Marco Valerio, console romano, era stato incaricato di recarsi in Britannia con il compito di  reprimere le continue rivolte che si stavano verificando oltre il confine nord, in Caledonia.

In quella regione i romani  non erano riusciti ancora a istaurare un dominio sicuro, i Pitti, popolazione ostile e molto vivace, era sempre sul piede di guerra, ostinati nel non volersi sottomettere alla potenza  di Roma.

Il territorio era dalla loro parte, un clima pessimo, un insieme di montagne aspre, con immense foreste che davano nascondigli sicuri ai guerrieri. Un popolo bellicoso, uso da sempre a combattere contro la natura ostile della loro terra, sfogavano la brutalità e la voglia di combattere contro chiunque si avventurasse nel loro territorio. Se i romani avevano soggiogato l’intera Britannia, con i Pitti stavano ancora combattendo una serie di battaglie con esiti alterni.

Oltre alle montagne, la parte pianeggiante della Caledonia  era caratterizzata da una serie di paludi, di laghi e terreni sabbiosi che si prestavano ad attacchi a sorpresa, molte volte i romani erano finiti nei labirinti di sentieri che li portavano a impantanarsi  in acque malsane  e fetide, diventando facile preda dei guerrieri appostati nei posti sicuri. Questa situazione di stallo andava avanti da tempo, continue scaramucce, battaglie, agguati, stavano fiaccando le legioni di stanza in Britannia.

Il console Valerio era stato incaricato di dare il cambio alle esauste legioni stanziali, portando con sè  forze fresche provenienti direttamente dalla capitale. Le due legioni a disposizione erano tutti veterani reduci di tante campagne militari.

Durante la loro marcia verso i confini ai limiti dell’impero, in Caledonia era in corso una tregua d’armi: i romani restavano al di qua dei confini e i  Pitti facevano solo delle sortite per depredare qualche villaggio in cerca di rifornimenti. Le guarnigioni romane erano sempre ben fornite di cibo e materiale bellico, i guerrieri caledoni approfittavano spesso di questo per rinforzare i loro armamenti. Di solito usavano delle asce, molto pesanti da maneggiare, ma molto efficaci nelle loro mani, quando le roteavano facevano il vuoto intorno. Durante le battaglie ne perdevano molte ed era difficile poi rifarle, il ferro mancava e la costruzione di nuove  armi diventava complicato, ecco che allora era più facile assalire i depositi dei romani e rifornirsi di armi già pronte.

Il loro campo base era situato al centro di un territorio interamente paludoso, invece di avere molte capanne disseminate intorno si erano raggruppati in una sola enorme costruzione a vari livelli. Un lavoro immane, ma là dentro si sentivano al sicuro, prima che i romani potessero sorprenderli dovevano attraversare le paludi che circondavano la costruzione e solo loro conoscevano gli unici e stretti sentieri per uscire  alla svelta da quel labirinto di  acque. Il sentiero principale era illuminato giorno e notte da torce e fuochi, là il sole non riusciva a entrare tanto fitta era la foresta.

Vivere in quelle condizioni era impensabile per un popolo come quello romano, avvezzo a molte comodità, mentre per i Pitti era una normale sistemazione. In quella costruzione potevano trovare rifugio un migliaio di guerrieri sparsi fra i vari piani e, nelle immediate vicinanze ce n’erano altrettanti.

I Pitti erano uomini abituati alle fatiche e alle difficili condizioni di vita, uomini rudi, selvaggi, spesso dopo le battaglie giravano fra i morti in cerca dei comandanti nemici, quelli che loro ritenevano i più coraggiosi e si scannavano fra di loro per impossessarsi delle spoglie del nemico morto. Si narra che ne mangiassero il cuore per ricavarne  ulteriore ardimento e coraggio nelle battaglie.

