Dammi la mano ti prego

Sono qui fuori da un po'

Non trovo il coraggio di entrare

Sto fissando il portone da ore

Domandandomi e nello stesso tempo facendo tacere le domande nella mia testa

Ti prego

Stringila forte tra le tue dita

Entro

Non entro

Cosa troverò

Chi incontrerò

Mi figuro questo teatro

Un teatro “di nessuno”

Sedie di velluto rosso

Pesanti drappeggi sul palcoscenico

Un loggiato impolverato dalla lontananza di un applauso

Il grande lampadario al suo centro

E giochi di rifrazione delle sue gocce smussate sulle pareti

Entriamo, ma tu rimani nel piccolo atrio ad aspettarmi

Dove la biglietteria, con quel vetro affumicato, racchiude locandine di spettacoli trascorsi

Mi assale come una responsabilità non dovuta e dichiarata

Di quelle dove in un luogo una volta vivo, tu possa ritrovare quel verso declamato, rivolto al pubblico

A corpi che distonici e ora invisibili, hanno avuto il sopravvento a scene di grandi drammaturghi

Dove teste tonde e teste a punta sono state spuntate come un temperamine

Fino alla loro anima

E parole d’amore e di baci appassionati che sono rimaste bloccate, ad una fermata di un tram chiamato desiderio

Ti avvicini e senti forte battere il mio cuore

La porta cigola

Vedo delle figure tra la penombra

Una

Due - Tre

Nessuno di noi parla

E diventiamo un cerchio

Tutti mano nella mano

Un piccione vola via dall’alto del suo nido

Posto vicino al lucernario

Sposta di lato una tenda

E quel raggio di luce finisce nel nostro cerchio 

Un inizio penso

Una idea

Uno sguardo d’intesa

A nessuno di noi piace la parola “di nessuno”

Sono di nuovo fuori dal portone

Questa volta ho le chiavi

Entro, sapendo che non troverò fantasmi

Che lo spettacolo abbia inizio

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