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Ada aveva voluto raccontarmelo prima di lasciare definitivamente la casa. Il suo sguardo mascherato di rughe non poteva più aspettare.
Abbi cura di questo luogo. Qui è accaduto qualcosa tanto tempo fa.
Aveva cominciato così. Ed era tornata con la mente ai giorni lontani della guerra.
Noi infermiere avevamo imparato a mettere da parte l’orrore e ci concentravamo sulle vite da salvare. A volte non c’era nemmeno il tempo di far intervenire un medico. Ogni tanto tiravo il fiato rifugiandomi qui, in questa mia casetta isolata, nascosta dagli alberi e dalle piante che io stessa avevo moltiplicato nel tempo. Un giorno lui era lì, a terra di fianco ai gradini d’ingresso, aveva perso molto sangue e i sensi. Mi ero mossa istintivamente per aiutarlo, ma mi bloccai davanti alla divisa. Non era dei nostri. E portava i segni distintivi che indicavano un alto grado. Un getto di odio fiottò dal mio cuore, percepivo un’occasione concreta di vendetta. Quella divisa rappresentava il male che stava ingoiando brutalmente tante creature. Fantasticavo di poterlo fermare per sempre.
Ada mise le sue mani nelle mie, tremava.
Invece lo spogliai, misi da parte la divisa e finsi che non ci fosse la guerra. Era solo un uomo e io tenevo buona parte della sua vita tra le mie mani. Feci il possibile per salvarlo e ci riuscii. Non gli rivolsi mai la parola e lui non tentò di rompere il mio silenzio. Un giorno tornai e lui non c’era più. Non trovai nemmeno un segno della sua presenza.
Ada mi abbracciò con lo sguardo:
Alcuni giorni dopo cominciai a pensare che era stata tutta un’allucinazione dovuta alla stanchezza. Trascorsa qualche settimana mi convinsi che doveva essere così e sigillai nella soffitta dei miei pensieri ogni riferimento a quell’accaduto. Solo un vago senso di colpa si era trovato una nicchia in fondo al mio stomaco. Dopotutto in quelle fantasie avevo tradito la mia gente.
Passai una mano comprensiva sulle spalle di Ada:
Va bene così, Ada, non hai niente da rimproverarti, credo che tu abbia liberato questa casa dai fantasmi del passato.
Ada sorrise rincorrendo un’immagine invisibile:
Tornarono tutti. Gli uomini deportati di questo paesino. Provati, ma vivi. Anche il mio amico Giacomo. Venne a trovarmi una sera, gli occhi lucidi, e mi raccontò di uno speciale ordine di liberazione. Poi, senza commentare il suo gesto, mi mise in mano una medaglietta. Era stata staccata da una divisa che avevo conosciuto bene.
Piccola stella, 13 March 2024
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stapelia:Grazie! La tua spiegazione è sta, per me, esauriente. Buona scrittura!
Attenzione: In questo racconto contiene passi della Sacra Bibbia. Coloro che vogliano evitarli possono leggere qualche altro mio racconto invece di questo. Buona lettura. ————————————————————————————————— Le giornaliere questioni di governabilità dell’inferno - Capitolo II (finale) Selafiele [...]
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Piccola stella:@LdR. a dirti la verità io mi sono divertita a leggere il tuo racconto. [...]
L’esilioDiRumba:Apprezzo molto sia i commenti costruttivi che il supporto. Un abbraccio
Autunno Verrà e porterà profumo di caldarroste di mosto che ribolle di funghi e mais da sfogliare e fagioli da mettere a seccare. Verranno le nebbie intrise degli umori della terra e alberi che lasceranno andare le foglie per il loro atteso, unico e solitario viaggio d’addio. Verrà il tempo [...]
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Antonellina:Bellissima poesia! Hai descritto la magia di una stagione che appartiene [...]
Patapump:bravo Lorenzo sai sempre descrivere in maniera egregia 🤗 le immagini? [...]
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