Era una catalana di Barcellona che non vedeva il mare da due anni e per due anni guardava alla finestra cercandolo. Lo immaginava dietro alle colline, coi pescatori che tiravano le reti e gli alisei che si alzavano in direzione contraria, ed era buono per i pescatori perché tracciavano rotte sostanziose per la pesca.

Lo aveva imparato da suo nonno e aveva imparato a capire i venti con la bussola; conosceva il significato di parole come ferzo, angolo di mura, tutto ciò che riguardava la nomenclatura della barca. Ricordava le conversazioni in mare aperto, con lui poteva fumare le sigarette sulla poppa della prua mentre chiedeva l'altezza della testa d'albero in cima ai loro crani. Era un uomo con le spalle forti e il viso bruciato dal sole. Aveva amato sua moglie per tutta la vita e con lei il mare, le diceva sempre che il suo nome era come mare senza la e; da sua nonna aveva preso il nome.

Nel giardino le zagare erano di bianco e rosa flamingo, una donna prendeva il sole in costume da bagno, aveva le mani sporche di pittura e la pelle abbronzata da mesi. Lungo la strada, la campagna splendeva fitta sotto ai raggi, un uomo lavorava il grano, si dissetava lasciando cadere le braccia sui fianchi. La strada portava a una chiesa in stile romano, c'era una croce in mogano sulla facciata e finestre divise in tre parti da due colonne sopra il pilone. Non c'erano abitazioni intorno, era un piccolo paradiso dimenticato dal mondo.

Stava ancora pensando al mare quando la donna in giardino chiese se fosse rimasta della vodka nella bottiglia. Gettò un occhio dietro a sé e versò due bicchieri.

"Dimmi cara, cosa ne pensi del tramonto oggi?"

"Oh, è stupendo", disse lei, "Hector lavora ancora ai campi, ne avrà fino a sera"

"Hector?, oh, è un uomo che fa bene il suo mestiere."

"Mi chiedevo se dovessimo invitarlo a bere con noi una volta."

"Oh, no, non beve mai mentre lavora".

Era uno di quei giorni caldi come quando si conobbero. In Francia non esiste il concetto di arte, esiste l'artista. L'artista era la donna in costume, lei una ragazza che sapeva qualcosa delle barche e della pesca. A quei tempi aveva ancora diritto a tutte le curiosità del mondo, si chiedeva dove fosse finita e dove fosse finito tutto il suo sacro spirito. Suo nonno era un uomo dall'indole stoica, le aveva insegnato a vivere e sapeva bene che campare era più difficile di come le sembrava adesso; le sarebbe sembrato difficile anche altrove, perciò aveva cominciato a bere. Prima di allora aveva bevuto del gin, ricordava le storie sulla guerra e sui soldati che lo bevevano per scaldarsi, suo nonno aveva combattuto in trincea e ora se ne stava per mare. In mare non esistono guerre, esistono gli uomini, e un uomo non è mai solo quando sta per mare.

Avevano da poco preso l'aperitivo e fatto l'amore, le stelle sembravano più vicine e il vento più freddo nude com'erano, stese una di fianco all'altra con le luci spente e la vodka in corpo. L'indomani sarebbe stato un giorno buono, Hector avrebbe lavorato con il solito fare, le campane avrebbero risuonato ad ora di pranzo, avrebbe guardato fuori dalla finestra, avrebbe veduto gli uccelli volare e il cielo azzurro più azzurro all'ora di punta. Sarebbe corsa da Hector con un bicchiere d'acqua fresca e menta, con lui avrebbe aspettato fino a pranzo, poi gli avrebbe chiesto di portarla via da lì, in lacrime, tra il grano e il sole alto all'ora di punta, con indosso il vestito bianco ricamato a sbuffo.

Hector avrebbe ripose a terra gli attrezzi e la strinse a sé con tutto il corpo invitandola a smettere di piangere. Capiva le sue lacrime e capiva quanto fosse inutile ciò che le chiedeva. Si staccò per non bagnarle il vestito di sudore, le diede una carezza e si incamminarono per la campagna. Quando la strada divenne ripida la prese in braccio, poteva sentire all'orecchio il suo tirare col naso e il singhiozzio come i bambini esausti dalla disperazione e poi la calma, quel senso di pace e rassicurazione che ora provava e ritrovava nelle sue braccia esili strette intorno al collo.

