Lesse: “Non cercatemi per un po’. Non scomodate la Sciarelli a Chi l’ha visto! Ho bisogno di staccare la spina e… devo scrivere! Betty” Tutto lì.

Betty?! Chi era Betty?

“Allora?” Fecero in coro tutti.

“Niente. Niente di niente. Però si firma Betty non Elis Pop.”

“Betty?!” Disse in coro la banda della Bettola.

“La conoscete?” Chiese Calamaretti.

“Certo che la conosciamo! È una tipa che scrive, scrive, scrive, non fa altro che scrivere.” Asserì Walter Fest.

“A me piace quello che scrive. Siamo diventati amici di penna.” Ribadì Scilipoti “Dice che l’ho aiutata parecchio.”

Silenzio.

“Facciamo un giro sulla banchina, magari è ospite di qualche scrittore che se ne sta rintanato in barca.” esordì Patapump.

“Escluso. La signora in questione soffre il mal di mare.” informò James “Ma cosa scrive?” 

“Un po’ di tutto: favole, storie carine, ultimamente sta pubblicando dei brevi gialli che hanno un protagonista disastrato che soffre di ernia iatale…” Gli sguardi si posarono su James.

“Come? Scrive di me?” Balbettò arrossendo “Come fa a conoscermi?”

“Forse è lei che ti ha dato la vita.” Sussurrò Adribel “Noi diamo e togliamo la vita a nostro piacimento quando scriviamo.”

James guardò quella banda di squinternati mentre la sua ernia terminò di ballare la lap dance. 

Ma dove sono finito? È un incubo o cosa?

Nel silenzio più totale la piccola donna con il vecchio cane in braccio si fece largo.

“Ungaretti! Un the al limone.” Il barista non se lo fece ripetere, riempì il bricco e scaldò l’acqua, la versò nella teiera e inserì la bustina di the, infine lo servì.

“Avevo detto di non cercarmi.” Disse la donna.

“Betty?!”

Piccola, infagottata nel suo poncho di lana fatto a uncinetto, forse più giovane degli anni che aveva in anagrafe, Betty se ne stava lì a sorseggiare il suo the al limone; addosso gli occhi di tutti: James, Fest, Scilipoti, Adribel, Patapump, Fellini, Ungaretti, la ragazza del palo, Connery e Costner con le armi in mano fermi sul muro bianco. Tutti la guardavano un po’ straniti, un po’ incuriositi, un po’ scocciati da quella intrusione a sorpresa.

“Sta scrivendo di me?” Chiese James. 

Lei sorrise per la prima volta: “Ci provo James, ci provo. Quando sono arrivata nella Bettola ho avuto paura, paura di non essere all’altezza ma in molti mi hanno dato una pacca sulla spalla e mi hanno sorriso. Avevo bisogno di staccare un po’ dalla monotonia, avevo necessità di concentrarmi su ciò che dovevo dire. A casa è sempre un casino: gente che va, gente che viene, telefonate, i figli, il marito, i nonni, il vicinato. Volevo evadere.”

“Chi è Elis Pop?” Chiese Fest.

“E’ lo pseudonimo che uso per scrivere altri segreti, che tali dovranno restare, volevo confondere un po’ le acque, visto che siamo in riva al mare.”

“Sta scrivendo di me?” Disse ancora James.

“Sì. James, tu avrai un futuro radioso! Dovrai guadagnartelo, come tutti noi ma, alla fine sarà un’avventura bellissima, come solo la vita può essere.”

Un po’ commosso, un po’ frastornato, James sedette al banco, prese in mano il bicchiere di vino bianco che Ungaretti gli aveva versato e lo trangugiò. La sua ernia svenne. 

 

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