Sono in casa e mi sento come l’Ornella quando canta “E' uno di quei giorni in cui ti prende la malinconia”. Per oggi ne ho abbastanza, voglio uscire.
Mi vesto: gonna appena sopra il ginocchio, camicia di lino. Non metto il reggiseno, me lo posso permettere. Sono abbronzata: mi guardo nello specchio e quello che mi rimanda lo trovo niente male. Metto agli occhi un po’ di blu e i capelli un po’ più in su.
Esco.
Il Naviglio scorre placido e mi siedo al Manhattan. 
Il sole è al tramonto, ma scalda ancora. Sorseggio un Negroni.
Sento i suoi occhi addosso e non so se essere contenta o girarmi e dargli uno schiaffo.
Vent’anni ed è lì, col volto ancora da bambino, eppure uomo.
Il solo guardarlo mi mette il fuoco addosso, come il sole dell’estate.
Si alza e quando mi viene incontro, pagherei non so che per conquistarlo. 
Vent’anni, è tutta nell’età la sua vittoria.
Mi dice: “Ho voglia di te”, i suoi occhi addosso, l’hotel lì di fronte.
 Un letto complice e tra le sue braccia mi si apre un cielo immenso.
“Perché mai parlare d’amore – dice - parlare d’amore è vecchia storia”.
Sta lì, coi suoi vent’anni che lo rendono insolente di sicurezza.
Vorrei dirgli “Resta qui”, ma per fermarlo non tento nemmeno un gesto. 
S’è appena rivestito che io sconfitta ritrovo la mia tristezza.
Sorride.
“Mica male sai”  mi dice con il candore senza pietà della giovinezza.
Se ne va.
Ritorno nella mia solitudine, a contare i miei autunni.
Ho messo agli occhi un po’ di blu e i capelli un po’ più su: per un po’ mi sono scordata di avere due volte vent’anni. 

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