Avrebbe dovuto esserci abituata, ma non si abituava mai. Avrebbe dovuto lasciar scivolare via tutto, ma la sua pelle, chissà perché, tendeva a trattenere ogni fibra di dolore che le si adagiava addosso. Dopotutto era solo l'ennesima illusione, perché prendersela tanto? Perché rimanerci incagliata dentro? Ma la risposta era semplice quanto maledetta: perché non era capace di fare diversamente.

Tre paia di occhi la fissavano tra il severo e il tenero, scuotendo virtualmente il capo al ritmo di 'c'è cascata un'altra volta'. E lei li guardava quegli occhi, dolci, lievemente sorridenti di quel sorriso che si fa ai bambini quando sbagliano con ingenuità qualcosa di ovvio. Li guardava e sapeva che non l'avrebbero giudicata, ma le avrebbero regalato un abbraccio sincero, la pacca sulla spalla che conforta quando ormai il gioco è finito e tu hai perso. Quegli occhi appartenevano a tre donne, tre amiche, confidenti reciproche. Sara sapeva benissimo cosa aspettarsi da ognuna, quali consigli, quali pareri stava per ascoltare. Una di loro le avrebbe detto: “te lo dovevi aspettare, tu non sei fatta così”, un'altra avrebbe continuato dicendo: “è il loro gioco, non conti che per quello a cui servi”, e l'ultima avrebbe concluso: “io ti capisco, non sei sola”. E avrebbero avuto ragione tutte e tre.

Che strana la vita, che ti mette sul cammino persone che completano la tua esistenza aiutandoti a comprendere parti di un mondo che tu non riesci a vedere, per purezza o ottusità, e poi le lascia lì, a ricordarti dove stai sbagliando ma anche che quell'errore è parte del tuo essere. Sentiva che aveva i loro occhi addosso, anche se i suoi adesso erano incollati alle dita che non la finivano di torturare un pezzetto di carta che non aveva avuto nessuna colpa se non quella di trovarsi, per dimenticanza, in una delle tasche della felpa. Attorcigliato su se stesso, stretto stretto, espiava i tormenti di quelle mani che, laboriose, se avessero potuto avrebbero urlato in modo diverso. Ma non c'era niente da gridare, da compiangere, da rimproverare, c'era solo da aspettare che passasse la tempesta, e prima o poi sarebbe successo. Ultimamente però burrasca e strepitio del cielo duravano meno, la furia del dispiacere impiegava meno tempo a calmarsi. Persa tra le onde, Sara ammarava in zattere sempre più resistenti e sicure, affrontandole più solida nei suoi appigli e bramosa di uscirne alla svelta. Forse era questo il motivo per cui la mareggiata era più breve e sopportabile, nonostante la pioggia che le sferzava il volto riusciva a vedere un orizzonte più sereno poco al di là dello tzunami. Ma quell'onda alta, possente, irrispettosa, volta dopo volta stava perdendo la sua efficacia devastante, forse perché il risucchio verso l'oblio diventava sempre meno trascinante, o forse perché, dopo l'ennesima delusione, la potenza del rammarico non era più così forte. Eppure Sara ci credeva ancora, tornava a crederci in ogni occasione. “Potrebbe essere la volta buona” si diceva, “potrebbe funzionare”, ma non funzionava mai, in un modo o nell'altro tutto finiva, spesso prima di cominciare. Ma l'errore era suo, che continuava a intestardirsi sperando in qualcuno che le mostrasse almeno un po' di considerazione, se non di rispetto. “Apri gli occhi Sara, siamo circondate da opportunisti che fanno di tutto per usarti e poi tanti saluti. Non ti daranno altro perché non sono in grado di farlo, perché a loro va bene così.” Glielo diceva spesso Elisa, che ormai si era arresa ad una realtà dilagante, dilaniante per quei cuori che, dopotutto, non avevano ancora perso le speranza. Ed Elisa, lei l'aveva persa? Sara non ne era certa, propendendo più per il no che per il sì, però era sicura che fosse in grado di affrontare molto meglio una società così indifferente, perché libera dalla zavorra del lieto fine romantico. Federica, al contrario, ci credeva ancora a quel finale. Lei e Sara condividevano la stessa sensibilità, la stessa fiducia nella favola. Giada invece era molto più fatalista: “se deve succedere, accadrà” diceva sempre. Senza forzare la mano, senza intestardirsi con ogni mezzo. Diceva a Sara di smettere di cercare buttandosi a capofitto, il più delle volte ricavandone solo una nuova ferita. Ma 'il bello di un cuore spezzato è che si può rompere una volta sola, il resto sono solo graffi', Sara aveva letto questa frase da qualche parte ed aveva deciso di tenersela bene a mente, un po' per la sicurezza di non poter più soffrire come le era già successo, un po' per ricavarne il coraggio di credere ancora nell'amore. In un mondo così asettico, pieno di indifferenza reciproca e corrisposta, era importante non perdere la speranza e avere ancora fede nella bontà, nel rispetto e nei sentimenti, anche quelli scomodi come l'amore. Sì, perché l'amore è scomodo, fastidioso, inopportuno. Prende tutto quello che trova, tutto quello che sei, e ti rende schiavo, ti mette in gioco senza possibilità di scampo e non esiste via d'uscita. Se ti concedi il lusso di scoprire il fianco, ecco che lì arriveranno le frustate. E farà male, e brucerà, magari sanguinerà anche, ma per Sara la possibilità che invece di pugni arrivassero carezze valeva ogni dolore. In molti però non mostravano lo stesso coraggio, trincerandosi dietro barriere alte e appuntite tirate su a forza di disinteresse. Era la paura di sentire ancora male che aveva fortificato strati su strati, corazze impenetrabili, perché era molto più facile indossare una cotta di maglia che mostrarsi fragile. Ma quando era successo esattamente? Quando la disillusione aveva preso il posto della fiducia? L'egoismo era il nuovo sovrano, imponendosi nei cuori delle persone e non lasciando scampo ad altro. E chi ne rimaneva vittima aveva due sole possibilità: o si adattava, di riflesso, disumanizzandosi nel tentativo di difendersi, o, come Sara, volta dopo volta se ne stava ferma ad accusare il colpo, sempre meglio assestata sui piedi però, ché le spalle si erano ingrandite ed i lividi non facevano più tanto male.

