Giornata da pesce stanco.

Non ho voglia di nuotare contro corrente.
Abbandono il centro del giorno e mi metto alla proda evitando la vita solerte.
Passeggio su i ciottoli del nucleo di terra cotta di Ferrara, nel mentre un criceto nero continua a correre nella ruota dentro la gabbietta della mia testa.

Pietre bianche come ossa di guerriero sono castoni nella facciata di San Paolo.
Romanico resuscitato in Barocco-mirabilis, dolcemente abbandonato tra le braccia del tempo.

Varco la soglia trionfale del tempio forzando un imene ligneo consunto e cigolante.

“Silenzio!” E quiete densa come panna d’ombra.
Provvidenziale deserto, freno la gioia ed assaporo centellinando.

Odore umido d’incenso e di fiori passiti.

Non sono cristiano, nessuna religione ha presa su di me, tranne la fraternità consapevole con il Creatore che stimo troppo per immaginarlo di parte. È per ciò che solo a Lui concedo di frugarmi nell’ Anima-mirabilis che muove questo mio automa di carne e sangue.
Nel contempo quel che di meravigliosamente Pagano (perciò umano) c’è nel Cristianesimo Romano rende a me, forse a noi, identitario e necessario il suo sussistere nel presente.

San Paolo!

Santo volta gabbana. Modernissimo.

“SSShhh! Silenzio! Lì dentro.”

Tace la mente che è femmina per cui ciarliera.
L’aria si fa di invisibile cotone idrofilo.
Raggiungo il limite “sacro” (che parola stupenda!) dell’altare maggiore.
Vertigine verticale della cupola.
Luci, pensate con musicalità, provenienti da finestre di vetro antico, toccano sapientemente le modanature, gli stucchi, i dipinti e gli spazi architettonici cioè consapevoli.
L’ordine sembra preludere al suono dell’organo.
In mancanza della musica fisica attingo al mio repertorio interiore: Corelli. (Perfetto)

Ruoto lentamente su me stesso per godere dell’armoniosa panoramica.
L’orchestra mentale grippa gli archetti sulle corde degli strumenti.
Il mio Io è folgorato dalla presenza inattesa di rosso meraviglioso, intenso e commestibile.
Un ritratto cm.180 per cm. 130, scuola veneziana, forse allievo del Carpaccio, un Cristo in tunica rossa.

“Magnifico”

Materia colorata impastata di melodie matematiche.
Il Cristo, dal bel volto europeo, ci guarda intenso e complice, ci vuole partecipi del suo prossimo miracolo: L’Umana Natura, ossia Natura-mirabilis!
Ritorno, ristorato, alla forma-fluens dell’esistere quotidiano, ma non è più lo stesso essere che l’aveva abbandonata poc’anzi, qualcosa di migliore mena i suoi passi sui ciottoli del nucleo di terra cotta della città di Ferrara.

Locus-metaphisis.

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