Vedeva ora la campagna come non l'aveva mai vista, sentendosi sicura per la prima volta, aveva guardato a delle tamerici dietro un grosso muro di pietra, notò alcune specie di fiori arancioni che non sapeva nominare, sentiva il sole trafiggere la vegetazione e scottare dietro la nuca e sulle spalle di Hector; se ne stava andando e non le sembrava vero, provava spavento forse e un senso di libertà.

Hector la lasciò quando furono troppo lontani dalla campagna, baciandole la fronte. Sapeva bene che non poteva più perdersi ormai e semmai si fosse persa avrebbe aspettato la sera, orientandosi con le stelle come con la bussola. Al sud, pensava, si va sempre verso la libertà, ogni posto é il nord di qualcos'altro.

Aveva incontrato qualche anima lasciando scorgere di poco gli occhi ancora umidi e le scarpe impolverate sotto il vestito; si era fermata a bere a una fontana spostandosi i capelli dietro la testa, l'acqua aveva un sapore buono, era fresca come quando la beveva a casa. Aspettò sedendo su una panchina che facesse sera, si addormentò con leggerezza stendendosi lunga sul palmo addormentato che reggeva il peso della testa e del corpo tutto. Era ora una figura esile, sola com'era, con la fontana affianco che scorreva e la sera che prendeva posto al giorno e tutte le sere arrivano sempre dopo giorni lunghi come quello, o buoni come pochi. Fu svegliata dal rumore del vento tra i capelli, riprese a camminare frastornata.

Tutto sembrava tacere ma faceva un gran rumore dentro lei. Pensò alla donna che aveva lasciato, a cosa avrebbe pensato accorgendosi della sua assenza, pensò ad Hector e si chiedeva se non l'avesse messo nei guai, pensò all'indomani e a casa sua, perciò non vedeva l'ora che arrivasse giorno. Aveva attraversato la Francia a piedi tutta la notte, sapeva ora di trovarsi in Spagna perché cominciava a capire i cartelli stradali, sentiva di nuovo il vento tra i capelli e chiuse gli occhi come a volerlo respirare tenendolo nei polmoni, esalando nell'etere d'un fiato dopo attimi prolungati d'attesa, riconosceva ora la sua gente e il suo vocabolario, persino le vetture per la quale non aveva mai avuto simpatia perché non potevano andare per mare.

Arrivò la sera, aveva perso il conto delle ore, e la strada sotto le scarpe le bruciava ai piedi, sentiva il sudore attraversarle il seno e la schiena attaccarsi al vestito. Fece una lunga corsa alla banchina come per dimenticarsi della stanchezza, raccolse tutto il fiato che poteva mentre correva all'unisono col vento che era diventato suo amico; la campagna l'aveva dimenticata ormai, ora sentiva l'odore del mare. Riconobbe le spalle forti di suo nonno remare al contrario e l'angolo di prua col suo nome e quello di sua nonna inciso sul vertice alto, con le onde che si infrangevano contro.

"Nonno!", esclamò.

"Figliola! - disse lui - Ho comprato la radio, ora possiamo sentire la musica in mare."

Tutti i racconti

3
2
22

GOLDEN COCOA

22 December 2025

Alex occupa la sua solita postazione accanto alla vetrata della Praline, la piccola pasticceria del paese dove vive e della quale è cliente abituale. Osserva distratto i passanti seguire col naso l'aroma di vaniglia che invoglia ad entrare. Oggi la neve spray ricopre quasi per intero la vetrata [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

2
5
23

La stanza numero 49 - 3/3

22 December 2025

Ripenso a quello che è accaduto sabato, appena poche ore fa, eppure già mi sembra lontanissimo, come se appartenesse a un’altra vita. Avevo chiesto a mia sorella Maria di prepararmi una piccola borsa per un breve viaggio. Era un gesto innocente, naturale, che non le diede alcun sospetto. Poi andai [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

2
3
27

La stanza numero 49 - 2/3

21 December 2025

Ricordo quando il 4 agosto del 1935 arrivai alla piccola stazione di Brancaleone. Il treno sbuffò via lasciandomi in mezzo a un caldo secco, meridionale, che pareva venire dalla terra stessa. Avevo con me due valigie—più libri che vestiti—e addosso la condanna a tre anni di confino. La mia colpa [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

