Il medico le sorrise cordialmente e con voce calma ed autorevole le disse: 
"Le spiego signora: ricorda che a scuola ci facevano studiare le poesie di Eugenio Montale in cui si parla del cosiddetto male di vivere? Ebbene…
Tutti noi, chi più, chi meno, abbiamo perlomeno una volta sofferto questo disagio che in alcuni casi, come il suo purtroppo, diventa un vero e proprio dolore.
La gioia si spegne, i colori sbiadiscono, niente più riesce a sollevarci dai nostri tristi pensieri.
Lei mia cara signora è caduta in uno stato depressivo così profondo che”

Non finì la frase che la paziente di impeto lo interruppe:
"Sì dottore dice bene! Mi sento sempre fuori posto, tanto che vorrei scomparire dalla faccia della terra.”

Allora il neurologo riprese:
"Bene allora per avviare un processo di guarigione faremo proprio così: lei non è nata!”

"Dottore non capisco!”

"Immagineremo che lei non sia mai nata. I suoi figli non sono nati, suo marito non l'ha mai vista e naturalmente lei non ha una casa. Ma non si preoccupi, durante la terapia sarà ricoverata presso la mia clinica privata da dove potremo vedere senza essere visti.
Studieremo in particolare la vita delle persone che lei ha incontrato sin da quando era bambina e valuteremo se e come la sua mancata nascita avrebbe inciso  sulle loro vite. 
Se se la sente incominciamo subito.”

Colette, rapita da un leggero turbamento non ebbe il tempo nemmeno di abbozzare una risposta che il suo interlocutore, un affascinante luminare sovente ospite in TV, dovette interpretare per silenzioso assenso il suo smarrimento.

Un grande schermo calò dall'alto:
"Mamma! Quella è mia mamma così giovane e bella!” esclamò Colette.
"Ma che sta facendo? No! Sta baciando Aldo! Il marito della sua migliore amica!
Sentiamo un po' cosa  dicono.”

"Amore purtroppo, tu lo sai, ho perso tutto l'altra sera a poker.”
"Ti ho detto tante volte di smettere, ma tu… niente! Non mi stai a sentire, preferisci farti spennare da quei brutti ceffi dei tuoi amici!”
"Vedi Anna questa volta la situazione è veramente complicata, eravamo all'ultima mano, avevo finalmente delle carte bellissime ma già avevo perso tutto e allora…”
"Allora che? Che ti sei giocato stavolta?”
"Io ho detto, ragazzi sono cosi gasato che sono disposto a qualunque cosa… voi dite ed io me la gioco…
Avevo un punto perfetto!”
"Si però alla fine hai perso!”
"Avevo contato gli assi! Ero certo che Mauro il Bolognini non potesse averne.”
"Papà! Dottore il mio papà si chiama Mauro Bolognini ma non ha mai giocato a carte!” intervenne ormai preda di un evidente attacco isterico la paziente.
"Sentiamo, sentiamo cosa stanno dicendo… Sua mamma mi sembra molto agitata” la tacitò il terapeuta.
"Aldo ma tu stai male! Sei impazzito? Come hai osato farlo? Non accetterò mai!”

Colette è atterrita, confusa, la testa le duole e con le belle unghie laccate di rosso tormenta la pochette griffata confezionata da bambini schiavi in paesi lontani. Il dottore digita impaziente la tastiera… qualcosa ha fatto saltare la connessione con il sistema proprio quando le cose si stavano facendo interessanti…

"Ecco mi scusi per l'interruzione signora, adesso riprendiamo la visione…”

Sullo schermo era come se si fosse animata la fotografia che i suoi genitori da sempre tenevano in una bella cornice di argento a troneggiare sul comò in camera da letto…

Entrambi i suoi genitori ridevano contenti il giorno delle loro nozze.

Ma Colette era stanca, delusa, provata, infastidita dalla evidente infantile curiosità del dottore che aveva ormai dimesso i panni del clinical guru per vestire quelli del pornografo che spia dal buco della serratura o, se si preferisce, del  tombarolo che viola la sacralità di un'antica sepoltura.

Si alzò di scatto, serrò i pugni , immagazzinò nei polmoni tanta aria che sembrava le scoppiasse il petto e produsse un ululato lungo, altissimo, lacerante, disperato, animalesco.

"Come si permette lurido maiale” intercalò tra il primo dirompente urlo ed una seconda bordata gutturale che fece ritrarre indietro di un paio di passi almeno lo spaventatissimo medico.

"Io sarò triste, forse anche depressa, ma non le permetto di violare così la mia vita.

La verità è… un lusso che nessuno si può davvero permettere… la usi la sua macchina su chi le è più caro se ne ha il coraggio...”

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