Aveva attraversato la giornata come al solito, lasciando che il tempo gli scivolasse intorno e la vita, intesa come l’insieme di avvenimenti piccoli o grandi, importanti o futili, si tenesse a distanza, non lo coinvolgesse se non per le minime attività di ordine pratico e fisiologico. Aveva un lavoro che svolgeva meccanicamente, senza interesse e, soprattutto, evitando con attenzione ogni interazione interpersonale che potesse avere l’ambizione di andare oltre il mero obiettivo produttivo. Questo piaceva ai suoi datori di lavoro che lo portavano ad esempio. Lui non aveva piacere ad essere indicato a modello, tuttavia traeva vantaggio dal risentimento che la situazione suscitava nei suoi colleghi. Più questi lo odiavano, più lo isolavano, meno doveva sforzarsi per rimanere da parte e coltivare, senza essere disturbato, i propri pensieri e i propri sogni.

E quando parlo di sogni non intendo parlare di desideri più o meno ambiziosi, né di obiettivi più o meno raggiungibili. Mi riferisco al sogno propriamente detto, a quell’attività onirica attraverso la quale l’uomo espande la propria natura e forse esplora ulteriori dimensioni dell’essere. 

Da qualche tempo aveva preso a sognare con regolarità e la cosa gli faceva piacere. Ora, dopo aver consumato una cena frugale ma sostanziosa e atteso il tempo necessario alla stanchezza di presentare il conto, si mise a letto e si addormentò di lì a poco. Ecco ciò che sognò.

Si trovava in un corridoio dal pavimento di marmo lucido, in fondo al quale c’era una vetrata multicolore, simile a quelle delle cattedrali, che arrivava fino all’alto soffitto. Nella vetrata si apriva una porta da cui si accedeva ad un porticato e, da questo, in un rigoglioso giardino. Su ambo i lati del corridoio erano allineate numerose porticine, sormontate da graziosi capitelli in pietra. Ne scelse una e la varcò. Si trovò in una minuta stanzetta arredata in maniera austera, quasi monacale: un letto con a fianco un comodino, una sedia ed un tavolo sul quale una piccola lampada rischiarava con lucore tenue l’ambiente angusto. Una finestrella dalle ante socchiuse lasciava entrare nella celletta una frizzante brezza dall’odore salmastro. Ne fu attratto, spalancò la finestra e scavalcò senza sforzo il basso davanzale. A qualche decina di metri, su un’altura dalla quale poteva scorgersi il mare, vide un cavalletto da pittore e vi si avvicinò. Si mise a dipingere con padronanza e maestria realizzando un quadro bellissimo, almeno così parve a lui, che lo gratificò pienamente. Avrebbe desiderato continuare a dipingere, a mettere sulla tela le intuizioni quasi geniali che, nella cosiddetta vita reale, riusciva solo confusamente a percepire. Lottò per procrastinare il risveglio e rimase per alcuni minuti in quella terra di confine in cui sogno e realtà si confondono tanto da non poter più distinguersi. Ma la distinzione è davvero poco importante.

Si alzò di ottimo umore e decise di uscire. Osservava ogni cosa sperando che si ripetesse la magia del sogno, ma tutto era sfuggente e oscuro e le idee, che pure sembravano prendere corpo, improvvisamente si scollavano dalla mente come si staccano le foglie secche dai rami sferzati del vento: gli alberi restano spogli, e perché tornino frondosi occorre aspettare una nuova primavera, un nuovo sogno.

Divenne impaziente, desideroso che giungesse presto la propizia quiete della sera.  Si sentì chiamare e si volse: era un suo vecchio amico d’infanzia col quale si salutò affettuosamente e passò un po’ di tempo a rievocare i bei tempi andati, di quando il cortile sotto casa si trasformava nel Maracanà e vi si giocavano partite epiche .

- Tu eri bravo davvero! - disse l’amico - potevi sfondare.

- Eh sì. Ma sai... sarei dovuto nascere altrove.

- E dove? In Brasile? - fece quello, ridacchiando.

- Con tutto lo spazio che conosciamo, e con tutto lo spazio che non conosciamo, con tutte le stelle, i pianeti, le galassie, con tutti i mondi in cui l’impossibile diventa possibile e ciò che crediamo non possa esistere è concreto e reale, ti viene in mente solo il Brasile? Altrove! Altrove! - rispose con lo sguardo rapito.

