Ogni tanto ripenso a te.

Sono quattro mesi che non ho tue notizie, come se non fossi mai esistito. Ho finalmente smesso di piangere e sono fiera di me stessa per essere riuscita a tornare a ridere.

Solo ora mi rendo conto  che con te hai portato via tutto, e non parlo solo dei mobili che dicevi di aver comprato tu. Mi detesto per averti creduto più e più volte senza mai ostacolarti troppo, e per quel mio desidero di un amore incondizionato che mi ha resa così fragile e stupida. Una vera stupida.

Mentre penso, il mio cuore batte forte, ma non lo ascolto, non merita più di essere ascoltato, è tutta colpa sua: se fosse stato freddo e insensibile invece che bisognoso di attenzioni e aperto all'accoglienza, le cose sarebbero andate diversamente.

Non temere, il mio pensarti non è un ritorno, anche perché ho capito che a camminare guardando indietro si rischia solo di cadere, e io l'ho fatto per troppe volte. E poi, anche se ci riflettessi, non saprei nemmeno dire cosa siamo stati.

Con te era tutto estremo, non esistevano mezze misure: bello da volare su una nuvola o atroce da strapparti l'anima. Di tutto questo mi è rimasto solo un tuo maglione dimenticato in fondo ad un cassetto che forse, un giorno, avrò il coraggio di tirare fuori.

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