2
3
25

Il campo da calcio

21 December 2025

Il giorno in cui tornai al piccolo campo da calcio, e sentii di nuovo il fruscio degli alberi mossi dal vento, mi tornò alla mente qualcosa che avevo dimenticato da anni. Era proprio quel campo: il campo sportivo del paese dove è nata mia madre, Moliterno, un paese arrampicato sulle montagne della [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Maria Merlo: Racconto di una dolcezza struggente, bravo.

  • CarloAnti: Grazie ma il suo spessore malinconico deriva da eventi autobiografici che conservo [...]

1
1
30

La stanza numero 49 - 1/3

20 December 2025

Salgo lentamente le scale dell’albergo. La mano scivola sul corrimano di legno, levigato da anni di passaggi: per un istante mi trasmette un calore piacevole. Mi hanno consegnato la chiave senza esitazioni, come se questa fosse una stanza qualunque, in un sabato d’agosto come tanti. Io invece so [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

1
1
28

COABITAZIONE - 2/2

Momenti di convivalità tra nonsense e umorismo

20 December 2025

Quel che sia, non la si sopravvaluti, la coabitazione, che è ben distante dalla convivenza. Coatti o signorili siano quelli che la praticano, la base di ogni coabitazione è la condivisione, coatta o meno. Ragioniamo sul dualismo, vi è un’innegabile differenza qualitativa: nella convivenza si condividono [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

1
1
36

COABITAZIONE - 1/2

Momenti di convivialità tra nonsense e umorismo

19 December 2025

Il coabitare, ossia il terriccio su cui fiorisce il nostro vivere insieme. La coabitazione è il coabc della società, è la base e l’altezza un po’ di tutto, in particolare di ogni strumento urbanistico. E’ impensabile infatti che la totalità degli individui associati usufruisca di un alloggio a [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

2
4
38

IL NUMERO UNO

19 December 2025

La lunga striscia d’asfalto che stavo percorrendo, aveva appena salutato l’area metropolitana con le sue guglie di cristallo e le sue torri a scandire ritmi e tempi del prepotente e recente sviluppo urbanistico della città. L’incombente presenza del cemento era, solo in parte, ingentilita dai numerosi [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

6
4
46

Road to H.P.L. 2/2

18 December 2025

Mi svegliai la mattina seguente in preda all’euforia per la scoperta che avevo fatto; ero così eccitato che quel giorno stesso decisi che avrei seguito, come una bibbia, tutto ciò che quel manoscritto di cento anni fa mi avrebbe rivelato. Incontrai a metà mattinata un mio caro amico che non vedevo [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

11
11
59

Palermo, 1929

La bottega dei giocattoli

18 December 2025

È quasi il tramonto e sulla Passeggiata delle Cattive si intravede un timido arcobaleno. Una bambina, forse di 10 anni, porta con sé un fagotto di pezza e trascina per mano il fratellino recalcitrante. Si dirigono verso la Kalsa. «Spera che il signor Impallomeni possa ripararla, altrimenti sono [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

6
7
40

Road to H.P.L. 1/2

17 December 2025

Cominciò tutto nel più classico e romanzesco dei modi, vale a dire il ritrovamento di un manoscritto. Mi trovavo all’interno di un negozio di libri d’antiquariato in piazza Vittorio Veneto a Montecatini Terme, a pochi passi da casa mia. Ero in cerca di un’edizione rara dello “Scannatoio” di Zola [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

5
5
34

Se fossi Cecco e non lo sono

17 December 2025

Ah, se fossi poeta! Direi che se la tua voce si potesse sniffare sentirei vaniglia dolce e leggera, rosa suadente, caffè caldo e forte e rum capace di ammaliare! Si potesse bere come Passito ne terrei un bicchiere per un pomeriggio intero, s'assaggiasse ne sarei goloso come torte di ottimo pasticcere. [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • Maria Merlo: Molto bella davvero. Like.

  • ducapaso: Paolo, Filiberto, Dax, Maria a voi un grande abbraccio di ringraziamento, temevo [...]

Torna su