Il lavoro è sempre stimolante. Oggi in pausa pranzo – quei dieci minuti in cui possiamo mangiare, bere un caffè e fumare una sigaretta al volo – io e i miei colleghi abbiamo fatto un gioco: descriversi usando una sola parola. Credo lo facciano per aiutarmi a memorizzare nuovi vocaboli.

C’è chi si è definito intrepido, chi allegro, calmo, timido, lunatico, frizzante, taciturno, energico, entusiasta, felice, isterico, addirittura meteoropatico (sono poi andato a cercarlo sul dizionario per scoprire che voleva dire ancora lunatico) o semplice, come ha fatto Arianna. È lo stesso aggettivo che avrei usato io per descriverla. Lei è semplice, semplice e bella.

Quando è arrivato il mio turno non ho trovato altro modo di descrivermi se non precario.

I miei colleghi hanno riso, convinti che non sapessi cosa volesse dire, ma io mi ci ritrovo.

Io sono precario sotto molti punti di vista.

Sono precario per quel che riguarda il lavoro, perché non so se domani potrò sedermi di nuovo dietro al mio tavolino e infastidire le persone con offerte che non vogliono ascoltare o se verrò rimpiazzato da un mio omonimo in India.

Sono precario abitativamente parlando, perché la ragazza che mi subaffitta una stanza nell’appartamento dov’è lei in affitto mi ha sfrattato dalla camera al divano, in quanto suo fratello aveva bisogno di un posto dove stare (facendomi comunque pagare il prezzo della camera).

Sono precario con la lingua, perché a volte fatico ancora a comprendere ciò che mi viene detto e a esprimermi correttamente, finendo per ottenere il contrario di ciò che volevo.

Sono precario per quanto riguarda i rapporti con le persone, perché non riesco ad avere una relazione stabile nemmeno con i membri della mia famiglia, figuriamoci con un’ipotetica fidanzata.

Sono precario nel mio essere precario, perché non voglio che la mia diventi precarietà a tempo indeterminato.

Infine, sono precario rispetto alla vita stessa e non ho idea di quel che potrà accadermi nei miei prossimi dieci minuti di esistenza; potrei non essere più qui, essere diventato l’uomo più ricco del pianeta o restare semplicemente Marcus, il ragazzo anglo-indiano venuto in Italia per imparare la lingua e finito col lavorare nel call center di un’azienda tedesca con sede amministrativa a Panama.

Sono Marcus il precario, ecco chi sono, una persona che si adatta come meglio può alle trasformazioni del mondo, ma che non ha speranza di capire cosa accade.

Per Mario, l’omaccione seduto alla destra di Arianna, “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, o è quello che ha risposto al mio sentirmi precario. È il fisico del gruppo ma è anche un mezzo filosofo, lui, perché la sa lunga su tutto quello che riguarda la vita e sforna consigli a destra e a manca come fossero sfilatini. Quando parla, seguo i suoi discorsi a metà e di ciò che ascolto capisco poco o niente, però mi piace starlo a sentire perché è uno che ha esperienza.

L’avere esperienza è un requisito essenziale al giorno d’oggi, specialmente se cerchi lavoro. Ma è anche qualcosa che può fregarti: avere troppa esperienza non ti aiuta a essere assunto, fa l’esatto contrario.

È stato il suo ultimo volo pindarico ad aprirmi gli occhi sul motivo che mi spinge a sentirmi precario in tutto. Mentre diceva che non poteva più pagare l’abbonamento per andare allo stadio, si è perso in una rievocazione di quanto fossero belli i tempi dei suoi genitori, quando si era sicuri che non si sarebbe mai stati licenziati e quando non si sapeva nemmeno cosa fosse la cassa integrazione.

Non credo ci fosse un collegamento logico tra le due parti del discorso, ma per me hanno senso.

Fatico a restare in equilibrio perché è il mondo a non averne. Tutto cambia in fretta e il mio cervello troppo lento non riesce a stare al passo con queste trasformazioni; posso provare quanto voglio ma non sarò mai abbastanza aggiornato da sapermi adattare agli standard che vengono pretesi oggi.

Sono come un vecchio modello di auto, così vecchio che è impossibile trovare i pezzi di ricambio.

Io sono precario perché lo è il mondo in cui vivo e non è del tutto colpa mia se non riesco a trovare un appiglio cui aggrapparmi per provare a rimanere stabile.

La famiglia, avere una relazione, un lavoro e un’istruzione erano i miei punti fissi, qualcosa che credevo non sparisse mai, ma poi sono partito e tutto ha iniziato a muoversi; ho cercato, cerco, di stare a galla, di nuotare nella giusta direzione e di trovare la mia strada.

In fondo, lavorare in un call center non è così male.

