METROPOLITANA.
Ciao, sono Metropolitana. La città mi usa per fare chilometri di strada in modo comodo e veloce. Si sa che se scendi da me e prendi il treno tutti i giorni alla stessa ora, le probabilità di incontrare sempre le stesse persone, è altissima. Accolgo la gente e la osservo mentre sulla banchina attende i fari amici, lo sferragliare amico. Migliaia di volti con migliaia di storie diverse, ma tutti, e ripeto tutti, hanno la stessa espressione di disappunto disegnata in tondo sulle labbra quando perdono il treno per un pelo. Per distrarli dall’ansia racconto una storia. I Grande Capi ai vertici, hanno deciso di intrattenere le persone che scendono da me con la lettura di storie che non durino più di cinque minuti, nell’attesa di un nuovo treno.
LEI.
Un’ultima occhiata veloce allo specchio prima di uscire. Un sorriso di consenso e via, verso la metro. LEI è bella, di una bellezza floreale. E’ il Grande Giorno: discuterà la tesi. Esce di casa alle otto per prendere la metro delle otto e venti, nonostante il ritrovo sia fissato per le undici. E’ abitudinaria e fatalista. Se vedrà il signore non vedente accompagnato dal suo cane la giornata andrà benissimo. Se riuscirà ad accarezzare il folto pelo del pastore tedesco, riceverà il bacio della commissione. Sono tre anni che lo incontra. Tutti i giorni sulla metro delle otto e venti.
LUI.
Una pacca sul sedere per verificare che il portafoglio sia nella tasca destra dei pantaloni e via, verso la metro. LUI è bello, la barba curata e i capelli arruffati in modo naturale. E’ il Grande Giorno: sa già che il suo bozzetto per la pubblicità dei grissini è arrivato tra i primi tre del concorso interno. Deve prendere ASSOLUTAMENTE la metro delle otto. Sa che alle otto e venti, a quella fermata il cui nome assomiglia a un formaggio molle, salirà LEI, la ragazza dalla bellezza floreale. Sono tre anni che la osserva. Tutti i giorni sulla metro delle otto e venti. Se riuscirà a vederla, vincerà il concorso e le dirà che è innamorato di lei.
METROPOLITANA.
La vita non sempre segue i nostri desideri. LEI e LUI  hanno mancato il treno dei desideri. Le sliding doors si sono chiuse davanti al loro naso. L’hanno perso per un soffio. Lei perché per strada ha aiutato una signora a raccogliere mele e pere e arance cadute da un sacchetto di plastica troppo pieno. Lui perché ha aiutato una signora ad aprire il lucchetto della bici arrugginito come la proprietaria. Anche LEI e LUI  hanno avuto quell’espressione di disappunto disegnata in tondo sulle labbra.
Li rivedo la sera tardi. Insieme sullo stesso vagone, seduti sulla stessa fila di seggiolini, separati solo da un signore non vedente accompagnato dal suo cane. Le mani di LEI e LUI si sfiorano timide mentre accarezzano il folto pelo. Sul loro viso, il sorriso di chi è felice. Intrattengono il signore con il racconto della loro giornata. LEI, il  bacio in fronte. LUI, la stretta di mano per la promozione. LEI e LUI, per caso, nello stesso bar a festeggiare eventi diversi. LUI, forte si spritz, l’avvicina e le parla. LEI, ubriaca di felicità, si lascia avvicinare e ascolta, rapita, parole d’amore. Il cane sospira, il signore sorride con gli occhi. Scendono insieme alla fermata il cui nome assomiglia a un formaggio molle e aiutano il loro confidente a salire la lunga scalinata. “ Non li incontrerò più” pensa dopo averli salutati. E invece eccoli lì, il giorno dopo. Si tengono per mano sulla banchina. Anche oggi hanno perso il treno delle otto e venti per una manciata di secondi. Non hanno incontrato il signore non vedente, ma sorridono mentre ascoltano la LORO storia.






Tutti i racconti

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Il tempo e il profumo

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«Aprimi…» disse una voce roca dall’esterno. Quando, quella notte, aprii la porta, trovai mio fratello sorridente. «Ho portato una cosa...» Rovistò nella borsa e lasciò cadere una massa giallastra sul pavimento. Sapevo cos’era, ma glielo chiesi lo stesso. «Che cos’è?» «Non la riconosci? L’ho presa.» [...]

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Nel parchetto comunale, ogni pomeriggio, va in scena un piccolo miracolo naturale: la convivenza di creature che, in un mondo sensato, non dovrebbero neanche incrociarsi. Seduto sulla panchina, Ercole, ottantasei anni, ex capotreno, occhio liquido e pazienza evaporata da tempo, osservava tutto [...]

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L’altro si voltò (il poliziotto ebbe la fugace visione di un volto adolescenziale) e accelerò l’andatura. La folla, tuttavia, fece loro ala e Cogliati poté distinguere un giubbotto viola e due scarpe da ginnastica giallo acceso, come quelle di Topolino. Passamontagna si voltò di nuovo. Forse era [...]

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Poi tornò al lavoro, ossessivo, lo straccio che scivolava sul pavimento con lena rinnovata. Quando Vittorio era già sulle scale diretto al suo appartamento, sentì ancora le parole del portinaio, come un’eco lontana: «Le norme… ma quelle non scritte, mi raccomando, solo quelle… sono tutto, qui dentro.» [...]

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Il rito dell’inquilino del piano di sopra era sempre lo stesso: lo sciacquone del bagno a scandire il tempo, le pantofole trascinate sul pavimento. Ogni sera, alle ventitré precise, quel suono monotono rassicurava Vittorio: il mondo là fuori era caotico, ma sopra di lui qualcuno seguiva ancora [...]

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