L' amore e il dolore. La vita e la morte. Una linea sottile.
Oggi a Rimini fa caldissimo, la sabbia scotta e la mia vita va in fumo.
Ho pensato di uccidermi e di ucciderlo. Ho pensato di dire tutto a Don Sandro. Ho pensato di lasciarlo fuori dalla porta della famiglia Pacelli. Le ho pensate tutte, ma il cuore si sta frantumando, pensiero dopo pensiero. Ha gli occhi neri di mia madre, un profumo di buono e la bocca del suo papà. Che nemmeno sa che lui ora è qui. Che c'è.
Io non ho latte e non lo posso comprare. Non ho soldi, non ho un lavoro, non ho una casa.
Sono una ragazza con un passato difficile e un presente impossibile. Sono senza futuro. E sono sola. Se ci fosse mamma con me. L'unica persona che mi abbia veramente amato. Se solo ci fossi stata io quel giorno su quella macchina. E non lei.
Nathan è nel passeggino, mi guarda con curiosità e stupore. Non può immaginare nemmeno che vita gli aspetta e non sa tutto quello che mi passa per la testa. Forse mi odierebbe anche lui.
Sorride e quando lo fa gli occhi brillano e tutto intorno si illumina.
E' bellissimo e io non so cosa fare. Non posso tenerlo, ma non so lasciarlo.
Con i Pacelli avrebbe una vita agiata e felice. Sono una famiglia benestante e perbene. Loro non possono avere figli, li desiderano da anni e questo sarebbe un piccolo miracolo. Sceso dal cielo.
Nathan comincia a fare capricci, non ama stare fermo. Così decido di passeggiare un po' sulla spiaggia. Non è molto affollata, a quest'ora sono tutti a casa. A quest'ora un bambino non dovrebbe stare sotto al sole. Ma noi dove possiamo andare?!!!
Cammino a riva, l'acqua mi coccola i piedi, e il mio piccolo fa grandi sorrisi. Raccolgo conchiglie . -le ho sempre amate- e anche i sassolini dalle forme più strane.
Distante vedo luccicare qualcosa, i raggi del sole si fermano su una bottiglia. Mi avvicino, non è lo scarto di una birra. E' una bella bottiglia, non ne ho mai vista una così. Dentro c'e' qualcosa. Un foglio. Forse un messaggio.
17 Luglio 1984
Oggi ho rivisto mia figlia, quella che ho abbandonato una vita fa. L' ho vista in mezzo a tanta gente e lei non sa chi sono. Mi sembra felice, io invece sono morta quel giorno e se tornassi indietro la terrei con me, stretta al mio cuore. L'amore di un figlio ti riempie la vita. La mia è stata vuota. Ho amato suo padre, su una spiaggia, per una sola notte. La più bella della mia vita.
Mentre mi immergo completamente nell'acqua sento solo delle note in lontananza e quella canzone: "Avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle, storie fotografate dentro un album rilegato in pelle, tuoni d'aerei supersonici che fanno alzar la testa e il buio all'alba che si fa d'argento alla finestra.
Ho le lacrime agli occhi e la pelle ghiacciata.
- Signorina? Signorina?
Mi volto.
Una signora sulla cinquantina -bella tonda e un viso simpatico- mi invita a bere qualcosa al suo ombrellone. Solitamente non do confidenza agli estranei, ma in questo caso mi sembra solo una bella fortuna. Nathan è accaldato e anch'io ho bisogno di refrigerio.
Mi siedo accanto a lei, mi offre una bibita ghiacciata e non fa che ripetere quanto è bello mio figlio. Mi chiede il nome e alla mia risposta fa un bel sorriso e dice: "dono di Dio".
Passiamo tutto il pomeriggio a parlare e a giocare con il bimbo. Mi racconta che suo marito è morto da qualche anno, che non ha avuto figli e si sente sola. Le dico che ho solo lui e nient'altro - nemmeno un tetto sulla testa.
Mi dice che per qualche giorno possiamo stare da lei, se vogliamo.
Guardo mio figlio, lo prendo in braccio, lo abbraccio, e rispondo con un Sì grande come il mare. Saliamo in macchina, accendo la radio e: "avrai parole nuove da cercare quando viene sera, e cento ponti da passare e far suonare la ringhiera, la prima sigaretta che ti fuma in bocca un po' di tosse, Natale di agrifoglio e candeline rosse..."
Oggi Nathan compie un anno e Agnese sta preparando una bellissima festa in giardino. Da quel giorno in spiaggia non ci siamo più lasciate. Lei è nata mamma e mio figlio la chiama nonna.