L’amico si stupì di queste parole e si accomiatò con una scusa improbabile.

Quella sera si mise a letto presto ma faticò  a prendere sonno. Quando finalmente si addormentò, a notte fonda, si ritrovò ancora nell’alto corridoio indeciso su quale porticina varcare. Ne scelse una, a caso. La stanzetta era simile a quella della notte precedente: stesse minuscole dimensioni e stesso parco arredamento. La finestra però era serrata e dall’esterno non si percepiva alcunché. Aprì senza indugio le imposte e saltò fuori con agilità. Era buio pesto e sentiva freddo; era in una radura nebbiosa e umida, e si accorse di avere con sé una valigia nera e rigida, di foggia strana, simile a quelle adibite al trasporto di strumenti musicali. Conteneva un magnifico fucile di precisione con tutti gli accessori: cannocchiale, treppiede, silenziatore e alcuni caricatori. Quando la canna del fucile baluginò alla luce del sole che faticosamente iniziava a destarsi, ebbe subito chiaro il proprio compito.

Si avvicinò alla città e si appostò su un’altura dalla quale poteva sorvegliare un importante quadrivio. Erano strade molto larghe che prima della guerra, nelle ore di punta, erano congestionate dal traffico disordinato, a stento tenuto a bada dai semafori. Questi, un tempo indaffarati a conferire un minimo di disciplina al fluire caotico e vivace dei veicoli e delle persone, erano ora ridotti ad impotenti testimoni della morte e della desolazione. Avrebbero voluto avere il potere di una volta, quando riuscivano a fermare il fiume di macchine consentendo ai pedoni un approdo sicuro. Così avrebbero arrestato la corsa delle pallottole e posto in salvo quel bimbo sorpreso a rincorrere il pallone; o quella giovane mamma che cercava il latte in polvere al mercato nero. Ma erano ormai ridotti a cieche sentinelle a cui nessuno avrebbe più chiesto il permesso di transito.

Sistematosi nelle sua postazione e montato il fucile, si mise in fiduciosa attesa della preda. Quando vide quella figura circospetta strisciare lungo i muri, lo investì una scarica di voluttà; si trattava di una donna, poco più di una ragazza. Gli piaceva uccidere persone giovani: avevano più progetti, maggiori aspettative, e lui, signore  delle loro vite, né annientava e ne fagocitava il futuro. Accarezzò il grilletto e appena la giovane si staccò dal muro, dirigendosi con passo rapido verso l’incrocio: bang! E poi il silenzio rumoroso del mondo.

Ogni notte viveva storie nuove. Aveva sognato di essere un campione dello sport, osannato dalla gente; era stato un barbone che viveva di elemosina; uno scienziato di successo; un’artista geniale; un rapinatore di banche; un killer spietato. Sognando, poteva diventare modello di virtù o autore delle peggiori nefandezze. Con la consapevolezza chiara di essere sempre, autenticamente e profondamente, sé stesso.

Tutti i racconti

1
1
14

Maria o della Natività

23 December 2025

Milano non dormiva mai. I tram correvano sui binari, i Navigli brillavano di luci sospese e i grattacieli riflettevano il cielo notturno. Maria, stanca e affaticata, camminava accanto a Giuseppe che la sorreggeva, avvolta in un cappotto consumato. I suoi occhi nocciola, profondi e calmi, sembravano [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

3
1
10

Il Valore del Donare: Le Radici di una Vita di Generosità

Genitori, insegnate ai vostri figli il valore della vita e del donare e non il valore di un cellulare.

23 December 2025

Da piccolo, vivendo a Chiaiano, un paese ricco di vegetazione, a pochi chilometri da Napoli, che per molti era sinonimo di salubrità, oggi deformato, umiliato, dalle varie costruzioni che ne hanno deturpato l'ambiente e dove gli abitanti non respirano più aria pura ma polvere di cemento. Negli [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

7
10
52

GOLDEN COCOA

22 December 2025

Alex occupa la sua solita postazione accanto alla vetrata della Praline, la piccola pasticceria del paese dove vive e della quale è cliente abituale. Osserva distratto i passanti seguire col naso l'aroma di vaniglia che invoglia ad entrare. Oggi la neve spray ricopre quasi per intero la vetrata [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • BrunoTraven: Ciao anch io disegno e poi ne scrivo il racconto o all inverso. per chi interessa [...]

