Uscita di casa e date le ultime direttive al vecchio corvo, si addentrarono nel fitto bosco.

Dopo aver camminato per un po’, e visto che l’appuntamento non era nello stesso luogo della sera prima, passarono a casa di Besonzia  per prendere due scope in modo da abbreviare il tragitto. Montarono su di esse e partirono alla volta del Monte Spaccato.

Le loro figure si stagliarono nel cielo, parandosi davanti alla luna. Lentamente Besonzia scese sullo spiazzo, mentre anche questa volta Ernesta, non calcolando i tempi e velocità della scopa, atterrò con  tale fragore che le streghe che la stavano aspettando si tolsero il cappello dal capo e ne grattarono la cima con fare sempre più dubbioso.

Comunque dopo tutto quel baccano giunse il momento solenne: la pozione doveva essere fatta bere a qualcuno.

La maga Estrella si fece avanti come volontaria.

Era tra tutte la più predisposta a favorire Ernesta per permetterle di passare quel terribile esame che anche lei aveva dovuto sostenere.

Prese dalle mani di Ernesta la fiala e tutto d'un fiato bevve la pozione.

All’inizio il suo volto, pur non carino, non diede segni particolari di cambiamenti.

Sopraggiunse all’improvviso.

La potenza fu tale che fece fare a Estrella un vorticoso giro intorno a se stessa così rapido che anche le altre spettatrici ne furono sorprese, adducendo addirittura che quella magia era stata tra le più potenti che avessero mai visto.

La stessa Ernesta, quasi si gongolava del successo ottenuto.

Troppo presto.

Dopo quel giro vorticoso, la strega atterrò a terra, ma quando si rialzò  un urlo si levo al cielo, un po’ come fanno i lupi mannari che ululano alla luna.

Estrella era diventata una donna che qualsiasi uomo avrebbe voluto al suo fianco.

Da brutta e arcigna che era, con il naso aquilino e il foruncolone sul viso, si era giunti ad avere una donna dal viso color pesca, labbra carnose e due occhi azzurro cielo splendidi.

Anche lei toccandosi il viso e notandone  la grossa differenza iniziò a versare lacrimoni che bagnarono la terra inumidendola.

- Mah, mah -, disse la più anziana delle streghe, - il maiale? Dov’è il maiale che avevamo cercato! Per tutti i diavoli! Per tutti i sortilegi! -

- Ernestaaaaaaaaaa... quale altro cavolo nero puzzolente è successo? -

Quest’ultima ormai aveva poche speranze. Nessuna scusa! Le ragioni venivano meno più il tempo passava. Si aspettava solo che le streghe la fulminassero con una scarica di maledizioni.

Fortunatamente dopo pochi istanti la strega Estrella ebbe un altro vorticoso giro su se stessa e tornò normale. Ma questo non bastò!

- Riunione generale -, disse la strega anziana.

Si doveva decidere della sorte di Ernesta e del suo futuro.

Passarono diverse ore, mentre Ernesta nell’attesa ormai aveva staccato così tante code di lucertola che si sarebbero potute fare mille pozioni.

Un attimo prima che il sole sorgesse, la decisione le fu annunciata.

Esclusa!

Sì.

Niente e nessuno avrebbe potuto farla ammettere alla congrega delle Streghe di Niardo.

Ernesta, incassato il colpo e a capo chino, salutò ringraziando dell'opportunità avuta e sparì nel bosco, trascinando la scopa di saggina. Giunta alla curva dell’Alce Rossa, vide però delle fiaccole avvicinarsi.

Capì subito che il pericolo era imminente.

La sua prima reazione fu quella di cambiare strada, lei non era stata riconosciuta come una strega, quindi cosa le sarebbe mai potuto accadere.

Nel suo animo però lo era.

Tornò rapidamente indietro e, arrivata di nuovo dalle streghe, le avvertì che bisognava volare via subito da quel luogo.

Anch’esse videro le fiaccole avvicinarsi e sentirono il latrare dei cani.

Tutte in fila ordinatamente, messesi a cavalcioni delle scope, ne indirizzarono le punte verso oriente.

Per pochi attimi  scamparono il pericolo che le avrebbe potuto portare al rogo. Da quelle parti i contadini non scherzavano molto.

Scesero tutte nella pianura chiamata del “ Cane Pazzo”. Non avevano abbastanza parole di ringraziamento da dare ad Ernesta.

Estrella le si avvicinò e disse: - sento di poter parlare a nome di tutte, ecco insomma, non sei una strega da manuale e neanche tanto brava nelle pozioni, ma hai compiuto un gesto che non dimenticheremo mai. Mi sento di dire che ad Honorem puoi entrare a fa parte della nostra congrega. -

Anche le altre streghe annuirono.

La commozione fu tale che Ernesta fece per avvicinarsi a ognuna di loro per  abbracciarle, ma la gonna lunga del suo abito migliore si infilò sotto lo stivaletto e la fece decollare  come un razzo facendola piombare in una pozzanghera.

Inutile dire che gli schizzi che provocò andarono direttamente sui visi e vestiti delle sue colleghe.

Si trattennero a stento. L’idea di poter strangolare cosi velocemente una strega appena insignita fu di tutte, ma non avvenne.

Ah dimenticavo.

Non le furono mai più assegnati compiti del genere, preparazione pozioni o roba simile.

Pubbliche relazioni, quello fu il suo compito.

Ma mi giungono voci che anche in quel campo qualcosa accadde.

Ernesta, dolce e maldestra strega.

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