Mi chiamo Giulia ho 23 anni e quello che tiro su mi serve per vivere e per pagarmi l’università cui sono iscritta da anni. Facoltà di Lettere e Filosofia. Per questo faccio la puttana.

Cioè, non è che faccio la puttana per vivere o di mestiere e questo quindi sia il mio lavoro, no. Faccio la puttana per una scelta precisa e cioè perché voglio laurearmi. Punto, poi smetterò.

Quest’anno, se tutto va bene, dovrei arrivare alla laurea spero a pieni voti.

Ho in affitto un bilocale, ordinato, pulito perché ci tengo, dove ricevo la mia clientela che, va detto, scelgo con cura.

 Sarò magari un po’ classista o forse semplicemente un po’ snob ma non mi interessano operai squattrinati, studenti o, più semplicemente, gente brutta. Gente che non mi piace.

Faccio la puttana perché due anni fa ho perduto in un incidente d’auto i miei genitori che fino ad allora mi avevano mantenuto, tra mille difficoltà e rinunce. E che non mi hanno lasciato niente.

Mi sono quindi trovata da sola ad affrontare prima il mondo e poi gli studi.

Ho provato a cercare lavoro, qualunque lavoro, ma mi sono sempre sentita rispondere che purtroppo non era il momento. Allora ho messo da parte orgoglio, dignità e morale e dal momento che volevo fortemente arrivare alla laurea ho deciso che per guadagnarmi da vivere e studiare la via più breve e (sicuramente) più remunerativa fosse questa. Condivisibile o no.

Sia chiaro, non è che mi presento ai clienti così come sono. Per motivi ovvi preferisco “trasformarmi” e abbigliarmi in ciò che, tutto sommato, gli uomini vogliono. Una lunga parrucca riccia dal colore rosso copre ogni volta la mia corta capigliatura e un trucco più pesante altera al punto giusto i miei tratti somatici. E naturalmente tolgo gli occhiali da miope quale sono.

Voilà, Giulia “due”, Giulia la puttana è pronta.

Giulia 2 che si presenta agghindata ai suoi clienti in modo sfacciatamente erotico (per non dire pornografico) supportata anche da un fisico che, bisogna dirlo, è niente male, vestita solo di una vestaglia trasparente che con un soffio vola via.

Questo vogliono da me gli uomini.

E io li accontento. Questo do’ loro.

 

Il mio numero di telefono, dato una prima volta ad un imprenditore conosciuto (volutamente) in un bar qualche tempo fa’ è passato di mano in mano. Da uomo a uomo. E’ cominciato così.

Ho un sistema per fare la cernita della  clientela. Alla prima chiamata di chi non conosco (ormai ho un’agenda telefonica piuttosto ricca) do’ appuntamento in un certo luogo, generalmente sempre diverso, chiedendo al potenziale “cliente” di aspettare lì. Poi gli passo accanto come Giulia 1, valuto e se mi va richiamo io e fisso l’incontro. Facile.

Tempo fa ricevetti la chiamata di uno. Dalla voce sembrava una persona normale anche se non è certo la voce a fare di una persona una persona normale per come la intendo io. Quindi solita prassi.

 

Il professor Dalbon seduto sulla panchina del parco che telefonicamente gli avevo indicato era lì che aspettava guardandosi distrattamente attorno. Il professor Dalbon che va a puttane. Da non credere.

Il professor Dalbon è sui cinquanta, bell’uomo (tutte le studentesse sono invaghite di lui e ad onor del vero devo dire che pure a me piace assai), cattedratico di fama e, dicono, gran brava persona. Non mi sembrava vero. Avrei avuto tutto per me il più bel professore dell’ateneo (anche se a pagamento) e peccato non poterlo raccontare alle altre studentesse. Però il professor Dalbon è soprattutto il mio docente di Filosofia. Quello da cui, in parte, dipenderà la mia laurea. E mi conosce. Cioè mi conosce chiaramente come Giulia Preda, cioè io.

Non vista, lo vedo lì sulla panchina. Quindi, penso, o passargli davanti come per caso e aspettarsi di essere riconosciuta, quindi magari fermarsi per le consuete quattro chiacchiere, o tirare dritto e ciao?

Poi penso ai soldi. Mi servono.

Chiamo. Tra un’ora da me così avrò tutto il tempo di mutarmi in Giulia 2.

 

Quando arriva apro la porta e quasi mi fa un inchino (signore).