Un momento di silenzio spezzò le voci che si affollavano intorno al tavolo, la quiete che sigillava la fine di un momento di condivisione. Il fumo di una sigaretta se ne svolazzava in alto, ingrigendo un po' l'aria, e dal piano di sopra arrivavano risate divertite, colorando tutto.

«Giada me lo fai un altro caffè?» disse Elisa.

«Subito» Giada scattò in piedi. «Per voi una tisana?» Sara e Federica annuirono.

E la conversazione cambiò rotta, divagando tra tutte le altre facce del dado della vita. Non c'era indifferenza tra loro, nemmeno la minima traccia, perché tra le tante perplessità, i problemi e insicurezze, di una cosa erano certe: si volevano bene. E il sentimento, quello vero, non lascia spazio all'indifferenza.

 

Tutti i racconti

6
5
27

Una storia dal Polo Nord

24 December 2025

Era il 24 dicembre. In Lapponia, tutti gli gnomi erano indaffarati per finire gli ultimi doni mentre cantavano a squarciagola i canti di Natale. (Hai mai provato a cantare mentre fai un pacchetto? Guarda è una cosa difficilissima, eppure a loro riesce benissimo.) Intanto Babbo Natale, sprofondato [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

8
5
172

Procopia e il Cervo - 1/2

ovvero bisogna sempre leggere con attenzione

24 December 2025

C’era una volta, in un paese non troppo lontano, una bambina che si chiamava Procopia. Procopia viveva felice in un castello col tetto tutto d’oro zecchino insieme al padre, Re Paciocco, e alla madre, Regina Carina. Il Conte Stellario abitava giusto dirimpetto. Egli desiderava tantissimo per il [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

7
6
45

Maria o della Natività

23 December 2025

Milano non dormiva mai. I tram correvano sui binari, i Navigli brillavano di luci sospese e i grattacieli riflettevano il cielo notturno. Maria, stanca e affaticata, camminava accanto a Giuseppe che la sorreggeva, avvolta in un cappotto consumato. I suoi occhi nocciola, profondi e calmi, sembravano [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • An Old Luca: Bravo Dario
    e con l'occasione
    un augurio di feste serene per tutti [...]

  • Davide Cibic: Scritto bene, è un racconto che ha un ritmo e un incedere inesorabili. [...]

6
3
23

Il Valore del Donare: Le Radici di una Vita di Generosità

Genitori, insegnate ai vostri figli il valore della vita e del donare e non il valore di un cellulare.

