Il momento in cui tutto ebbe inizio lo potremmo ricondurre ad una tranquilla mattina di metà Settembre, una di quelle mattine tiepide e assolate, in cui la gente si avvolge con piacere nelle giacche a vento appena rispolverate dagli armadi, e le foglie iniziano a colorarsi di giallo e rossiccio; quelle mattine in cui alzarsi dal letto è più difficile del solito, perché sotto le lenzuola non fa né troppo caldo né troppo freddo. Insomma, apparentemente una giornata perfetta per venire al mondo.
La prima cosa che il mio corpo provò fu una sensazione dolorosa simile a quella provocata da un grosso taglio, seguita da un intenso calore che mi pervase dappertutto, mentre un liquido appiccicoso mi sballottava da una parte all’altra. Poi fu un continuo rimescolamento contro un oggetto non meglio identificato che al contatto risultava vellutato e umido, intervallato da altri tagli, che intervenivano a ritmi alterni.
Non potevo vedere dove mi trovavo e non so per quanto tempo perdurò questa fase; ricordo solo che a un certo punto fui scaraventato fuori da quel luogo oscuro e puzzolente a grande velocità, e che andai a sbattere la testa contro un oggetto duro e metallico. Ci misi un po’ per riprendermi, ero sofferente e i miei occhi avevano bisogno di abituarsi alla luce.
Non appena mi accorsi dello stato in cui ero ridotto, sobbalzai per lo spavento. Il mio corpo, dapprima compatto e perfettamente squadrato, era diventato molliccio e informe. Lo zucchero e la menta erano esplosi, e il mio bel colore azzurro aveva lasciato il posto ad un grigio pallido e insignificante.
Ero ferito e depresso, e soprattutto ero infreddolito, sentivo che l’aria iniziava a seccarmi velocemente. Mi resi conto di essere atterrato sul bordo verde di un cestino in zona Tortona.
Mi voltai di scatto per cercare di rimettermi in piedi, ma persi l’equilibrio e caddi nel vuoto. Precipitai per quasi un metro atterrando infine in qualcosa di unto e bagnato. Ero capitato in una pozzanghera, in cui potevo chiaramente riconoscere uno sputo e il corpo senza vita di una mosca che vi galleggiavano. Fui colto dal panico, dovevo trovare il modo per uscire da quel posto e oltretutto la vicinanza con un cadavere mi provocava un certo stato ansioso, amplificato dai confusi rumori che provenivano da ogni direzione.
Potevo distinguere il clacson di una macchina, il miagolio di un gatto e le voci dei commercianti che si mescolavano fra loro. Poi accadde d’improvviso che la zampa pelosa di un cane entrò nella pozzanghera e mi sbalzò via, lontano, costringendomi ad un altro viaggio nella fresca aria autunnale.
L’ultima cosa che vidi prima di atterrare fu la “M” rossa della metropolitana, e poi sentii nuovamente freddo e metallo. Questa volta non riuscii ad aggrapparmi e iniziai a rotolare con la testa che mi girava vorticosamente. Realizzai di essere finito sul mancorrente delle scale della metropolitana di Porta Genova, e avevo paura dell’impatto che mi avrebbe atteso al termine di quella corsa.
Invece atterrai su qualcosa di morbido, che a prima vista poteva sembrare una coperta o un cuscino. Un olezzo di whisky e rum mi assalì in pieno volto: ero finito sul giaciglio di un senzatetto. L’uomo dall’odore acre e l’ispida barba grigia mi prese fra le dita e iniziò a giocherellare col mio corpo, facendomi assumere le forme più svariate, tirandomi e schiacciandomi fino a quando credetti di non poterne più.
Mi sentivo le ossa rotte e fui pervaso da un conato fatto dalla poca menta liquida rimasta al mio interno. Mi avvicinò alla faccia come se dovesse osservarmi meglio, per poi afferrarmi fra pollice e indice e spedirmi nuovamente lontano. Questa volta il viaggio fu breve e riconobbi immediatamente il luogo dove mi depositai: mi ero incastrato nella cerniera della borsa di una signora che aspettava la metropolitana.
Ero esausto, troppo stanco per muovermi, e l’aria fredda di quella lunga galleria stava per irrigidirmi del tutto. Decisi di rimanere in quel nascondiglio e di prendere il treno con la sconosciuta.
Non so quanto tempo passammo a bordo, mi ritrovai a scendere con lei diverse fermate più tardi, quando la voce metallica della metro annunciò: “Cologno Nord, stazione capolinea.” Il viaggio mi aveva permesso di riposare, di recuperare le forze e per parte anche la temperatura corporea. La signora correva, e di conseguenza anche la borsetta ed io correvamo insieme a lei. Ad un tratto si fermò e aprì la zip con un movimento rapido e distratto. Caddi all’interno della borsa, cercando di farmi spazio per non rimanere schiacciato fra lo specchietto per le sopracciglia ed un porta monete di stoffa bordeaux. Disgraziatamente la sconosciuta era proprio in cerca del portafogli, ed io subito pensai fosse più sicuro incollarsi al pacchetto di Scottex profumati alla ciliegia.
Poi il peggio: nel tentativo di estrarre il porta monete, la donna fece cadere in terra il pacchetto di fazzoletti ed io ruzzolai sul marciapiede.
Ero di nuovo lasciato a me stesso e in più aveva iniziato a piovigginare. Sconsolato mi voltai a destra e a sinistra in cerca di un riparo, quando notai poco lontano un pacchetto di Winston Blue abbandonato sotto ad un platano, il posto ideale per riposare un po’. A fatica iniziai a rotolare verso quel nascondiglio, evitando con destrezza il becco di un piccione e il foro di un tombino che incontrai lungo la strada.
Non appena mi fermai per riprendere fiato, accadde tutto rapidamente. Sopra di me ogni cosa divenne scura. Pensai fosse il preludio di un temporale, ma quando alzai lo sguardo vidi qualcosa di molto peggio. Uno stivale marrone, scamosciato, di taglia 42, uno stivale come tanti altri, stava per abbattersi sopra di me. Cercai di spostarmi velocemente, ma qualcosa me lo impedì e mi trattenne dov’ero: mi ero accidentalmente incastrato nel bordo di un cubetto di porfido e non riuscivo più ad avanzare.
“Dannazione!” esclamai preso dal panico. “Fermo, ti prego”. Il piede sembrava non sentirmi.
“Maledetto, fermati!” continuai a squarciagola. Nulla da fare, l’ombra sopra la mia testa si allargava e le forze venivano meno, ero consapevole di essere arrivato alla fine. La mia breve vita, iniziata qualche ora prima, era già arrivata al termine. Inspirai a fondo e presi coraggio, non avevo più molto tempo. “E va bene” furono le ultime parole che pronunciai, “Ti dimostrerò che anche un chewing-gum può morire con onore!”.
Poi un dolore acuto, mai provato prima, e infine il buio.

