La musica nelle orecchie mi estranea da quest’incubo di voci roche e rumori assordanti. Mi alzo dal letto per affacciarmi verso un mondo che non mi appartiene più. Scene apocalittiche.

Gente che scappa impazzita, militari che sparano a caso. E loro, morti ritornati in vita, che corrono seguendo il proprio istinto, quello di sopravvivere con la nostra carne. Non ho ancora capito come sia successo. L’inizio è stato un mistero per tutti, la fine mi sembra chiara.
La mia famiglia è stata attaccata due giorni fa, appena rientrata dal supermercato. Mia nonna è stata la loro prima vittima.
Nascosta in camera mi rifugio dalla loro fame, ma dovrò uscire prima o poi.
Tra qualche giorno rimarrò senza viveri. Senza cibo o senza speranza? Il solo pensiero che il mio odore li possa attrarre, mi fa impazzire. Nel buio nella notte provo a dormire, ma le urla e i pianti di chi sta morendo mi tormentano. Devo pensare a un piano. Cercare aiuto. Scappare e vivere.

Troppe cose e la mia testa scoppia.
La mattina mi sveglio di soprassalto. Rumori sospetti di foglie calpestate mi colgono alla sprovvista. Mi affaccio dalla finestra e non vedo nulla. Scalza, scendo le scale in silenzio. Il battito del mio cuore e il respiro pesante non mi permettono di sentire altro. In punta dei piedi corro verso la cucina e afferro un coltello.
Non vedo l’ora che sia finito per poter piangere. Passi lenti e trascinati si fanno sempre più vicino. Un tanfo di carne andata a male, marcia e putrefatta avanza in casa. Intravedo l’ombra che cammina indisturbata in salotto lamentandosi a ogni movimento. Sono dietro le sue spalle e sto esitando. Riconoscerei quel corpo fra mille, quel fisico così esile e minuto apparteneva solo a mia nonna. Lacrime amare mi bagnano il viso, mentre alzo il braccio per colpirla. Non ce la faccio.
Sto per vomitare la mia voglia di urlare, quando si gira all’improvviso e mi vede. Un ghigno mette in mostra i suoi denti affamati mentre mi viene incontro minacciosa. Le sue mani mi cercano alla cieca. Mi afferra un braccio e si butta sopra di me. Il suo fiato è insopportabile. Cerco di allontanarla tirandole calci e spintoni, ma sembra avere sempre la meglio. Ha una forza che non riesco a controllare.
Si getta su di me e mi butta a terra. Le sue unghie mi graffiano per strapparmi la vita. Non ce la faccio più. Sto cedendo.
All’improvviso una mano mi aiuta e afferra la nonna per i capelli. Un uomo mi sta salvando la vita. La tira a sé e con un colpo sicuro conficca una lama in testa. Lo sconosciuto riprende fiato e mi fissa. “Vieni via con me.”

Scuoto il capo, mentre mi alzo in piedi. ”Non posso.” Brandelli di carne dal mio braccio non lasciano dubbi. "Mi ha morso."

M'incammino a passi lenti per le scale. Mi chiudo in camera e aspetto il mio destino.
Fuori sento i lamenti, si fanno più vicini. Presto avranno compagnia.

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