Mi sembra immediatamente un po’ a disagio, potrei dire stupito, ma do’ la colpa al mio abbigliamento, diciamo, osè perché questo vogliono gli uomini da me.

 Lo faccio entrare, gli indico il comodo divano su cui sedersi, gli chiedo se vuole bere qualcosa. Grazie sì, magari se c’è un goccio di whisky. C’è.

Lui continua a guardarmi, a esplorarmi, a mettermi a fuoco, a denudarmi quasi non lo fossi già praticamente del tutto, come un pittore farebbe con la modella cercando la posizione o la luce migliore per un ritratto. Ho addosso i suoi occhi che scrutano.

Devo dire che a questo punto un certo imbarazzo c’è in me ma non lo do’ a vedere.

Mi riscuoto e mi siedo sul bracciolo del divano accanto a lui facendo intravvedere una coscia che come per caso si è scoperta. In genere già solo gli occhi dell’uomo di turno a questa studiata mossa si illuminano. I suoi no. Passano dal bicchiere che sta sorseggiando a me.

E non parla. Non dice niente.

L’imbarazzo a questo punto sale. In genere dopo i convenevoli di rito ognuno sa qual è la sua parte fino al “saldo”. Qui nulla si muove.

Quando dopo parecchi minuti che mi sembrano eterni, dopo aver nuovamente cercato qualcosa in me mi volge l’ennesimo sguardo noto che il suo viso ha un po’ l’aria afflitta. L’aria di chi non sa da che parte cominciare. Insomma di uno che non è mai stato con una prostituta. Questo penso.

 Non che sia la prima volta che mi capita e in questi casi bisogna (ormai lo so) sostituirsi alla mamma che con dolcezza e pazienza tutto può e tutto risolve.

Gli poggio una mano sulla spalla. Nessuna reazione.

“Senta”, mi dice ad un tratto, “sia chiaro che alla fine io le pagherò il “disturbo” (disturbo: dice proprio così), ma a questo punto ( a questo punto?) vorrei solo parlare. Pensi quello che vuole, ma adesso è così. Voglio solo parlare. E glielo dico chiaro e senza peli sulla lingua: ero davvero venuto per fare del sano sesso di quello che per un po’ non ti fa’ pensare a niente”.

Capitano anche i tipi così, lo so.

Vabbè, sentiamo cosa avrà da dire l’esimio professor Dalbon (che mi piace assai).

“Vede” (rigorosamente del “lei”) mi dice, “io ho un cruccio che mi tormenta da qualche tempo. Avrei voluto parlarne con un amico ma mi sono reso conto che di veri amici, quelli che ti stanno ad ascoltare e magari ti consigliano non ne ho. Allora chi? Un collega? Quando mai! Approfitterebbero della situazione per scopi loro, perché vede, io sono un docente universitario” (questo lo so ma non glielo dico certo) “che sì è pazzamente invaghito, oserei dire innamorato, anche se il termine è un po’ esagerato, di una sua studentessa. Capisce perché devo evitare i colleghi? E sono sposato ad una donna meravigliosa che non merita, qualora ci fosse, un tradimento. Allora, visto che sono qui, penso che la persona giusta possa essere lei (io). Una prostituta.

Le ripeto che non ero venuto per il motivo che le ho ora esposto. No, davvero mi andava di sfogarmi sessualmente. Il suo numero me lo ha dato quasi per scherzo tempo fa un conoscente, che strizzandomi l’occhio mi ha detto tieni…volessi mai trasgredire almeno una volta nella vita. Perché chi mi conosce davvero sa che io sono un tipo morigerato e, tutto sommato, timido. In effetti è vero, non sono un frequentatore di tali categorie di persone, con tutto il rispetto, ma so, un po’ per via della materia che insegno e un po’ per la vita così com’è, che nella stragrande maggioranza dei casi tali donne hanno un animo nobile, vuoi per tutte le frequentazioni maschili, anche se prezzolate, vuoi perché profonde, alla lunga, conoscitrici dell’animo maschile.

Vede”, continua tormentando il bicchiere come a volerlo strangolare,” io ho cinquantuno anni, sono una persona stimata nell’ambiente e nella vita. Ho una moglie che mi ama e due figli ormai grandi. Mai in vita mia mi era successo di distrarmi dalla mia routine, da quello che faccio, dal mio lavoro che tutto sommato amo.