Tutti i racconti

0
0
2

Vi racconto Ludwig Van Beethoven prima parte

Il Titano della musica

23 April 2024

Come spesso ho avuto modo di scrivere o raccontare, sono erede di una famiglia che amava l'Arte: teatro, musica, ballo. pittura. I miei genitori avevano una grande passione per l'opera lirica. Puccini li entusiasmava ed accesero anche in me la grande passione per la lirica e l'amore per Puccini. [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
5

Tu quoque

23 April 2024

“Tu quoque, quercus!” Lo pronuncio come uno scioglilingua, più volte, con un’enfasi insolita per me che raramente mi esprimo con toni solenni. Subito rifletto e smaschero il lapsus che nasconde il “tu quoque” riferito a un minuscolo esemplare di quercus che da due anni ha preso possesso di un [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

2
3
16

Il narratore

22 April 2024

Appariva a coloro che, la sera, si radunavano attorno al fuoco. Si annunciava con un bussare leggero alla porta e, semplicemente, chiedeva d’entrare. Raccontava storie di giganti e bambini abbandonati, di streghe e principi, di lumicini intravisti nel bosco tra le fronde smosse dal vento. Quando [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Patapump: un cuntastorie di paese
    che bello!
    la tradizione orale che travalica [...]

  • Rubrus: Sono andato a leggere il racconto (suggerimento: usate l'opzione "ricerca" [...]

