, Rivi e torrenti, diventan giganti dai mille denti. Lacrime e perdita, [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Dax: @,Dario Mazzolini.
    Grazie, poi controllo. Dici che l'iniziativa si [...]

  • Ondine: Attuale e limpida come l'acqua :)

5
6
26

Giuseppe

30 April 2025

Giuseppe chiuse la valigia, guardò il suo letto perfettamente rifatto, le mensole con i modellini di aereoplani che aveva collezionato con tanto impegno e il letto di suo fratello Mario. Quella stanza gli era sempre sembrata piccolissima per due persone, ma ora gli pareva bellissima. Si sedette [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

4
4
27

IL CANE DEL PROFESSOR JONES E UN CANE RANDAGIO

29 April 2025

Dexter era un collie di tre anni e viveva in una bella villa con giardino di proprietà del professor Jones. La casa del professore si trovava in periferia di un piccolo paese ed era sempre chiusa con un cancello con sbarre di ferro, dove da fuori si poteva guardare la bellezza del giardino ben [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Dax: Bello, in effetti due temi importanti medsi sullo dtesso tavolo. libertà [...]

  • Ondine: Ciao Luca. Mi e piaciuto tanto, piacevole da leggere e poi ... io amo le piccole [...]

3
12
40

Go to Mars

Storie colorate

29 April 2025

Bisogna ammetterlo che siamo troppo presi a guardare in giù che di rado guardiamo in su, naturalmente siamo troppo con i piedi a terra e poco con gli occhi verso le stelle, anche perché soprattutto nelle grandi città con l'inquinamento al top le stelle fanno flop e non possiamo vederle nella [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Walter Fest: ragazzi eccomi scusate il nuovo ritardo....Rubrus grazie tremila per essere [...]

  • Walter Fest: EDR. grazie tremila pure per te! In realta' nell'opera di rosso ce [...]

6
5
135

L'OBIETTIVO

un sogno irrazionale. O forse no?

28 April 2025

Fuori, il cielo iniziava a trasformare il giorno. Dentro, la Casa sembrava espandersi — a ogni passo — come se io camminassi in me stesso. Mi fermai. Davanti a me, uno specchio incastonato tra due colonne d’avorio. Non rifletteva. Nulla. Nemmeno me. A fianco, una penna continuava a scrivere. Non [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

3
13
25

STATHAM... JASON STATHAM

28 April 2025

Non so per quale motivo mi sentivo così, ma ciò che provavo era vero. Avevo realizzato che essere un duro era parte di me e non un coglione dal pugno facile. Io ero un duro davvero. Io ero Jason Statham. Al di là della finzione cinematografica che Hollywood mi aveva cucito addosso ero veramente [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

4
6
35

La rinascita di Angelica

27 April 2025

Era bellissima Angelica. Il suo corpo statuario, i suoi profondi occhi neri, un incanto. Era molto corteggiata. Non aveva ancora un legame stabile. Alla soglia dei trenta non si era mai innamorata veramente. Negli ultimi mesi al lavoro subiva la corte di un collega. Una sorta di seduzione che [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

13
8
73

Amante

frammento da una storia

27 April 2025

Questa volta non avevo chance . La convocazione era giunta con la solita telefonata. Ma questa volta il tono della voce ed un paio di imbarazzati silenzi, mi avevano fatto intuire ciò che mi aspettava. Sapevo sin dall'inizio che sarebbe arrivato il giorno in cui le cose mi avrebbero costretto [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • PRFF: brava Ondine.
    questo gioco meraviglioso che ci siamo scelti ci permette [...]

  • Dax: Storia carina,un po' monodomensionale. in effetti l'idea dell'Harem [...]

Torna su