"Sono nato quando il televisore potevano permetterselo solo nei Bar di lusso. Un solo canale, in bianco e nero. Quando anni dopo arrivo' a casa nostra, aspettavo carosello con lo stesso animo col quale oggi un bambino aspetta di andare al cinema.
Si viveva tutti assieme, tre generazioni, dodici parenti più vari ed eventuali; nonni, zie, zii, genitori, cugini, fratelli e sorelle. Un'unica stanza dove mangiare, un solo bagno.
Vivevamo tutto l'anno in uno stabilimento balneare, "l'Ondina", il luogo in cui sono venuto alla luce.
Quando uscivo dallo stabilimento, in quella che sarà chiamata Via delle Repubbliche Marinare si alzavano solo giganteschi cumuli di sabbia, costellati di gigli, e qualche palazzotto ai lati. È il Sant'Agostino naturalmente.
Ostia finiva attraversando Corso Duca di Genova, dopo solo canneti.
Le elementari in grembiule blu, colletto e fiocco bianco, iniziate alla Garrone e terminate alla Gioventù Italiana, vestigia fasciste costruite in marmo bianco con i finestroni, i soffitti alti e le colonne doriche all'ingresso. Come piaceva al Duce.
La prima volta che mi hanno portato a Roma, mi pare fosse per il matrimonio di una zia, credevo di aver attraversato il confine e di trovarmi in un luogo dove parlavano un'altra lingua.
Ricordo di esserci andato volentieri, a Roma, al punto che ho continuato a farlo per circa quarant'anni, quasi tutti i santi giorni.
Adesso quando devo andarci mi sembra di dover scontare una condanna."