0
4
17

Un Tram Chiamato Desiderio

22 April 2024

UN TRAM CHIAMATO DESIDERIO Mollie O' Reilly era una giovane donna dai rigogliosi capelli biondi con qualche leggera sfumatura di rosso, erano solo leggermente ondulati e le conferivano un aspetto ribelle. In effetti Mollie era, non tanto ribelle, quanto coraggiosa e molto determinata. Mollie [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Patapump: Antonellina ti dico la mia pur non essendo solito correggere
    cosa avrei [...]

  • Antonellina: Sì, forse ho ripetuto troppe volte "Mollie", potevo sottintendere [...]

1
2
17

morte di un amico

22 April 2024

Morte di un amico Il vero amico è una persona rara, è il tuo riflesso nello specchio. é sempre lì che ti guarda e risponde alle tue provocazioni con altre uguali, senza uscire, tuttavia, mai fuori dalle righe. Un amico è quello che, quando lo vai a prendere a casa per uscire, lo trovi sempre [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • stapelia: Mi sono commossa questa volta ma, nel leggere, vedo la rassegnazione! Impotenza [...]

  • Patapump: caro Lorenzo
    qui hai toccato le corde giuste
    hai saputo raccontare [...]

31
42
194

L'ultimo ballo

21 April 2024

«Sei ebrea?» Angela non rispose e rimase a fissare un punto indefinito del pavimento di quel rifugio, una piccola casa composta da una stanza scarsamente arredata. Uno strano silenzio regnò incontrastato per alcuni istanti poi spezzato dai bombardamenti sempre più vicini. Horst Kleine, capitano [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

4
7
20

Lettera fantasiosa da chi è stato tuo e tiene a te

Seguito della mia precedente poesia “La farfalla e l’elefante”

21 April 2024

Lettera fantasiosa da chi è stato tuo e tiene a te Ci siamo trovati in una vita precedente siamo stati bene assieme. Così tanto bene che lei mi ha riconosciuto e vorrebbe ricongiungersi a me anche in questa vita così come nelle prossime fino al limite. Ma ogni vita dovrebbe [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • stapelia: La mia impressione è che sia molto personale e dedicata. La fantasia [...]

  • L’esilioDiRumba: Puramente fantasiosa, non credo nemmeno nella reincarnazione. Mi sono lasciato [...]

3
4
13

Sedoka - 3

21 April 2024

frangie di spume sul mare col grecale scontra quei faraglioni scalda la lana sotto grigiastre nubi le mani infreddolite Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

4
3
17

Altrove

21 April 2024

Il mondo non ha bisogno delle mie parole, io non ho bisogno delle parole del mondo, altrove è la realtà che non parla, selciato che si cammina scalzi, le finestre spalancate, i vetri rotti tra le rovine di una casa diruta, è bellezza che si spoglia del tetto, delle mura, degli orpelli, che non [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • stapelia: Ho letto e riletto il testo per capirlo nel profondo. Non ha importanza quello [...]

  • Rosnik: Diciamo sempre addio a qualcosa ogni giorno che passa, spero che la scrittura [...]

2
4
17

Haiku

20 April 2024

tra i primi freddi quei rossi gigli ragno - tributo al cielo Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

4
8
23

Che poi mia moglie vuole anche lei

Vita fantozziana - contiene riferimenti al sito Letture da Metropolitana su cui scriviamo

20 April 2024

Tizia è una casalinga. Madre di tre figli piccoli. Sposata con un operaio. Quando ha del tempo libero dalle sue mansioni e dal doversi curare dei figli, si diletta nella sua passione preferita: la lettura. Un giorno, navigando su internet, scopre il sito “Letture da Metropolitana”. Essendo una [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Patapump: il termine perentorio della moglie mi ricorda qualcosa.. 😅
    ma cari uomini, [...]

  • stapelia: ah, ah, ah. Conta il risultato. Stesura e prosa perfetti! Risate!

4
17
49

Un calcio e via

Potere alla fantasia

20 April 2024

Un calcio al pallone poi di testa la prendo Provo un tacchetto faccio una finta chiedo un passaggio tutto sommato non sono malaccio stanno al gioco i ragazzini e con la fantasia godo e mi inebrio ah! Se i potenti avessero questi poteri nella memoria nascosti. N'carcio ar pallone poi la [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Piccola stella: Visto che mi tiri on ballo, Walter, ci tengo a precisare che :
    Mi sono [...]

  • stapelia: Grazie Walter! Questo è l'unico modo che ho di ringraziarti pubblicamente! [...]

Torna su