Metto nel pc un’altra scheda. È di una telecamera che dà sull’entrata. Riesco a vedere la poltrona su cui la vecchia dice di essersi assopita.

Chissà quali porcherie ci hai fatto sopra con mio marito!

Vado avanti con lo scorrimento veloce. Arrivo fino al punto che mia ha descritto la vecchia, con lei sdraiata sulla poltrona e col tizio con gli occhiali da sole. Continuo a scorrere. Noto un ragazzino rasato entrare. Ha un tatuaggio tribale sul capo. La vecchia è addormentata. Anche se il filmato procede spedito ad alta velocità, riesco a notare il ragazzo che va in direzione della cassa, scomparire e poi riapparire con il vaso rubato da cui escono diverse banconote.

Che stupida questa vecchia! Si è fatta fregare il vaso da sotto il naso! E non si è accorta nemmeno dei soldi mancanti!

Provo rammarico e rabbia nei confronti di tanta stupidità. Più tardi andrò in centrale ad analizzare meglio il filmato, magari dai nostri archivi spunta fuori la faccia del delinquente.

Il video finisce senza che ci sia niente che mi aiuti. Provo con un’altra scheda. Questa riprende quel che succede davanti ad una porta con lo stesso segnale di senso vietato da cui è uscita Zhen quando sono andata al negozio la notte scorsa.

Vediamo cosa succede qua.

Il filmato procede veloce e silenzioso. Ad un certo punto intravedo la ragazza intrattenersi in atteggiamenti amorosi con l’uomo con gli occhiali da sole e il cappello elegante da gangster. Riesco a vedere che glielo toglie e che inizia a spogliarlo prima di sparire dentro la stanza privata nonostante l’alta velocità di scorrimento.

Guarda guarda, pure la piccola Zhen ha una vita amorosa.

Finisce il filmato ma anche in questo non trovo traccia di mio marito. L’avventura sessuale di Zhen però mi ha incuriosita. Torno indietro al punto incriminato e poi faccio scorrere le immagini a velocità normale. Purtroppo l’audio non si sente molto bene, essendo la telecamera lontana. Sento solo un brusio di sottofondo, una confusione di voci che diventano sempre più evidenti, senza mai farsi capire.

Ecco Zhen, avvinghiata a quell’uomo. Lo guarda con gli occhi innamorati tipici dei ventenni, disillusi e creduloni.

Ti spezzerà il cuore, maleducata che non sei altro.

Si lanciano in baci rapidi e pieni di passione. E di lingua. E di palpate un po’ sul petto di lui, un po’ sul sedere di lei. Adesso lo afferra per il bavero dell’impermeabile. Le posizioni si ribaltano. Zhen sbatte l’uomo contro la porta, gli bacia il collo. Gli toglie gli occhiali, poi il cappello.

E sposta quella testaccia, fammi vedere com’è questo qui.

Si sposta.

Oddio. Oddio. Oddio. No. No. No. No. No. No!

È Mario. È Mario. È lui l’uomo strano che l’anziana cinese pensava fosse il ladro del vaso. Ed è Zhen l’amante di mio marito, non la vecchia.

No… non può essere vero!

Mando indietro ed avanti il filmato, nella stupida speranza che cambi qualche immagine, qualche frame del video.

E invece, quando Zhen si sposta, la faccia di Mario è sempre lì, con quel sorriso beota e stupido di chi pensa di averla fatta franca.

È un profumo che piace tanto anche alla mia Zhen. Quando lo feci per la prima volta… rubò la prima boccetta… da quel giorno me lo chiede regolarmente ogni due settimane…”

Quella frase, che la notte prima mi aveva confusa, adesso è chiara e comprensibile. È a Zhen che piaceva tanto il profumo di Marsiglia, non alla zia. La vecchia lo produce e basta, e la nipote ne usa quantità enormi. Tanto che il suo odore passa sulle altre persone. Ecco il perché del profumo sulla vecchia. E su Mario.

Non voleva che vedessi le riprese perché mi ha riconosciuta.

Quante volte ci siamo passati davanti a quel negozio io e Mario dopo San Valentino. Non ne capivo il motivo, non è una bella zona di Prato quella. Adesso capisco.

San Valentino. Il giorno in cui lui ha visto la giovane cinese per la prima volta.

E chissà quante altre volte si sono visti, in quel negozio. Cazzo, Mario! Già stavi pensando a tradirmi il giorno in cui festeggiavamo il nostro amore? È davvero così?

Mi ritorna in mente la serata. Stavamo salendo le scale che ci avrebbero portato al Fujiyama. Rivedo Zhen. Era sulla porta di quel maledettissimo negozio. E Mario che la fissava. Che stupida a non essermene accorta per tempo.

A questo punto avrei preferito scoprirti con la vecchia! Mi avrebbe fatto stare meno male!

Non mi accorgo delle lacrime che mi rigano le guance, almeno fino a che non torna un profumo forte ed intenso sotto le mie narici. Non è il profumo di Marsiglia, ma il profumo intenso ed energizzante del cappuccino, combinato a quello dolce e piacevole dei bomboloni ripieni di crema. Mi giro e c’è Mario sulla porta di camera.

- Ero andato a prendere la colazione. -

- Come… come hai potuto… dopo… dopo quello che ho passato! -

- Avrei risolto tutto con il dovuto tempo, non volevo tu scoprissi - mi dice in tono pacato e apatico, appoggiando la colazione vicino al mio portatile ed osservando affranto le immagini di lui che mi tradisce.

- Leva quella roba di lì! Levati di torno! Vattene via!! - gli urlo contro, interrompendo la frase almeno un paio di volte per permettere al pianto di uscir fuori libero.

Iniziamo a litigare per almeno dieci minuti, giusto il tempo che necessita Mario per tentare di ripulire la propria coscienza.

- Devo andare - conclude - ho un incontro importante in azienda. -

- Più importante di salvare il matrimonio con tua moglie? -

Ma poi mi rendo conto che quest’ultima frase l’ho detta solo nella mia testa. In mano ho la pistola d’ordinanza. La canna sta fumando. Mario è a terra. Stordita, mi avvicino verso di lui. Ha un buco in fronte, gli occhi aperti che fissano il nulla. Un rivolo di sangue sta uscendo dal foro. È morto.

Rimango sola.

Persa in questa casa immensa, riempita da oggetti costosi e lussuosi più che da sentimenti puri e sinceri.

Vado in bagno e apro lo sportello dove tengo le mie cose. Mi siedo sul bordo della vasca idromassaggio. Fisso la scatola di Xanax, che risplende come uno scettro sul ripiano più alto dell'armadietto. Chissà perché lo vedo brillare così. Forse perché dovrei prenderle tutte insieme e liberarmi da questa vita? Forse sono il mio biglietto di sola andata verso un mondo migliore?

Mi alzo dalla vasca e mi dirigo verso l'armadietto. Prendo la scatola con le pasticche e me la rigiro un po' fra le dita. Quanto vorrei che fossero loro a dirmi cosa fare.

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