Arranca da solo lungo la sottile striscia di terra battuta, profondi solchi sul collo come il letto scabro di un torrente in secca, un’arsura fiammeggiante al fondo della gola, il corpo piegato sotto il fardello dei suoi anni. Neppure l’ombra di una bisaccia.

Per colpa dell’afa, a quell’ora del giorno la pista carovaniera è, se possibile, più deserta del solito: si guardano bene dal fare una sciocchezza, i pochi carri in transito in quel periodo.

Si metteranno in moto soltanto all’imbrunire.

Se quella mattina, prima del sorgere del sole, le donne del villaggio lo avessero visto richiudere con meticolosa cura l’uscio di casa, la barba incolta, la tunica consunta, i calzari guasti, il mantello di montone, di certo gli avrebbero impedito di mettersi in viaggio: in quello stato, e poi alla sua età, Juan, ma cosa le viene mai in mente?

Aveva studiato nei minimi dettagli la sua fuga silenziosa, perché non avesse a fallire.

Non di nuovo.


 

I passi del vecchio sono animati da una volontà d’acciaio, da una disciplina fuori dal comune.

Gli occhi ridotti a due fessure nell’atmosfera liquida di una pioggia di luce, non avverte alcuna fatica. Cammina già da diverso tempo, e da diverso tempo ha smesso di guardarsi attorno, di sondare lo spazio col bisogno infantile di futili riferimenti per il suo incedere, che lo avrebbero comunque congedato da lì a poco. Non per il sopraggiungere in lui di una rassegnazione mortifera, quanto per la ferma convinzione della necessità, per fare strada, di deporre l’assurda pretesa di una rotta precostituita, insensibile al mutare delle condizioni. Quella rotta, semplicemente, non è mai esistita.

Vuole vivere quel sentiero, vuole arrivare a destinazione.


 

Il sole ha superato lo zenit, ed improvvisamente si alza il vento.

Lo sorprende alle spalle, come una fiera nel folto della vegetazione.

All’inizio è solo un soffio leggero, buono solo a decorare qualche scena di un romanzetto ambientato nella vastità del deserto.

Ma il vento, quel giorno, ha intenzione di fare sul serio, e minuto dopo minuto la sua potenza rabbiosa monta, salutata da nuvole di polvere che si sollevano ammirate di fronte alla sua maestà.

E con il vento, nel vento, frullano nell’aria le parole che giacciono da una vita intrappolate nelle orecchie del vecchio: parole sprezzanti, parole senza appello, parole che troncano come un’ascia, che feriscono come una lama di coltello.

Il vecchio serra gli occhi ma non accenna a rallentare il passo.

Quelle parole di vento, e solo quelle, sono il suo unico sentiero.


 

L’alba lo sorprende ancora in cammino, non ha osservato alcuna sosta notturna: impensabile allestire un accampamento con quel ventaccio che non ha concesso tregua.

Che solo adesso, la rocca visibile all’orizzonte, si placa.

Il suo fisico non mostra alcun segno di cedimento, un osservatore ignaro direbbe che stia camminando da pochi minuti.

Ha camminato in buona compagnia, quella notte.

Accanto a lui, le parole di vento, che lo chiamano ed insieme lo spingono a fare un altro passo.

Ancora uno.

Varca il ponte levatoio, insensibile allo sguardo indagatore con cui le guardie ai varchi, le armi in pugno, scrutano tutti i viandanti: è giorno di mercato, e la rocca diventa meta ambita di venditori e compratori delle più diverse mercanzie.

L’occasione è di quelle ghiotte per le mire dei predoni, ed in quel quadrato di sassi sono stati registrati ripetuti episodi di razzia: non era stato preso alcun provvedimento, i superiori interessi commerciali vincono sempre e comunque.


 

Non ha nulla da vendere con sé, il vecchio, né alcunché che gli bisogni.

È partito con le mani vuote, è arrivato a destinazione con il più prezioso dei doni che quell’augusta notte potesse affidargli: nelle pieghe del mantello, impigliate, le parole di vento gli si sono incollate addosso. Raccoglierle e metterle in ordine non sarà facile.

Era sollevato, e poteva finalmente permettersi il lusso di avvertire sulla pelle tutta la propria infinita stanchezza.

L’auspicio di una vita si era infine realizzato: adesso sapeva che era tutto vero, che sotto quella pioggia feconda di parole di vento, divento parole.

Parole che il vecchio potrà deporre ai piedi di sua figlia.


 

Sa che non ha mai smesso di attenderlo, tra quelle mura in rovina.

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