La notte vela la povertà del quartiere. Le strade sono deserte. Il vecchio Charles sta tornando a casa molto più tardi e molto più sbronzo del solito. I passi dei suoi scarponi risuonano nell’oscurità. Eccolo adesso, barcollante, mentre si gratta la barba, svoltare in un vicolo. Dietro l’angolo, un cane cerca avidamente tra i rifiuti, ma lui non lo vede. Inciampa. Il guaito improvviso dell’animale che fugge viene coperto dalle sue imprecazioni. Qualcuno le interrompe bruscamente.
- Ridammi la mia rosa!
Una piccola sconosciuta lo aggredisce colpendolo con dei pugni.
Infastidito se la scosta da dosso.
- Ma che diamine!
Non riesce a distinguerla bene. Ha un cappotto troppo lungo. E’ troppo buio. Solleva lo sguardo per guardarsi intorno. Sembra non esserci nessun altro.
- Vattene piccola delinquente, altrimenti prendo a calci pure te!
La sua voce farfuglia ubriaca. Prosegue maldestro per la sua strada.
- Ridammela o te ne pentirai!
Dietro di lui il timbro minaccioso della voce non è più quello della bambina. Si volta a guardare confuso. Al suo posto c’è una vecchia donna ossuta. Una luce innaturale le illumina il volto sfigurato che lo fissa con occhi colmi di odio.
Preso dal panico, Charles inizia a correre verso casa. I suoi pensieri l’accompagnano appannati.
Che cosa ti hanno messo nella birra questa sera alla taverna Charles? Che fatica per non inciampare! Forza amico, non è distante! Devi smettere di bere così tanto.
Finalmente arriva. Si chiude dietro la porta, sperando di lasciare fuori anche il terrore che gli soffoca il respiro. Con le mani tremanti cerca la candela, i fiammiferi, la luce. Con la candela accesa ispeziona la stanza. Va bene. E’ a posto. Non c’è nessuno. L’appoggia sul tavolino accanto al letto. Il silenzio della stanza non affievolisce il ritmo martellante del suo cuore, anzi lo amplifica. Si piega sopra il catino vicino alla finestra, senza guardarsi nello specchio sopra di esso. Si versa dell’acqua sulla testa. Com’è fredda! Se la scrolla da dosso. Con un asciugamano la tampona. Quella vecchiaccia sembrava un diavolo! Da che parte era uscita fuori? E la bambina?
Sfinito si lascia cadere sul letto sollevando una nuvola di polvere. Si addormenta, ma la voce inquietante della vecchia echeggia nel sonno travagliato.
- Ridammi la rosa, ridammi la rosa!
- Non ho la tua rosa!
Si sveglia di soprassalto urlando. La candela si è consumata, ma la stanza non è completamente buia. E’ quasi l’alba. Si mette a spiare tra gli spazi più bui. No, lei non esiste. Guarda lo specchio. Si avvicina ad esso. Si china sul catino per bagnarsi il viso poi afferra l’asciugamano per asciugarsi. Solleva la testa guardandosi.
L’immagine riflessa è offuscata. Cosa ti sta succedendo? Con l’asciugamano si nasconde il volto indugiando qualche secondo. No, Charles, non scostarla, lo sai che non vorresti farlo! Ma lentamente i suoi occhi ritornano a cercarsi nel riflesso. Adesso gli sembra di riconoscere la bambina sconosciuta fissarlo. Impossibile, è un'allucinazione. Perché? Cosa vuole?
Sbigottito le scaraventa contro la brocca. Gran parte dello specchio si frantuma, cadendo a terra, ma l’attenzione di Charles è fissa su quelle schegge rimaste salde alla cornice: sembrano trattenere l’immagine sfigurata della vecchia. Un acuto urlo incorporeo si alza intorno a lui. Oddio, cosa succede? La sua mente sconvolta precipita nel caos. L’uomo indietreggia fino ad inciampare in qualcosa, sbatte la testa. Una pozza di sangue si allarga sul pavimento.
La luce del mattino filtra attraverso le tende bianche di una grande finestra. Sir Thomas si sveglia tra le alte pareti della sua camera da letto, una stanza arredata in modo eccellente, nel letto a baldacchino, tra lenzuola candide e profumate. Poco dopo la porta si apre e la governante compare con un vassoio tra le mani.
- Buongiorno, Sir Thomas! Ecco la vostra colazione!
Il vassoio è sopra il letto. La domestica continua a parlare.
- Come da voi richiesto, ho portato anche la rosa viola che ieri sera mi avete consegnato al vostro rientro! Che colore affascinante.
Posa il vaso di cristallo con dentro il fiore sopra il comodino.
- Vi ringrazio, potete ritirarvi Miss Jones!
Poco distante dal letto, un grande specchio dalla spessa cornice dorata riflette l’immagine dell’enorme finestra e insieme all’ombra degli alberi di fronte ad essa. Nessuno dei due se ne accorge, ma dietro questo riflesso, nascosta a sorvegliare la sua preda, c’è la figura della vecchia sfigurata, in agguato come una belva affamata.
La rosa era il regalo per il quale sua nipote era morta. Con la rosa accanto al suo corpo morente, la bambina era stata abbandonata sul bordo della strada. Stava correndo da lei, la sua nonnina malata. Voleva vederla ancora felice con la sua rosa speciale. L’auto che l’aveva travolta si era fermata qualche istante vicino a lei. Dal suo finestrino era emersa la testa di un ricco spaccone. Charles stava guardando la scena lì accanto. Era già sbronzo. Bravo, una piccola stracciona in meno!
- Ehi tu, ubriacone, passami quella rosa!
Charles era riuscito a chinarsi per raccoglierla.
- Eccola. Per voi signore!
Con il palmo sollevato aspettava la mancia.
- E’ proprio la mia rosa. Quella piccola ladra ha avuto quello che si meritava!
L’automobilista l’aveva presa e senza ringraziare se n’era andato.
Spilorci ricchi arroganti!
Infine era sparito anche lui.