Andò tutto bene, cacce al tesoro, visite alla vicina fattoria, giro in groppa agli asinelli, attività di giardinaggio, preparazione della ricotta, drammatizzazione, scrittura creativa, tornei di calcetto e altro ancora impegnarono l'allegra compagnia, finché a sera crollavano, stanchi ma felici.

Giulio col passare dei giorni si era rasserenato, notava che Mario seguiva in modo discreto suo fratello e questo gli aveva dato tranquillità e modo di legare con Giuseppe, ragazzino introverso e con grande interesse per la vita degli animali, anche per quella delle formichine che circolavano nel giardino del convento.

Carlo aveva giocato molto con Nicoletta, la bimba non udente, dolcissima, parlava con gli occhi e col cuore.

"Vieni, sediamoci vicini", le aveva fatto cenno Carlo fin dal primo giorno, e così fu per tutto il tempo della vacanza.

Al ritorno sul pullman il silenzio regnava anche nelle ultime file, un po' per la stanchezza un po' per il senso di sconforto del doversi separare dai compagni di quella vacanza meravigliosa.

"E' stato bello, vieni a trovarmi, giocheremo e poi faremo anche i compiti assieme" disse Carlo a Nicoletta che pur non udendo comprendeva tutto e che annuì coi suoi dolcissimi occhi azzurri come il cielo.

La piccola folla si disperse in pochi minuti, abbracci, strette di mano, lacrimoni, sorrisi, arrivederci. Era andata!

1, 3, 8, 10, 20 anni, come un soffio erano passati!

Giulio, laureatosi a pieni voti, era succeduto al padre, scomparso per un improvviso infarto, nel posto della piccola banca locale, Carlo si era diplomato  maestro d'arte e si era inserito nel laboratorio di ceramica della sua cittadina. Nicoletta, che fin dall'adolescenza aveva nutrito un tenero sentimento per Giulio, accudiva i due figlioletti che erano nati dalla loro unione.

Sara era sopravvissuta pochi anni al marito per un brutto male che in pochi mesi se l'era portata via. Era però serena, sapeva che Carlo sarebbe rimasto in buone mani.

La piccola famigliola godeva da un po' di tempo di serenità, Carlo era rimasto a convivere e si dedicava nel tempo libero ai due nipotini che gli volevano un mondo di bene.

Un giorno però nella placida casetta si sentirono terribili urla: "ahhhh, ahhhhh, aiutooooo" era Carlo, disteso sul pavimento in cucina, il braccio ricoperto di salsa di pomodoro rovente, il grosso tegame per la conserva si era rovesciato.

I nipotini urlarono, Nicoletta correva e farfugliava dal balcone, i vicini arrivarono immediatamente, in pochi minuti arrivarono Giulio e l'ambulanza.

"Largo, largo, per favore, uscite dalla cucina", il medico si chinò su Carlo, il braccio destro, il collo e quasi tutto il tronco "friggevano" per le ustioni estese e profonde.

Giulio fece strada ai portantini e salì sull'ambulanza.

Il cuore gli batteva a 1000, con gli occhi chiusi Carlo respirava a fatica, grondava di sudore e Giulio con le mani tremanti e gli occhi al cielo invocava i suoi genitori e Dio Onnipotente.

Per quattro ore Carlo rimase in sala operatoria, ne uscì sedato, fu trasferito un rianimazione. La prognosi era riservata.

Furono giorni di tormento, di ansia per tutti, Giulio rimase quasi costantemente in ospedale per cinque lunghi interminabili giorni fin quando Carlo tornò cosciente e fuori pericolo.

La convalescenza fu lunga, Giulio, Nicoletta e i nipotini mostrarono tutto il loro amore verso Carlo, la cui espressione, nonostante le sofferenze, sprizzava felicità e che ringraziava il buon Dio per la meravigliosa famiglia che gli aveva donato. E non sapeva ancora che si preparava un nuovo lieto evento, sarebbe stato zio per la terza volta!

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