C’era una possibilità su mille che ciò potesse accadere, eppure!.......
Erano i primi anni sessanta, la vita procedeva al rallentatore, i mass-media erano timidi, le notizie ci arrivavano filtrate dalla censura..., i film smielati di sentimento non avevano nulla in comune con la realtà, i mezzi di trasporto impiegavano ore per arrivare a destinazione, la tv ed i telefoni erano un lusso per pochi, le comunicazioni perlopiù cartacee; molte tecnologie di oggi erano ancora da venire.
Avevo 18 anni, impiegata a Milano vicino a Lambrate, allora in periferia rispetto al centro; ogni sera prendevo il pullman che mi riportava al paesello ma come a tutti i giovani il paese mi andava stretto per cui, ogni tanto, prendevo il tram dopo l’ufficio ed arrivavo fino a Loreto, porta Venezia, S.Babila, piazza Duomo: ero affascinata dalla città soprattutto da ciò che la differenziava dal paese, ovvero tutto! Il fascino della scoperta era inesauribile.
Col tempo diventai esperta nel districarmi tra le vie del centro,ma quella prima volta non la potrò mai scodare, segnò il mio destino!
Avevo un ragazzo, non proprio fidanzato, che sei mesi prima era stato chiamato alla leva, si trovava di “stanza” a Roma; erano passate anche le feste di Natale e non era tornato avendo scelto di rimanere in caserma per maturare una licenza premio di quindici giorni. Sei mesi erano stati lunghi, gli scrivevo ogni giorno lettere farcite di nostalgia e di sentimento, il desiderio di averlo accanto era prorompente e non potevo sapere quando ci saremmo rivisti.
Quella sera, primi giorni di Gennaio, decisi di scoprire la città,forse per evasione forse per noia o bisogno di avventura? Non presi il solito pullman per ritornare al paese ma salii decisa sul tram che da piazza Sire Raul portava a piazza Loreto, l’intento era percorrere il corso Buenos Ayres fino al capolinea di partenza dei pullman nei pressi di Porta Venezia.
Scesa dal tram, imboccai il corso, la città mi venne incontro abbagliante di luci, di colori, di movimento; le vetrine catturavano la mia attenzione, rimiravo la merce esposta con maestria, oggetti di ogni tipo su scaffali luccicanti, mi soffermavo a lungo incantata, ad ogni passo una nuova scoperta, sembravano senza fine, proprio un paese dei balocchi, avevo perso la nozione del tempo e dello spazio.
Improvvisamente mi ritrovai dove altre strade si intersecavano col corso, seppi poi trattavasi di piazza Lima, feci alcuni passi indecisa, le sommarie indicazioni avute non menzionavano questo imprevisto.....Dove andare? Quale strada scegliere?
Mi bloccai in mezzo al marciapiede, mi guardai intorno cercando qualche indicazione stradale, nulla, mi era tutto estraneo, ero confusa, frastornata, l’ansia mi prendeva, la testa mi girava; qualche luce si spense, la sera calava inesorabile, il freddo allungava la sensazione del tempo, i radi passanti mi sfrecciavano accanto chiusi nei loro cappotti e nei loro pensieri, impossibile l’approccio con loro, confusione solo confusione nella mia mente.
La magia della città svanì, ora i grandi palazzi si chiudevano intorno a me come una trappola, mi soffocavano, mi mancava il respiro, sempre bloccata in quel punto preciso dove una forza estranea mi tratteneva......
A seicento chilometri di distanza, dodici ore prima, tanto occorreva da Roma a Milano, un soldatino saliva sul treno, nel cuore grandi speranze e sottobraccio un pacchetto legato con lo spago, portava in dono due scialli da lui tessuti con tanto amore pensando alla mamma ed alla sua ragazza; nelle ore tediose di solitudine un compagno gli aveva insegnato ad intrecciare fili su fili al telaio, il lavoro era riuscito bellissimo ed ora, seduto sul treno, immaginava la gioia sul viso delle due donne che amava.
Arrivato alla stazione centrale di Milano, scese dal treno ed incurante della stanchezza per il lungo viaggio, temendo di perdere la corriera che lo avrebbe riportato al paese, con passo lesto imboccò via Vitruvio, Benedetto Marcello ed attraversò piazza Lima approdando nel punto preciso dove una ragazza immobile, in balìa di una mente sospesa, sperava in un aiuto:
“Ciao, che fai qui?”
Qualche secondo per connnettere, gli occhi spalancati dallo stupore, il cuore balzato nel petto, un lampo di luce e di gioia:
“Mi sono persa” risposi.
Ci guardammo increduli, un turbinìo di emozioni, di pensieri, di fatalità ci stordiva, quali forze arcane avevano condotto i nostri passi in quel punto preciso, in una grande città?
Mi prese dolcemente per mano: “Andiamo” disse.  
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