Primavera del 2050. Inizia a piovere.

Le gocce tintinnano sulle foglie verdi. Tintinnano anche più in basso, sul terreno, con suono più grave. Quasi fossero mani diverse a suonare strumenti diversi.

 

- Ma sempre le solite cose noiose dovete pensare voi scrittori, le solite nature morte dove non succede mai niente.

- Eccolo qua, neanche il primo paragrafo mi hai lasciato finire. Se avessi qualcosa di più interessante per la testa mi dedicherei a quello invece che stare qui a scrivere, ti pare? Del resto anche tu te ne stai lì a leggere dato che piove.

- Ma non piove mica, non piove mai qui. C'è sempre il sole.

- E perché non vai da qualche parte a fare qualcosa allora?

- Sto facendo la siesta dopo pranzo. Poi questi live-book dove si può interagire con l’autore famoso mentre compone il suo capolavoro mi piacciono troppo. Sono stati una bella invenzione dopo gli ebook.

- Si ma finora hai solo criticato e hai rovinato il racconto.

- Capirai che racconto.

- Comunque lo avevo appena iniziato, stavo introducendo il clima. Fuori piove e mi è venuto questo. Tu come lo continueresti, sentiamo?

- Dopo la pioggia?

- Chi ha detto che deve smettere di piovere?

- Io farei smettere. Qui s'è sempre il sole, non sono abituato alla pioggia.

- Va bene, facciamo smettere allora. Come continua poi? Dimmi.

- Devo continuare io?

- Si certo, tu, ti sei collegato apposta no? Dicevi che volevi interagire con un autore famoso mentre scrive.

- Si ma mica ho detto che il racconto lo devo fare io.

- Eh, bravi voi giovani, sempre pronti a criticare. Facile criticare no? Quando poi c’è da pensare diventa più difficile.

- Quanto la fai lunga. Sembri la formica che fa la ramanzina alla cicala.

- Parli della favola della cicala e della formica? Quella che insegna che uno lavora e l’altro ne approfitta senza fare niente?

- Me la raccontava mio nonno.

- Non è servito a molto, a quanto pare.

- La prendi troppo sul serio, dovresti rilassarti un po’.

- Ero rilassato prima che arrivassi tu. Mi stavo godendo la pioggerellina primaverile, invece adesso ho perso l’ispirazione.

- Se vuoi continuo io finché ti torna.

- Ok. Continua tu allora. Sentiamo.

- Dunque, vediamo, quando il tintinnio sulle foglie verdi … faceva così no?

- Si, il tintinnio.

- Dicevo, quando il tintinnio sulle foglie verdi e più in basso con suono più grave sul terreno finisce, perché finisce, non dura tanto, finisce sempre prima o poi.

- Vai avanti, dai.

- Stavo dicendo, se non mi interrompi, quando il tintinnio sulle foglie verdi e più grave sul terreno finisce, allora si sente una voce esclamare: "Però la prossima volta il formicaio ce lo facciamo un po’ più lontano dai cespugli e dal sentiero dove passano gli umani!".

- Ma che bravo, buona questa! Adesso si mi hai dato un’ispirazione. 
- Dai che qualcosa di buono lo scriviamo insieme. La formica è noiosa, la cicala inconcludente, ma vedrai che insieme qualcosa di buono lo facciamo.
- Finora è venuta una schifezza. Una specie di barzelletta poetica, ma mi hai dato un'idea.
- Vedi che ti ho aiutato?
- Puoi limitarti a leggere adesso, il tuo contributo lo hai già dato direi. Fai il lettore come si usava una volta e goditi l'atmosfera.

 

Piove. Le gocce tintinnano sulle foglie verdi. Tintinnano anche più in basso, sul terreno, con suono più grave. Quasi fossero mani diverse a suonare strumenti diversi.

Un sentiero corre lungo il limite del bosco separando il prato erboso, dove ama suonare la cicala, dal formicaio che si trova tra i cespugli sul lato opposto, dove questa aveva appena raggiunto la formica con cui di tanto in tanto si diletta a bisticciare e a confrontare opinioni diverse sul vivere.

Stavano appunto dialogando amabilmente quando la formica all’improvviso si ritira nel formicaio, così, senza dir niente.

La cicala non ne è per niente turbata, è ormai abituata ai comportamenti bruschi dell’amica. Resta invece incantata da quel dolce suono che inizia a tintinnarle tutto attorno. Ama la musica, quindi anche il suono della pioggia leggera in quel piacevole teatro del sottobosco.

Poco dopo smette e la formica riemerge in superficie.

- Dovremmo farlo più lontano il formicaio dal sentiero degli umani, ma è troppo divertente vederti rimaner lì inebetita.

In quel momento la cicala capisce.

- Ah che disgraziata! Potevi dirmelo che qualcuno era arrivato alle mie spalle!

- E non l’hai mica sentito?

- Io quando parlo mi faccio prendere dal discorso, lo sai. Credevo fossimo amiche dopo tutti i discorsi che abbiamo fatto.

- Si si, una lavora e l’altra suona, ognuno fa il suo, io mi occupo delle cose concrete e tu dell’arte, non si può fare a meno né di una cosa né dell’altra.

- Avevamo stabilito questo no? C’è bisogno di entrambe le cose.

- Certo.

- E perché mi hai fatto questo scherzo allora?

- Beh dobbiamo condividere tutto no? Nel bene e nel male. Mal comune mezzo gaudio si dice.

- Ma sei proprio una disgraziata! La prossima volta vengo dalla tua parte, così vedo se arriva qualcuno.

- Meglio. Quando si va dalla parte dell’altro ci si capisce meglio poi.

- Sempre acida e saccente sei. Ma si, magari non è neanche colpa tua. Meglio se torno a suonare nel mio prato al sole, così mi asciugo.

- Ti ascolto volentieri.

- Lo so che ti piace la mia musica.

- Eh, fai la star tu. Nessuno sforzo e tutti che si complimentano. Comunque torna a trovarmi. Domani dovrebbe passare qui sul sentiero la solita gita degli scout.

- Tutti quei bambini umani col cappello strano e le borracce?

- Si, quelli con le borracce che bevono tanto. Se vieni a trovarmi e te ne scordi, magari ci sarà occasione per farmi due risate. Potrò pur divertirmi anch’io ogni tanto.

- Si ma tu ti diverti in modo fetente.

- Quel che dai, lo ricevi.

- Io mica ti faccio del male.

- Neanch’io ne faccio a te. Tu suoni per tutti qui attorno al prato, mica solo per me, da me vieni solo a mangiare, a scrocco. Così non puoi pretendere che io mi preoccupi per te. Agli altri qui nel bosco non interessa per niente degli scout che si fermano qui da noi, ti pare? 
- Ma che discorso è … sei solo acida.

 

Si guardano. Attorno a loro il verde prato che risplende al sole e la fresca ombra del bosco. Una posizione fortunata per quel formicaio, per certi versi.

 

- Vabbè, vado ad asciugarmi.

- Ok.

- A presto.

- Si, ti aspetto domani.

- Domani? Perché, cosa succede domani?

- Bah, niente di che. Chiamano pioggia ma in questa stagione smette subito.

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