Lolita

 

Era domenica.

Lo studio del Cardinale Pamphili. era come sempre pieno di libri — e dunque, di cultura.

Sulla scrivania, ordinatamente in disordine, si accatastavano scartoffie, volumi e una scatola di sigari cubani, rigorosamente selezionati.

 

La notte precedente era venuta a trovarlo Giovanna. L’aveva trovato assorto nei suoi pensieri, come al solito. Lei non si era scomposta: aveva fatto ciò che doveva, era stata pagata, e se n’era andata in silenzio. Anche lei, probabilmente, aveva i suoi pensieri a cui tornare.

 

In fondo, tutti siamo immersi nei nostri pensieri. Solo che alcuni li lasciano trasparire, altri no.

 

Il Cardinale attendeva un pranzo con ospiti. Sperava che, per una volta, non fosse una noiosa liturgia sociale, ma un’occasione per godere di buon cibo e, magari, di buona compagnia.

E a quel tavolo, c’era effettivamente una persona che gli sembrava interessante: la nipote dell'arcivescovo, una giovane donna colta, brillante, affascinante. Un boccone prelibato, pensava lui, con il sorriso malcelato di chi conosce già il peccato.

 

Fece per chiamare don Flavio, il suo segretario, e ordinargli di preparare l’auto per mezzogiorno. Ma proprio allora, qualcuno bussò alla porta.

 

— Avanti — disse senza scomporsi.

 

Era don Flavio.

 

— Eminenza, il pranzo è stato annullato. L'arcivescovo. ha avuto un lieve malessere.

 

— Ah… meglio così. Ti prego, Flavio, non disturbarmi per tutta la mattinata.

 

— Come desidera, Eminenza.

 

Rimasto solo, il Cardinale sorrise.

 

— Finalmente un po’ di tempo per me. O meglio… per noi. Non è così, cara?

 

— Certo, tesoro — rispose una voce femminile, giovane, dolce.

 

Era Lolita. Non la “nipote del Cardinale”, come si raccontava in giro, ma la figlia di un modesto impiegato della segreteria.

 

— Mi raccomando, non dire a tuo padre che sei stata qui — le sussurrò lui.

 

— Stai tranquillo, Eminenza…

 

La porta dello studio si chiuse lentamente. E la mattinata scivolò via nel silenzio ovattato delle stanze cardinalizie, tra sospiri e parole taciute.

 

 

Nonostante la tonaca, le meditazioni sulla vita, sul mondo, sull’eternità… il Cardinale non riusciva proprio a fare a meno del peccato. Delle sue donne. Della sua Lolita.

 

“Il mondo è bello perché è vario”, recita un vecchio proverbio.

Ma quando certe abitudini diventano la norma, ci si domanda se siano eccezioni o solo lo specchio del tempo.

 

Questo è solo un racconto? Una fantasia?

Forse.

Io voglio crederlo.

E così sia.

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