Martha viveva con la sua famiglia in una regione isolata dell’Ohio. Una terra arida e battuta dal vento, ma nonostante i grandi disagi, il padre si ostinava a volerla coltivare. Erano arrivati in quella terra dopo un viaggio di molti mesi. Erano partiti dall’Irlanda decisi a stabilirsi in America per un futuro migliore. Il duro lavoro dell’uomo dava scarsi frutti e la famiglia era costretta a grandi sacrifici. La prateria li teneva isolati dal mondo, ma la terra era fertile e nonostante le varie e ricorrenti traversie dovute al clima non ottimale, l’uomo si ostinava a non voler abbandonare quel pezzo di terra che rappresentava tutta la sua vita. L’unica figlia era lei, Martha, una ragazza diciassettenne strappata dalle radici in terra d’Irlanda dove la vita non era mai stata facile, si ritrovava adesso a condurre la stessa vita di prima, anzi ancora più sacrificata. Tramite le immagini che la tv portava in casa ogni sera, confrontava la sua misera vita di contadina. Con quella delle ragazze che vivevano nelle grandi città il paragone era impietoso, lei sciatta e poveramente vestita si aggirava nella fattoria, impegnata in mille lavori. Guardando fuori i recinti non c’era nulla, solo orizzonti di terra desolata. Le sue coetanee di città erano libere di vestire seguendo la moda, di andare al cinema, al pub e potevano usufruire di tante distrazioni a lei negate. L’unico collegamento esistente in quel mondo rurale era la linea ferroviaria che univa il paese più importante della zona, con la città che distava molte miglia. Martha era stufa di continuare in quell'esistenza priva di ogni interesse. Più di una volta aveva anche pensato di farla finita per sempre e ogni volta, per fortuna, aveva prevalso il buonsenso. Perché arrendersi. Lei era giovane voleva vivere, doveva solo trovare il coraggio di scappare da quel mondo isolato basato sul solo lavoro e qualche ballo nelle occasioni di qualche festa paesana.  Doveva solo trovare il modo e l’occasione giusta per scappare, evitando che i genitori potessero fermarla. Cominciò ad accumulare denaro facendo servizi anche per qualche vicino. Dare una mano a raccogliere il fieno, scroccare qualche dollaro alla madre e al padre, ogni occasione era buona. Aveva preparato con le sue mani una speciale sacca di tela, fatta con ritagli di vecchi jeans in disuso. Dopo mesi di preparativi finalmente, una sera d’estate si decise al grande passo. Preparò con cura tutte le sue cose e riempì la sua sacca. Mise per prima del cibo, che doveva servire almeno per la prima parte del viaggio. Mise delle pannocchie di mais, un pezzo di carne secca, un barattolo di marmellata della madre e uno di sottaceti. Il denaro lo divise in piccole cifre distribuito in tutte le tasche che aveva, non voleva correre il rischio di perderlo in una sola volta o d'incorrere in brutti incontri. Tutto era stato studiato nei minimi particolari. Andò a dormire dopo aver dato, cosa insolita per lei, il bacio della buonanotte sia alla madre, sia al padre. Fu un sonno agitato e molto prima del sorgere del sole, forte e cocente che le aveva cotto la pelle fino a renderla rugosa come una prugna secca, si alzò e senza fare rumore uscì all’aperto. L’aria fresca le procurò un brivido, ma con passo deciso si avviò lungo i binari in direzione sud ovest, verso la città. Percorse qualche chilometro prima di sentire da lontano lo sferragliare dei vagoni e il fischio della locomotiva che arrivava alle sue spalle. Si mise di lato salendo su un dosso per vederlo transitare. Quel treno era stato presente nei suoi pensieri per molto tempo ed era stato anche lo stimolo a compiere quel gesto che stava portando a termine. Il treno arrivò sbuffando dalle sue parti, il macchinista vide la ragazza appollaiata sul cumulo di terra vicino ai binari, spinto da una deformazione professionale, rallentò e quando passò davanti a lei le fece segno di cercare di salire a bordo, lui avrebbe rallentato ancora un po’. Martha capì e si lasciò scivolare verso i binari, ma non fu lesta a fermarsi. Ruzzolò fino a quando non andò a urtare le ruote del vagone di mezzo, la gonna rimase impigliata nel braccio metallico e di lei non rimase molto, solo una scia rossastra sui binari.

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Una storia particolare (3/4)

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01 November 2025

Quando il medico mi chiese, quasi per scherzo, «Ma quindi siamo in un caso di utero in affitto?», risposi con calma: «No, dottore. È solo un gesto d’amore, un dono che Marianna ha voluto farmi». «E il padre chi sarebbe?» domandò lui. «Lo chieda a lei», dissi sorridendo. Alle sei del mattino nacque [...]

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Una storia particolare (2/4)

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Una storia particolare (1/4)

Quando alcuni sogni diventano realtà

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