  • Andromeda: Like. Che bel racconto! Simpatico, scorrevole e col sorriso sul finale.

2
5
29

La stanza numero 49 - 3/3

22 December 2025

Ripenso a quello che è accaduto sabato, appena poche ore fa, eppure già mi sembra lontanissimo, come se appartenesse a un’altra vita. Avevo chiesto a mia sorella Maria di prepararmi una piccola borsa per un breve viaggio. Era un gesto innocente, naturale, che non le diede alcun sospetto. Poi andai [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

2
3
29

La stanza numero 49 - 2/3

21 December 2025

Ricordo quando il 4 agosto del 1935 arrivai alla piccola stazione di Brancaleone. Il treno sbuffò via lasciandomi in mezzo a un caldo secco, meridionale, che pareva venire dalla terra stessa. Avevo con me due valigie—più libri che vestiti—e addosso la condanna a tre anni di confino. La mia colpa [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

2
3
29

Il campo da calcio

21 December 2025

Il giorno in cui tornai al piccolo campo da calcio, e sentii di nuovo il fruscio degli alberi mossi dal vento, mi tornò alla mente qualcosa che avevo dimenticato da anni. Era proprio quel campo: il campo sportivo del paese dove è nata mia madre, Moliterno, un paese arrampicato sulle montagne della [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Maria Merlo: Racconto di una dolcezza struggente, bravo.

  • CarloAnti: Grazie ma il suo spessore malinconico deriva da eventi autobiografici che conservo [...]

1
1
31

La stanza numero 49 - 1/3

20 December 2025

Salgo lentamente le scale dell’albergo. La mano scivola sul corrimano di legno, levigato da anni di passaggi: per un istante mi trasmette un calore piacevole. Mi hanno consegnato la chiave senza esitazioni, come se questa fosse una stanza qualunque, in un sabato d’agosto come tanti. Io invece so [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

1
2
31

COABITAZIONE - 2/2

Momenti di convivalità tra nonsense e umorismo

20 December 2025

Quel che sia, non la si sopravvaluti, la coabitazione, che è ben distante dalla convivenza. Coatti o signorili siano quelli che la praticano, la base di ogni coabitazione è la condivisione, coatta o meno. Ragioniamo sul dualismo, vi è un’innegabile differenza qualitativa: nella convivenza si condividono [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like
    la seconda ed ultima parte di questo racconto segna una netta discontinuità [...]

  • Davide Cibic: Ciao Paolo,
    ad accennare all’amore in genere non si sbaglia. Parlarne [...]

2
4
42

COABITAZIONE - 1/2

Momenti di convivialità tra nonsense e umorismo

19 December 2025

Il coabitare, ossia il terriccio su cui fiorisce il nostro vivere insieme. La coabitazione è il coabc della società, è la base e l’altezza un po’ di tutto, in particolare di ogni strumento urbanistico. E’ impensabile infatti che la totalità degli individui associati usufruisca di un alloggio a [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Davide Cibic: Grazie per la lettura, Dax. Per il futuro prometto qualche snellimento, purché [...]

  • Dax: Tranquillo, non devi basarti sulla mia opinione.😂

3
6
42

IL NUMERO UNO

19 December 2025

La lunga striscia d’asfalto che stavo percorrendo, aveva appena salutato l’area metropolitana con le sue guglie di cristallo e le sue torri a scandire ritmi e tempi del prepotente e recente sviluppo urbanistico della città. L’incombente presenza del cemento era, solo in parte, ingentilita dai numerosi [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

6
4
47

Road to H.P.L. 2/2

18 December 2025

Mi svegliai la mattina seguente in preda all’euforia per la scoperta che avevo fatto; ero così eccitato che quel giorno stesso decisi che avrei seguito, come una bibbia, tutto ciò che quel manoscritto di cento anni fa mi avrebbe rivelato. Incontrai a metà mattinata un mio caro amico che non vedevo [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

11
13
61

Palermo, 1929

La bottega dei giocattoli

18 December 2025

È quasi il tramonto e sulla Passeggiata delle Cattive si intravede un timido arcobaleno. Una bambina, forse di 10 anni, porta con sé un fagotto di pezza e trascina per mano il fratellino recalcitrante. Si dirigono verso la Kalsa. «Spera che il signor Impallomeni possa ripararla, altrimenti sono [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

Torna su