Poi è arrivata lei. Un viso acqua e sapone, un corpicino niente male, due grandi occhi dietro le lenti degli occhiali che la rendono ancora più desiderabile, i capelli corti come piacciono a me. Certo, potrebbe essere mia figlia, ma che colpa posso imputarmi se mi è piaciuta dal primo momento? Frequenta il mio corso e ho avuto modo di scoprire che è anche molto intelligente. Sono certo che si laureerà a pieni voti. Insomma, mi è entrata nel sangue e io non ci dormo la notte.

 Poi il caso o diciamo pure la voglia insospettata di sesso ha voluto che io oggi sia qui e che però la voglia di sesso sia scemata, sparita, andata. Ecco perché adesso domando a lei  un semplice consiglio”.

Vuoi vedere che niente niente magari costei la conosco pure? penso.

E voglio dirimere questo dubbio. Volevo sapere chi fosse la ragazza in questione e allora glielo chiedo. Alla mia domanda, pur nicchiando un po’, il professore rispose che costei si chiama Giulia. Giulia Preda.

 Ecco!

Panico. Che fare? Disfarsi della parrucca, del trucco, mettersi un paio di jeans, una maglia e buttarsi tra le sue braccia dicendogli “eccomi, sono io , sono tua, anche tu mi piaci da morire”? O continuare ad essere Giulia 2 e dispensare quel  consiglio che era stato richiesto?

Groppo in gola. Fauci essiccate. Cervello che non riesco a capire se stia lavorando oppure no. L’unica cosa che riuscii a dire fu: “Non pregiudichi il suo mondo, la sua vita, i suoi affetti, il suo lavoro per una cosa che potrebbe solo rivelarsi un fuoco di paglia. Tratti questa Giulia da studentessa quale in effetti è. E se davvero le piace così tanto le faccia un regalo: la faccia felice dicendole che apprezza la sua dedizione allo studio e in lei troverà sempre il professore su cui potrà contare. E poi ha una famiglia e dicono che la famiglia venga prima di ogni altra cosa. Glielo dice una che la famiglia non l’ha più.”

Tutto d’un fiato. Bisogno disperato d’aria.

Il professor Dalbon è rimasto un attimo spiazzato. Penso che stesse valutando seriamente quello che avevo detto. Poi si è alzato dal divano che ormai lo aveva inglobato come parte di esso e mi ha detto semplicemente: “Grazie. Quanto le devo per questa chiacchierata?” Con la mano sulla maniglia della porta si volta verso di me mi dice…

”Ah, mi scusi, un’ ultima cosa….sa che lei, con un po’ di fantasia, assomiglia alla mia allieva? Si togliesse quella parrucca troppo appariscente e tutto quel trucco che ha in faccia direi proprio che la somiglianza è perfetta….ma lei, mi scusi ancora, non penso che sia iscritta all’università”.

 

Se na va e io rimango lì come un’ebete.

 

Tutti i racconti

3
10
22

Una vita felice

26 August 2025

Sì, questo aveva: una vita felice. Conquistata giorno dopo giorno, affrontando problemi grandi e piccoli che si presentavano lungo il cammino. Certo, in alcuni momenti si era sentito scoraggiato — soprattutto quando certe questioni sembravano non voler finire mai, e alcune avevano avuto epiloghi [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

7
15
44

L'Urlo

26 August 2025

Sai ragazzo, una volta in questa foresta sentire l’Urlo voleva dire due cose: o eri una canaglia e ti assaliva la paura o eri nei guai e confidavi in un aiuto prezioso. Per decenni l’Urlo ha vegliato su queste terre. Oggi non più, ma la leggenda vive ancora. *** NdA: ho scritto questo microracconto [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Rubrus: Visionata e apprezzata la coperita "tarzanesca". La nota ci vuole [...]

  • Lawrence Dryvalley: Grazie Rubrus! Ben conscio che il fumetto popolare non è più [...]

3
3
23

Apologia del calzino spaiato - 2/2

Esercizi di nonsense

25 August 2025

Ma si può aver paura del proprio calzino? E del proprio partner? Non c’è dubbio che il calzino, se spaiato, cagioni ansia, quasi noi percepissimo il suo risentimento: starsene desolato ai piedi del letto, gli unici piedi che lui non ama, o trascinato da animali domestici verso i canti più stonati [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Ondine: D'altra parte ce lo hai segnalato nei tag: umorismo, gioco di parole, non [...]

  • Lawrence Dryvalley: Lette le due parti... mi sento spaiato! 😁 Ciao!