Erano questi uomini che Marco Valerio si apprestava a incontrare in battaglia. Dopo settimane e settimane di marcia finalmente approdarono in Britannia dove si unirono agli uomini del caposaldo, ci furono giorni di riposo per le truppe, poi fu stilato un piano di attacco contro i ribelli. Messo al corrente della situazione dal suo collega residente sui modi di combattere e delle insidie del territorio, il console Valerio decise il da farsi. Appena pronti, nel momento di massima luce, un nutrito drappello di uomini doveva fare da esca, dovevano fingere un attacco alle postazioni all'interno della foresta, ma al primo vero contatto con il nemico,   dovevano ripiegare  lasciando che li inseguissero, dovevano portarli dove il resto della prima legione li aspettava. Lui con la seconda legione intanto avrebbe aggirato il nemico e avrebbe tentato di arrivare alla grande casa rifugio, distrutta quella si poteva dire di aver vinto la guerra, senza avere alle spalle il punto di riferimento i Pitti non avrebbero avuto scampo, li avrebbero stretti in una morsa, la prima legione davanti  e la seconda che li avrebbe chiusi alle spalle. Questo era il piano di attacco del console.

Appena il sole raggiunse il picco i soldati si mossero, due plotoni armati di lance e gladi avanzarono lentamente nella foresta, ma per l’esiguo spazio disponibile non poterono farlo a ranghi compatti, si divisero in piccoli gruppi, arrivati nelle vicinanze delle prime acque della palude ancora non avevano incontrato nessun nemico, non era previsto. Si fermarono per decidere cosa fare, se avanzare o retrocedere, in entrambi i casi il piano rischiava di finire male.

Erano ancora lì ammassati ai margini della palude, quando dagli alberi arrivò una pioggia di frecce che ne falciò più della metà. Il resto degli uomini presi alla sprovvista non ebbero scampo, davanti c’era la palude dietro i Pitti in agguato. Nel giro di pochi minuti dei due plotoni non rimase nessuno. Un solo soldato ferito, non grave, si era finto morto e appena fu sicuro che se ne  fossero andati ritornò indietro e andò a riferire l’accaduto al console.  Il  suo piano era fallito miseramente al primo impatto, i guerrieri Pitti erano sul loro territorio e non combattevano seguendo le normali azioni d’ingaggio, era inutile tentare altre manovre, non esisteva nessuna speranza di vittoria finché il nemico combatteva sulla propria terra. Chi difende la propria terra non teme nessun invasore, è disposto a morire fino all’ultimo uomo, pur di conservare la propria libertà.

Tutti i racconti

23
29
136

La madre di Sara

24 April 2024

Sara appoggiò dei fiori sopra una sedia e si sedette sul bordo del letto accanto ad Ada, la madre, accarezzandole la testa. Poi si rivolse a Sergei, l'infermiere ucraino, un uomo gentile, ma riservato. «A colazione ha mangiato?» gli chiese. L'operatore sanitario fece un cenno negativo col capo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Giuseppe Scilipoti: x Roberta: l'ho letto e commentato poco fa. Ti ho lasciato una sincera [...]

  • Adribel: Un testo che rattrista ma che rispecchia la situazione di molte persone. Delicata [...]

0
0
4

Vi racconto Ludwig Van Beethoven seconda parte

Il Titano della musica

24 April 2024

Nel caso di B. la musica è il percorso della sua intera vita. Ogni attimo è la che si presenta vivo ogni qualvolta noi ci avviciniamo ad ascoltare quella meravigliosa sublime musica. Le sinfonie: che tutto esaltano, tutto circondano di dolcezza e amore. A questo aspirava B. alla dolcezza, all’amore [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
2

haiku

24 April 2024

quel picco bianco di mite maggio spicca - resta la neve Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

0
2
15

Vi racconto Ludwig Van Beethoven prima parte

Il Titano della musica

23 April 2024

Come spesso ho avuto modo di scrivere o raccontare, sono erede di una famiglia che amava l'Arte: teatro, musica, ballo. pittura. I miei genitori avevano una grande passione per l'opera lirica. Puccini li entusiasmava ed accesero anche in me la grande passione per la lirica e l'amore per Puccini. [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • stapelia: C'è una seconda parte? La aspetto, allora.

  • Patapump: può essere utile Gennarino che segni cosi
    parte 1di3
    1di2
    in [...]

