Ciò che mi resterà nelle orecchie, quando torneremo alla nostra solita vita, sarà il rumore del silenzio che ricopre tutto come una spessa coltre di polvere. Un silenzio assordante, che però ci fa capire l’inutilità delle urla, dei rumori, dei frastuoni per vivere normalmente.

Ho sempre amato il silenzio perché dà senso ai suoni, alle parole che così possono essere chiare, comprese, inconfondibili. E il silenzio che in questi giorni è anche dentro noi ci aiuta a ripulire i pensieri, i sentimenti, i valori, il senso della vita di ogni giorno.

Avevo l’abitudine di regolare il mio tempo mattutino col suono delle campane della Chiesa del Rosario, vicinissima a casa mia, quasi fosse l’orologio da timbrare per iniziare la giornata. Poi la radio in macchina con la musica e le telefonate che si susseguivano senza sosta. Sembrava tutto immutabile, necessario, indispensabile per credere che la vita scorresse normalmente, e improvvisamente tutto è svanito, lasciando padrone delle nostre vite il silenzio. Credo abbiamo tutti capito che probabilmente avevamo ridondanze nelle nostre ore, inutili sprechi di vita, colonne sonore ingombranti.

Importante sarà imparare, da questo periodo transitorio e indimenticabile delle nostre vite, ciò che conta veramente e che per il futuro sapremo tendere la mano a chi vedremo in difficoltà, come stanno facendo tante persone e non semplicemente perché è il loro lavoro. E anche che il silenzio non è una punizione, una costrizione. Meglio stare zitti che sparare stronzate o giudizi inappellabili.

Di una sola cosa ho sentito veramente la mancanza, perché si sposa benissimo col silenzio: del suono del mare, del suo lento o vigoroso sottofondo, perché anche in questo caso senza parole si possono dire tante cose.

 

Maurizio Gimigliano © Copyright 2020

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