7
10
35

Il caffè

25 August 2025

Quella del caffè comunque è decisamente una mia mania, o un vizio, ecco. Un rito che scandisce il trascorrere della giornata, tiene a bada l’impulso pressoché onnipresente di mangiare e aiuta a sentirmi parte di una comunità che cerco in tutti i modi di immaginarmi. Comunità di cui voglio e non [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Lawrence Dryvalley: Benvenuta! E il caffé... benbevuto! Rito che abbiamo tutti nel DNA italico, [...]

  • CURZIO LUCANO: Mi ci ritrovo in quel continuo oscillare tra desiderio di far parte e bisogno [...]

3
2
32

Apologia del calzino spaiato - 1/2

Esercizi di nonsense

24 August 2025

Spaiato, è così che mi sento spesso e tutto sommato volentieri. Non me ne vergogno insomma, eppure il termine non ha accezione positiva, e chissà perché mai? Tutti noi, o quasi, si è spaiati, seppur accompagnati, nel senso che non si può considerare il proprio partner alla stregua di una scarpa [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

6
9
26

Nido di fringuelli

24 August 2025

Me l’aveva detto, quel vecchio, che da quella parte non ci dovevo andare. Ma, secondo voi, una come me, che vuole sempre l’ultima parola, può seguire il consiglio di un vecchio pazzo? Perché sì, pazzo mi era parso. Con quella barba così lunga che due fringuelli avevano persino deciso di farci un [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Lo Scrittore: allora! prima di tutto benvenuta in questa gabbia di.... uomini con barba lunga [...]

  • Lawrence Dryvalley: Benvenuta! Ci leggo la morale che è meglio passeggiare in città! [...]

10
11
38

Maledetto TripAdvisor

23 August 2025

C’era una volta... in una casa lontana lontana, una principessa non più giovanissima, ma ancora ben tenuta. Viveva una vita spensierata, godendo di tutte le sue fortune. Talvolta, osservava con un misto di stupore e fastidio i comuni mortali, che si affannavano per i loro tormenti. Li giudicava [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

7
7
80

Acqua di cocco

23 August 2025

Quando sono entrata in quel bar quella sera tutto mi sembrava poco chiaro. Le luci erano soffuse e mi attirava terribilmente quel profumo di fiori da campo. È strano, non credi? Un bar che ha un odore di fiori da campo, era cosi strano: eppure sembrava così. Mi accomodai al tavolino in fondo, in [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

9
7
37

Sabbia

Profezia del vento

22 August 2025

Dalle colline di quel monte, che solo i suoi antenati ne conoscevano il nome, fatto di rocce sgretolate, sassi appuntiti , scendeva il ragazzo. Non era un vero e proprio sentiero, ma tra spine e rovi riusciva a trovarne il varco. Sotto di lui solo una enorme distesa rossa, e rami di ulivo arsi [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Adribel: Complimenti per questa voce divina che hai saputo evocare.

  • zeroassoluto: Una voce che pochissimi ascoltano.
    Mi ricorda il grande fotografo Salgato [...]

8
9
37

Un epitaffio per il povero Arturo

22 August 2025

“Strano che abbiano pensato proprio al nostro asilo per girare la scena di un film.” fece la giovane maestra ravvivandosi la folta chioma quasi crespa mentre camminava lungo il corridoio. Guardandola, Lionel non poté fare a meno di pensare a una zuppiera d'insalata riccia. “Beh, non sono io a scegliere [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • zeroassoluto: L'unione fa la forza.
    Metti un bambino "traquillo" assieme [...]

  • Cherie: Cinica rappresentazione della realtà: piccoli despota crescono e i grandi [...]

6
7
30

Assenza Di Te

21 August 2025

Stringimi forte al tuo fiato, ultimo mio ricordo svanito, affinché accarezzi ancora il suo viso. La sua assenza è disco che piange negli angoli del mio cielo, squarciato dal rancore senza luce che m’illumini. Il suo silenzio è sciabordio di colpe che si infrangono nelle mie vene, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

6
11
39

Sulla punta

21 August 2025

«Non è stata imbrattata. L’abbiamo dipinta apposta così». L’uomo col costume strano sobbalzò. Intento com’era a osservare la statua, non aveva sentito arrivare la ragazza. Fu colto da una sensazione di disagio. In costume da bagno, nel bel mezzo di una proprietà privata in cui si era intrufolato [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

Torna su