Stanco il vecchio cammina con passo lento, si trascina con un bastone di legno logorato. Ha su di sè un fardello di storie, di vicende, di sofferenze e di gioie. Tutto il tempo passato grava sulle sue spalle e sembra volerlo accasciare. Lui trascina il suo carico di emozioni, di fatti creati dall'uomo, dove l'uomo è protagonista o antagonista, vittima e carnefice. Ha su di sè le storie dei migranti, le morti in quelle acque inganno, dove c'è un'illusione di nuova vita e spesso si precipita nel gorgo della morte; ha su di sè gli attentati pseudo religiosi, dei fanatici fondamentalisti, tutte le farneticazioni giustificative per voler inondare il mondo come uno tsunami di un'unica visione religiosa, annientando le altre; ha su di sè il dolore ed il sangue dei tanti martiri che difendono il loro credo e la loro libertà ad essere riconosciuti uomini. Porta con sè le sconfitte dell'umanità per ogni persona che muore di fame o è avvelenata dall'inquinamento o dalla sola malvagità umana che mai e poi mai potrà cancellarsi dall'animo di chi la nutre. Stanco il vecchio si avvicenda al limite della sua vita, è seduto su di una panchina, guarda il cielo ed i giochi di fuoco, gli spari che arrivano da ogni casa, mentre la gente festeggia e si ubriaca al modo del tempo florido di Sodoma e Gomorra. A poco a poco chiude i suoi occhi e porta con sè la storia passata mentre la notte cede a poco a poco al chiarore di una nuova alba, che timidamente si allarga all'orizzonte. Sulla panchina non c'è più il dolore del tempo andato, la stanchezza di un lungo percorso affrontato ma un bambino appena nato che piange e sorride con consapevolezza di iniziare un nuovo cammino su questa terra, dolce fragile e delicato ma con il viso di quel vecchio che silenziosamente se n'è andato.

 

 

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