23 December 2025

Da piccolo, vivendo a Chiaiano, un paese ricco di vegetazione, a pochi chilometri da Napoli, che per molti era sinonimo di salubrità, oggi deformato, umiliato, dalle varie costruzioni che ne hanno deturpato l'ambiente e dove gli abitanti non respirano più aria pura ma polvere di cemento. Negli [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Gennarino: Gentile Paolo grazi di cuore, Un caro saluto dalla mia stupenda Napoli.
    Buone [...]

  • Maria Merlo: Tanta dolcezza e verità. Bravo!

9
13
65

GOLDEN COCOA

22 December 2025

Alex occupa la sua solita postazione accanto alla vetrata della Praline, la piccola pasticceria del paese dove vive e della quale è cliente abituale. Osserva distratto i passanti seguire col naso l'aroma di vaniglia che invoglia ad entrare. Oggi la neve spray ricopre quasi per intero la vetrata [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Smoki: Grazie Andromeda!
    Se non c'è un tocco positivo, non mi sento [...]

  • Dax: carino. ci vuole un po' di fedeve magia.Like

3
6
32

La stanza numero 49 - 3/3

22 December 2025

Ripenso a quello che è accaduto sabato, appena poche ore fa, eppure già mi sembra lontanissimo, come se appartenesse a un’altra vita. Avevo chiesto a mia sorella Maria di prepararmi una piccola borsa per un breve viaggio. Era un gesto innocente, naturale, che non le diede alcun sospetto. Poi andai [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

3
4
33

La stanza numero 49 - 2/3

21 December 2025

Ricordo quando il 4 agosto del 1935 arrivai alla piccola stazione di Brancaleone. Il treno sbuffò via lasciandomi in mezzo a un caldo secco, meridionale, che pareva venire dalla terra stessa. Avevo con me due valigie—più libri che vestiti—e addosso la condanna a tre anni di confino. La mia colpa [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

2
3
33

Il campo da calcio

21 December 2025

Il giorno in cui tornai al piccolo campo da calcio, e sentii di nuovo il fruscio degli alberi mossi dal vento, mi tornò alla mente qualcosa che avevo dimenticato da anni. Era proprio quel campo: il campo sportivo del paese dove è nata mia madre, Moliterno, un paese arrampicato sulle montagne della [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Maria Merlo: Racconto di una dolcezza struggente, bravo.

  • CarloAnti: Grazie ma il suo spessore malinconico deriva da eventi autobiografici che conservo [...]

2
2
33

La stanza numero 49 - 1/3

20 December 2025

Salgo lentamente le scale dell’albergo. La mano scivola sul corrimano di legno, levigato da anni di passaggi: per un istante mi trasmette un calore piacevole. Mi hanno consegnato la chiave senza esitazioni, come se questa fosse una stanza qualunque, in un sabato d’agosto come tanti. Io invece so [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

2
2
37

COABITAZIONE - 2/2

Momenti di convivalità tra nonsense e umorismo

20 December 2025

Quel che sia, non la si sopravvaluti, la coabitazione, che è ben distante dalla convivenza. Coatti o signorili siano quelli che la praticano, la base di ogni coabitazione è la condivisione, coatta o meno. Ragioniamo sul dualismo, vi è un’innegabile differenza qualitativa: nella convivenza si condividono [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Paolo Ferazzoli PRFF: I like
    la seconda ed ultima parte di questo racconto segna una netta discontinuità [...]

  • Davide Cibic: Ciao Paolo,
    ad accennare all’amore in genere non si sbaglia. Parlarne [...]

2
4
43

COABITAZIONE - 1/2

Momenti di convivialità tra nonsense e umorismo

19 December 2025

Il coabitare, ossia il terriccio su cui fiorisce il nostro vivere insieme. La coabitazione è il coabc della società, è la base e l’altezza un po’ di tutto, in particolare di ogni strumento urbanistico. E’ impensabile infatti che la totalità degli individui associati usufruisca di un alloggio a [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Davide Cibic: Grazie per la lettura, Dax. Per il futuro prometto qualche snellimento, purché [...]

  • Dax: Tranquillo, non devi basarti sulla mia opinione.😂

3
6
42

IL NUMERO UNO

19 December 2025

La lunga striscia d’asfalto che stavo percorrendo, aveva appena salutato l’area metropolitana con le sue guglie di cristallo e le sue torri a scandire ritmi e tempi del prepotente e recente sviluppo urbanistico della città. L’incombente presenza del cemento era, solo in parte, ingentilita dai numerosi [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

Torna su