Cominciò tutto nel più classico e romanzesco dei modi, vale a dire il ritrovamento di un manoscritto. Mi trovavo all’interno di un negozio di libri d’antiquariato in piazza Vittorio Veneto a Montecatini Terme, a pochi passi da casa mia. Ero in cerca di un’edizione rara dello “Scannatoio” di Zola che un mio amico antiquario mi aveva assicurato essere posseduta da quel negozio.
“Buonasera, sono Caleffi… un amico di Giorgio, mi ha detto che Voi possedete una edizione rara di Zola” dissi.
L’uomo era indaffarato a rimettere a posto dei volumi di storia su di un ripiano, avevo creduto di essermi espresso con voce abbastanza comprensibile e chiara, scandendo bene la domanda, ma mi sbagliavo. Non diede segni di essersi accorto della mia presenza, continuava a svolgere il suo lavoro come se niente fosse. Ripetei la domanda, ma ottenni lo stesso risultato.
Stavo per ripetere la domanda ma con un tono di voce molto più acuto, tanto da essere certo che mi avrebbero udito fuori dal negozio, quando un uomo che fino ad allora era rimasto in un punto nascosto dietro qualche scaffale, venne fuori dal buio.
“Lo scusi, ma il mio collega è sordo” poi si mise davanti all’uomo, lo girò e si mise a fare gesti con le mani.
Il vecchio mi sorrise e alzando la mano destra, mi fece segno di pazientare poi si rivolse all’uomo che capii essere un suo aiutante, il quale tornò dietro agli scaffali da cui era sbucato un attimo prima.
In un attimo mi stava porgendo l’edizione rara ed introvabile del 1879, che era stata la mia ossessione di anni di ricerche infruttuose. In quel momento ero talmente preso da quel tesoro che registrai solo passivamente qualcosa di strano nella fisionomia del vecchio. Se avessi prestato più attenzione a quei segnali, forse non mi sarei imbarcato in quell’avventura.
Passai dietro e cercai l’assistente, era l’unico con cui potevo parlare:
“Mi interessa… il prezzo?”
“Glielo dico subito signor Caleffi… mi dia un attimo per consultare il catalogo” e vidi che tornava, quasi cercasse un modo per nascondersi dietro agli scaffali.
Aspettai qualche minuto, e tornai a osservare meglio l’ambiente in cui mi trovavo. Per quanto cercassi il vecchio, non mi riusciva di vederlo da nessuna parte.
Gli scaffali erano pieni all’inverosimile di libri, erano così tanti che lo scaffale aveva ceduto ed alcuni volumi delle scaffalature soprastanti, erano entrati in contatto con i volumi che stavano sotto. Sembrava una grossa diga che si era improvvisamente rotta e un torrente in piena fosse traboccato.
Ed ecco, quando meno me lo aspettavo, ricomparve il vecchio.
“Ecco signor Caleffi secondo il listino per quella edizione rara la cifra si aggira sui 34.000 euro… tondi tondi” 
“Bene grazie… vorrei consultarla… è possibile?”
“Certo venga con me” mi condusse in una piccola stanza nel retro, c’era un tavolo, una sedia e un piccolo abat-jour.
Presi posto e cominciai a sfogliare il libro e immediatamente vidi una busta sfilarsi e cadere a terra.
La esaminai e vidi che il bordo superiore era aperto, ne trassi una sorta di manoscritto su cui campeggiava una fitta scrittura nervosa ed irregolare in lingua inglese, con strani disegni. Avvicinai lo sguardo e vidi che quei disegni erano particolari e strani. Uno di essi ritraeva uno strano essere metà pesce e metà umano, o meglio umanoide. Infatti, i lineamenti del viso erano fortemente irregolari e deformati in modo orribile.
La scoperta, data la mia indole, mi lasciò stupefatto e incuriosito, tanto che misi da parte quel volume che avevo chiesto all’antiquario e mi immersi nella lettura del manoscritto.
Lessi le prime righe:
“New York, 15 Maggio 1926
Partito dal porto di New York alle 19.12 con dodici minuti di ritardo sull’orario.”
A quella frase iniziale seguivano le raccomandazioni di certe zie del personaggio misterioso a che il viaggio si svolgesse nel migliore dei modi, facendo riferimento ad una casa materna nel Rhode Island, a Providence.
Detti una scorsa alle pagine seguenti e mi accorsi che il diario era punteggiato da date e dalle mete via via raggiunte. Tali mete seguivano un ben preciso itinerario di acqua e di terra.
Andava da New York da cui si era imbarcato, attraversava tutto l’atlantico per approdare a Plymouth in Inghilterra da dove ripartiva per fare scalo in Italia, a Venezia. Da lì il viaggio proseguiva via terra, per quel mondo strano e inesplorato che è il Delta del Po, nel Polesine.
Quella terra veniva definita dall'autore come: "piatta e desolata. “Mi chiesi il motivo che aveva spinto un gentiluomo del Rhode Island nel nord degli Stati Uniti a imbarcarsi per un viaggio che, in quell’epoca, poteva essere molto faticoso e lungo.
Poi vidi la firma in calce a quelle quaranta pagine: Granpa Theo.
Sapevo che quel nomignolo era utilizzato da un famoso scrittore statunitense, noto per aver scritto letteratura horror: Howard Phillips Lovecraft!
Ecco chi poteva essere l’estensore di quel fantastico diario!
Salutai l’antiquario e uscii dal negozio, restituendo il libro ma nascondendo quelle poche pagine ingiallite in una tasca della giacca. Probabilmente qualcuno storcerà il naso per questo furto, ma per me era troppo importante ed era una scoperta che avevo fatta solo io e di cui i proprietari non ne avrebbero apprezzato il valore. In quel momento mi ritenni, in qualche modo, un eroe che aveva tolto all'oblio un oggetto di valore immenso. Tornai a casa, si era fatto scuro e non vedevo l’ora di farmi una bella doccia, consumare un pasto leggero e buttarmi a letto. Le emozioni erano state così forti e mi dissi che l’indomani mattina, a mente fresca, avrei riconsiderato da un altro punto di vista tutta la faccenda.

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