La discesa verso il fiume fu breve. L'auto dei militari si era messa dietro di loro e non li superava. Isa cominciava preoccuparsi di questo atteggiamento. Che volevano da loro? Non avevano motivo di seguirli, loro facevano parte della Croce Rossa e di Medici senza Frontiere, i due gruppi più importanti di paramedici, infermieri e dottori, ridotti a poche unità. Non si occupavano di politica e nemmeno di armi. La grossa auto li superò e il comandante fece cenno di fermarsi. Isa e Gius presero le pistole dal cassetto e scesero dalla jeep <<Che c'è? Problemi?>> chiese la donna
<<No voglio solo parlare con voi. Stanotte c'è stato un attacco all'ospedale di Grado, credo sia il vostro. Aspettatevi brutte notizie>>
Il suo viso era triste, vi si leggeva la disperazione di chi ha perso tutto, e gli uomini dentro l'auto erano altrettanto tristi, e non fiatavano. Lui continuò <<Qui non c'è più anima viva per chilometri e chilometri. Tutta la regione è distrutta. Noi facevamo parte dell'esercito nazionale ma il comando non risponde più da giorni. Facciamo parte dell'avamposto lasciato per difendere il confine. Non esiste più alcun confine. Sismo rimasti soli e non ci sono notizie degli altri.>>
<<Mi spiace, anche noi abbiamo subito la stessa sorte, eravamo migliaia di gruppi, solo in questo stato. Gli altri ospedali non rispondono più e sono giorni che non vediamo anima viva>> Gius annuì << C'è stato un grosso bombardamento cinque giorni fa, seguito da un terremoto che ha completato l'opera, distruggendo ogni cosa. Non c'è più nessuno vivo da nessuna parte. Noi siamo i pochi sopravvissuti. La terra è morta>>
Lo guardarono stupiti come se li avesse portati alla realtà. Una realtà di cui erano consapevoli ma l'avevano relegata in fondo per non doverla affrontare. <<Che possiamo fare?>> domandò Isa angosciata
<<Nulla, hanno già fatto tutto gli altri e non c'è ritorno. A proposito mi chiamo Angus, sono francese, anche la Francia non esiste più,
milioni e milioni di morti. Abbiamo sorvolato qualche città ma non c'è nessuno vivo. Si sono accaniti>>
<<Mi spiace per il tuo paese, io sono Isa e lui è Gius. Se non avete un posto dove andare potete venire con noi. Ci sarà pure qualcuno vivo a Grado.>> Angus si girò verso i commilitoni <<Che ne dite, ragazzi, vediamo se è vero che l'unione fa la forza?>>
<<Si, restiamo uniti siamo rimasti così pochi>> Ripartirono tutti insieme, un po più sereni convinti che insieme sarebbero sopravvissuti.
Il fiume alla loro destra scorreva fangoso e carico di liquami radioattivi. <<Guarda Gius, l'acqua o meglio i liquami del fiume stanno calando a vista. Ieri, se ricordi, scorreva fin quasi sulla strada, Pareva un'onda di piena ed ora si vedono i sassi del fondo>>
<<Vero, ora che me lo fai notare lo vedo anch'io. Non si spiega. Cosa sta accadendo?>>
<<Non lo so e non è la prima volta che capita. Non c'è più acqua e i fiumi, i laghi e il mare sono scomparsi. Raggiungiamo il campo se c'è ancora>>Superarono una collinetta di sabbia e rifiuti, una discarica, e videro davanti a loro una sottile colonna di fumo nero <<Quello è il nostri campo>> esclamò Isa preoccupata.
<<Che sarà accaduto? e i nostri? se sono ancora vivi hanno bisogno d'aiuto>> Rispose Gius
<<E noi glielo portiamo>> Rispose l'infermiera pigiando sull'acceleratore con quanta forza aveva.
In breve si trovarono davanti alle macerie dell'ospedale e alle tende che bruciavano ancora. Alcuni loro colleghi e amici giacevano sul terreno senza vita altri si guardavano attorno smarriti senza sapere che fare. Isa vide Amal, la sua amica per fortuna era viva anche se visibilmente scossa <<Amal, stai bene? che diavolo è successo?>> l'altra la guardò con lo sguardo vitreo, assente, ma rispose <<Gente di montagna mai visti prima - poi si riprese come un automa a cui avessero dato la carica - Sono arrivati a cavallo all'alba, e guidavano un drone bombardiere che ha colpito tante volte l'ospedale, lo hanno distrutto. Hanno sparato su di noi e sulla gente del villaggio donne e bambini. Chi è rimasto vivo è solo perché lo hanno creduto morto. Se ne sono andati senza prendere nulla. Non sono umani, sono androidi. Non si sa chi li comanda...>>
sembrava un fiume in piena inarrestabile. Sfogava lo choc parlando a manovella in preda ad una crisi isterica col corpo rigido e le gambe che parevano un mulinello, saltellava da un piede all'altro <<Calmati adesso, siamo qui noi e non devi più avere paura>> Amal non la sentì e continuò il suo disperato monologo. Isa ricorse alle maniere forti e le sferrò due sberle da farla barcollare. La giovane cominciò a piangere appoggiando la testa sulla spalla dell'amica. Fece cenno a Gius <<Aiutami a farla sdraiare, prendi quella barella e delle coperte dalla jeep. Angus corse a prestare il suo aiuto esperto e in breve la ragazza fu sistemata in modo confortevole. Lo stress e la paura l'avevano sfinita e si addormentò subito.