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C’era una volta una bambina, viveva su uno scoglio circondato dal mare. La bambina credeva che il suo scoglio fosse il mondo intero. Ed evitava di farsi domande, per non pensare, per non doversi confrontare con il Mare. E se ne stava delle ore intere in riva ad una spiaggia senza tuffarsi aspettando che le Onde la raggiungessero. Esse arrivavano puntuali e puntuali andavano via. Lasciandola sola. Erano fatte così, malandrine si rincorrevano e sparivano, nessuna simile ad un altra, dispettose corrodevano il suo piccolo isolotto. La bambina si sentiva sola e a volte parlava con le onde, confidava i suoi pensieri, ma le sembrava tutto fiato sprecato: esse evitavano di risponderle e tacite lasciavano parlare il vento.
Le Albe si sostituivano ai tramonti e le stagioni si avvicendavano. Ad ogni autunno seguiva sempre una primavera e l’estate era l’opposto dell’inverno, ma la bambina non credeva nello scorrere del tempo! Tutto sembrava sempre uguale sul suo isolotto e quel buffo tiranno passava mentre lei era ferma sul suo scoglio… immobile in cerca di un segnale. I giorni si alternavano alle notti, la bambina era troppo stanca per guardare il cielo! Così si addormentava ancor prima che fossero comparse le stelle. A volte sognava, ma non ricordava la voce dei suoi sogni! Fin che una notte per colpa della tristezza non riusciva a dormire. E in quella notte d’inverno la bambina insonne smise di guardare il mare, decise di non ascoltare più la voce del vento e di non fidarsi delle onde bugiarde. Così alzò gli occhi al cielo. Fu un incanto vedere quelle miliardi di lucine che illuminavano l’oscurità! Vide le stelle per la prima volta! Milioni di milioni la sovrastavano, le davano calore. La bambina non si sentì sola. Tacque spaventata ed emozionata al contempo poi iniziò a sussurrare al cielo le sue dolci parole, i suoi pensieri e i suoi desideri sperando che le stelle l’ascoltassero. Ed esse pazienti, brillanti, udirono i suoi sussurri e le raccontarono fiabe, sogni bambini sparsi nel mondo, storie di isolotti e terre lontane. Arrivò il giorno. La bambina aspettava la notte impaziente per ascoltare ancora i racconti delle stelle. Niente aveva più senso, non esisteva solitudine, non esisteva tristezza o malinconia quando avevi le stelle a farti compagnia! E il tempo cominciò ad avere un valore, viveva nell’attesa della notte, nell’attesa di poterle incontrare. Scoprì che le stelle segnavano rotte e percorsi, scoprì che i marinai le seguivano raggiungendo mete lontane, che gli innamorati e i sognatori guardavano il cielo continuamente, e i poeti non facevano altro che aspettare la notte per scrivere poesie intessute di luce di stelle. Quella bambina iniziò a sognare… Una notte decise di partire seguendo la stella polare. La bambina voleva vedere il mondo! Lasciò il suo isolotto, il mondo era diverso dal suo scoglio, a volte era crudele, ma filtrato agli occhi dalla luce stellare appariva meraviglioso! E fu così che cominciò a Viver di stelle. Il tempo ha ripreso a scorrere e alle albe si sono sostituiti i tramonti e le stagioni hanno continuato il loro ciclo. La bambina che aveva iniziato a vivere di stelle, adesso è cresciuta, è una donna, ma niente è cambiato da quella notte in cui è partita. Posso assicurarvi che continua il suo viaggio con gli occhi al cielo. La bambina sta ancora vivendo le stelle!
Nell'officina del cuore ho percorso sentieri incerti e tortuosi, scalato picchi annevati di sangue, disceso valli assetate di tempeste d'amore. Ho visto grande bellezza in un lago di lacrime, [...]
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Utente Anonimo
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Nel caso di B. la musica è il percorso della sua intera vita. Ogni attimo è la che si presenta vivo ogni qualvolta noi ci avviciniamo ad ascoltare quella meravigliosa sublime musica. Le sinfonie: che tutto esaltano, tutto circondano di dolcezza e amore. A questo aspirava B. alla dolcezza, all’amore [...]
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stapelia:C'è una seconda parte? La aspetto, allora.
Patapump:può essere utile Gennarino che segni cosi parte 1di3 1di2 in [...]
“Tu quoque, quercus!” Lo pronuncio come uno scioglilingua, più volte, con un’enfasi insolita per me che raramente mi esprimo con toni solenni. Subito rifletto e smaschero il lapsus che nasconde il “tu quoque” riferito a un minuscolo esemplare di quercus che da due anni ha preso possesso di un [...]
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Patapump:non ho piante d appartamento ma sono fiero del mio melo "Carmelo" anche [...]
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