1
4
20

Tu quoque

23 April 2024

“Tu quoque, quercus!” Lo pronuncio come uno scioglilingua, più volte, con un’enfasi insolita per me che raramente mi esprimo con toni solenni. Subito rifletto e smaschero il lapsus che nasconde il “tu quoque” riferito a un minuscolo esemplare di quercus che da due anni ha preso possesso di un [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • stapelia: Rubrus. Grazie di passaggio e commento. Ti ho incuriosito? Poi appassito, il [...]

  • Adribel: Eh, l'azione dell'uomo è deleteria per la Natura. I bonsai poi, [...]

2
7
20

Il narratore

22 April 2024

Appariva a coloro che, la sera, si radunavano attorno al fuoco. Si annunciava con un bussare leggero alla porta e, semplicemente, chiedeva d’entrare. Raccontava storie di giganti e bambini abbandonati, di streghe e principi, di lumicini intravisti nel bosco tra le fronde smosse dal vento. Quando [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • NomadLantern: Ho letteralmente adorato questo racconto. Senza esitazione, senza esagerazione [...]

  • Rubrus: Grazie, Solitamente però i miei racconti hanno un registro diverso.

0
6
24

Un Tram Chiamato Desiderio

22 April 2024

UN TRAM CHIAMATO DESIDERIO Mollie O' Reilly era una giovane donna dai rigogliosi capelli biondi con qualche leggera sfumatura di rosso, erano solo leggermente ondulati e le conferivano un aspetto ribelle. In effetti Mollie era, non tanto ribelle, quanto coraggiosa e molto determinata. Mollie [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: Personalmente, non trovo che il termine "droghe" sia fuori contesto: [...]

  • Antonellina: Ciao Rubrus, il racconto mi è venuto così.
    La mia prosa non [...]

1
2
18

morte di un amico

22 April 2024

Morte di un amico Il vero amico è una persona rara, è il tuo riflesso nello specchio. é sempre lì che ti guarda e risponde alle tue provocazioni con altre uguali, senza uscire, tuttavia, mai fuori dalle righe. Un amico è quello che, quando lo vai a prendere a casa per uscire, lo trovi sempre [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • stapelia: Mi sono commossa questa volta ma, nel leggere, vedo la rassegnazione! Impotenza [...]

  • Patapump: caro Lorenzo
    qui hai toccato le corde giuste
    hai saputo raccontare [...]

31
42
196

L'ultimo ballo

21 April 2024

«Sei ebrea?» Angela non rispose e rimase a fissare un punto indefinito del pavimento di quel rifugio, una piccola casa composta da una stanza scarsamente arredata. Uno strano silenzio regnò incontrastato per alcuni istanti poi spezzato dai bombardamenti sempre più vicini. Horst Kleine, capitano [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

4
7
20

Lettera fantasiosa da chi è stato tuo e tiene a te

Seguito della mia precedente poesia “La farfalla e l’elefante”

21 April 2024

Lettera fantasiosa da chi è stato tuo e tiene a te Ci siamo trovati in una vita precedente siamo stati bene assieme. Così tanto bene che lei mi ha riconosciuto e vorrebbe ricongiungersi a me anche in questa vita così come nelle prossime fino al limite. Ma ogni vita dovrebbe [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • stapelia: La mia impressione è che sia molto personale e dedicata. La fantasia [...]

  • L’esilioDiRumba: Puramente fantasiosa, non credo nemmeno nella reincarnazione. Mi sono lasciato [...]

3
4
15

Sedoka - 3

21 April 2024

frangie di spume sul mare col grecale scontra quei faraglioni scalda la lana sotto grigiastre nubi le mani infreddolite Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

4
3
17

Altrove

21 April 2024

Il mondo non ha bisogno delle mie parole, io non ho bisogno delle parole del mondo, altrove è la realtà che non parla, selciato che si cammina scalzi, le finestre spalancate, i vetri rotti tra le rovine di una casa diruta, è bellezza che si spoglia del tetto, delle mura, degli orpelli, che non [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • stapelia: Ho letto e riletto il testo per capirlo nel profondo. Non ha importanza quello [...]

  • Rosnik: Diciamo sempre addio a qualcosa ogni giorno che passa, spero che la scrittura [...]

Torna su