Tutti i racconti

0
0
3

Cose che capitano solo a Natale

25 December 2025

Nel camino di una casa c’è qualcosa che lo intasa. Non può essere la neve, quella scesa era lieve. Non può essere il carbone, se bruciato va benone. Sto pensando che è Natale, sarà mica un animale? Non si sa che cosa sia, però il fumo non va via. Ci si sente una gran voce, ma non pare sia feroce. [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

0
0
4

Procopia e il Cervo - 2/2

ovvero bisogna sempre leggere con attenzione

25 December 2025

«Ecco qui» disse Procopia. «“Come trasformare un cervo volante in rospo”: andrà bene. Tanto poi so come cavarmela». Il principe-bacherozzo cercò invano di protestare, ma la principessa non ci fece caso: nessuno dà mai retta agli insetti, neppure ai Grilli Parlanti, figuriamoci poi alle blatte. [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

7
5
33

Una storia dal Polo Nord

24 December 2025

Era il 24 dicembre. In Lapponia, tutti gli gnomi erano indaffarati per finire gli ultimi doni mentre cantavano a squarciagola i canti di Natale. (Hai mai provato a cantare mentre fai un pacchetto? Guarda è una cosa difficilissima, eppure a loro riesce benissimo.) Intanto Babbo Natale, sprofondato [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

9
5
174

Procopia e il Cervo - 1/2

ovvero bisogna sempre leggere con attenzione

24 December 2025

C’era una volta, in un paese non troppo lontano, una bambina che si chiamava Procopia. Procopia viveva felice in un castello col tetto tutto d’oro zecchino insieme al padre, Re Paciocco, e alla madre, Regina Carina. Il Conte Stellario abitava giusto dirimpetto. Egli desiderava tantissimo per il [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

7
6
45

Maria o della Natività

23 December 2025

Milano non dormiva mai. I tram correvano sui binari, i Navigli brillavano di luci sospese e i grattacieli riflettevano il cielo notturno. Maria, stanca e affaticata, camminava accanto a Giuseppe che la sorreggeva, avvolta in un cappotto consumato. I suoi occhi nocciola, profondi e calmi, sembravano [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • An Old Luca: Bravo Dario
    e con l'occasione
    un augurio di feste serene per tutti [...]

  • Davide Cibic: Scritto bene, è un racconto che ha un ritmo e un incedere inesorabili. [...]

6
3
23

Il Valore del Donare: Le Radici di una Vita di Generosità

Genitori, insegnate ai vostri figli il valore della vita e del donare e non il valore di un cellulare.

23 December 2025

Da piccolo, vivendo a Chiaiano, un paese ricco di vegetazione, a pochi chilometri da Napoli, che per molti era sinonimo di salubrità, oggi deformato, umiliato, dalle varie costruzioni che ne hanno deturpato l'ambiente e dove gli abitanti non respirano più aria pura ma polvere di cemento. Negli [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Gennarino: Gentile Paolo grazi di cuore, Un caro saluto dalla mia stupenda Napoli.
    Buone [...]

  • Maria Merlo: Tanta dolcezza e verità. Bravo!

9
13
69

GOLDEN COCOA

22 December 2025

Alex occupa la sua solita postazione accanto alla vetrata della Praline, la piccola pasticceria del paese dove vive e della quale è cliente abituale. Osserva distratto i passanti seguire col naso l'aroma di vaniglia che invoglia ad entrare. Oggi la neve spray ricopre quasi per intero la vetrata [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Smoki: Grazie Andromeda!
    Se non c'è un tocco positivo, non mi sento [...]

  • Dax: carino. ci vuole un po' di fedeve magia.Like

3
6
32

La stanza numero 49 - 3/3

22 December 2025

Ripenso a quello che è accaduto sabato, appena poche ore fa, eppure già mi sembra lontanissimo, come se appartenesse a un’altra vita. Avevo chiesto a mia sorella Maria di prepararmi una piccola borsa per un breve viaggio. Era un gesto innocente, naturale, che non le diede alcun sospetto. Poi andai [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

3
4
33

La stanza numero 49 - 2/3

21 December 2025

Ricordo quando il 4 agosto del 1935 arrivai alla piccola stazione di Brancaleone. Il treno sbuffò via lasciandomi in mezzo a un caldo secco, meridionale, che pareva venire dalla terra stessa. Avevo con me due valigie—più libri che vestiti—e addosso la condanna a tre anni di confino. La mia colpa [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

2
3
33

Il campo da calcio

21 December 2025

Il giorno in cui tornai al piccolo campo da calcio, e sentii di nuovo il fruscio degli alberi mossi dal vento, mi tornò alla mente qualcosa che avevo dimenticato da anni. Era proprio quel campo: il campo sportivo del paese dove è nata mia madre, Moliterno, un paese arrampicato sulle montagne della [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Maria Merlo: Racconto di una dolcezza struggente, bravo.

  • CarloAnti: Grazie ma il suo spessore malinconico deriva da eventi autobiografici che conservo [...]

2
2
33

La stanza numero 49 - 1/3

20 December 2025

Salgo lentamente le scale dell’albergo. La mano scivola sul corrimano di legno, levigato da anni di passaggi: per un istante mi trasmette un calore piacevole. Mi hanno consegnato la chiave senza esitazioni, come se questa fosse una stanza qualunque, in un sabato d’agosto come tanti. Io invece so [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

2
2
37

COABITAZIONE - 2/2

Momenti di convivalità tra nonsense e umorismo

20 December 2025

Quel che sia, non la si sopravvaluti, la coabitazione, che è ben distante dalla convivenza. Coatti o signorili siano quelli che la praticano, la base di ogni coabitazione è la condivisione, coatta o meno. Ragioniamo sul dualismo, vi è un’innegabile differenza qualitativa: nella convivenza si condividono [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like
    la seconda ed ultima parte di questo racconto segna una netta discontinuità [...]

  • Davide Cibic: Ciao Paolo,
    ad accennare all’amore in genere non si sbaglia. Parlarne [...]

Torna su