Gli avevano sempre parlato solo di una principessa, il “bellissima” l’aveva aggiunto lui, pensando che ci poteva stare un po’ di tolleranza, considerato che gli avrebbe portato un regno in dote. Ma all’improvviso si dovette destare dalla sua illusione. Appena la vide non riuscì a trattenere un urlo. Poi si ricompose, riprese il controllo di sé e disse, con le lacrime agli occhi: «Perdonami Biancaneve, sono arrivato troppo tardi». Perché suo padre, il Re, gli aveva insegnato a non far mai capire agli altri quello che pensava.

‹‹No principe non è morta, è solo un incantesimo, sta dormendo. Basta un suo bacio per farla svegliare››, gli disse Cucciolo, con la faccia rivolta in alto verso il principe. Ma questo, molto sofferente, ringraziò i nani frettolosamente e senza ascoltare quello che gli dicevano, risalì in sella al suo cavallo, ci diede con gli speroni e partì al galoppo scomparendo nel bosco in poco tempo.

 

«Ahahaha», una fragorosa risata squarciò il silenzio.

Come per magia, i nani compresero che tutto veniva osservato dallo specchio magico, che mostrò loro una grande sala con la matrigna felice per quanto era appena accaduto.

Infine si sentì echeggiare una risata che risuonava dal castello.

 

Intanto il principe continuava la sua galoppata di ritorno verso casa.

A un certo punto rallentò, si fermò e dopo qualche secondo si girò indietro e ripartì al galoppo.

«Non è possibile che finisca così» si disse, e dopo tre ore di galoppo si fermò davanti a un portone, che attraversò furioso.

«Dov’è la sfera magica?», chiese alla strega proprietaria della spelonca. «Così la principessa appariva grassa e brutta solo per un effetto ottico, eh? Non è vero! Biancaneve è veramente orribile e io ho perso tantissimo tempo per niente!».

Diede una sciabolata sulla sfera magica mandandola in frantumi e aggiunse: «Così non dirai più stupidate e non ingannerai altri principi illudendoli inutilmente».

Appena il principe andò via, la strega aprì un armadio e prese un’altra sfera magica, dicendo: «Ho fatto bene a mettere quella autentica al sicuro. Solo uno stupido, anche se principe, poteva pensare che non avrei usato i miei poteri per prevedere il pericolo››.

 

Erano passati diversi anni e, in un regno molto lontano, un altro principe vagava alla ricerca di una consorte di sangue nobile, dopo aver già visitato due streghe con relativa sfera magica, per ricevere indicazioni di principesse addormentate che aspettassero l’arrivo di un principe che le risvegliasse con un bacio.

Dall’elenco aveva già scartato quelle che attendevano un “bellissimo” principe, perché, con tutto il suo ottimismo, non riusciva a immaginarsi bellissimo neanche nei sogni più favorevoli.

Il suo naso grosso e schiacciato e le orecchie enormi e a sventola, associate a centocinquantacinque centimetri di altezza e all’equivalente in chili di peso, toglievano ogni tono di allegria a chi l’avesse chiamato bello, trasformandolo in un insulto.

Purtroppo il destino non era stato clemente con lui. Per ben due volte con un bacio aveva risvegliato una principessa dall’incantesimo, ma ogni volta era andata male.

Le due principesse, non volendo accettare quello che vedevano, avevano subito chiesto dove fosse il principe che le aveva risvegliate. E mentre il poverino rispondeva: ‹‹Sono io, ho attraversato montagne e pianure per venire a salvarti››, le due, ignorandolo con grande eleganza e fingendo di pensare ad alta voce, dicevano: “È stato solo un bellissimo sogno che un principe mi risvegliasse dall’incantesimo”, poi davano un altro grosso morso alla mela, che avevano ancora in mano da cinquant’anni, ricadendo in pochi istanti nel loro sonno incantato.

La prima volta, anche se non voleva ammetterlo, il principe capì che non era stato apprezzato e tuttavia non si perse d’animo, accettando l’idea che a tutti può capitare di trovare una principessa che non ti corrisponda. Dopo il secondo fallimento, però, cominciò a dubitare che la sua impresa potesse concludersi positivamente.

Si recò da un’altra strega che gli mostrò nella sfera magica un’urna particolare, senza le solite dimensioni e con una forma cubica.

Immediatamente, nel vedere il profilo della principessa, con il caratteristico particolare “più larga che alta”, provò una sensazione di immensa gioia, identificandola come la principessa “su misura” per lui. Ma subito dopo si rattristò, pensando che non poteva essere vero e che probabilmente anche quella doveva essere una principessa bellissima, deformata dalla sfera magica.

Decise comunque di tentare.

Arrivato alla casa dei sette nani, dovette aspettare fino a sera, quando li vide rientrare cantando “Torniam, torniam, torniam da lavorar”.

Alla sua richiesta di fargli vedere la principessa, i nani accamparono mille scuse per evitarlo, prevedendo che, come le volte precedenti, sarebbe stato del tutto inutile.

Alla fine dovettero cedere all’insistenza del principe, che dichiarò che non se ne sarebbe andato via senza prima aver visto Biancaneve.

Così, tutti e sette i nani si misero alla ricerca della bara perché col passare degli anni era stata completamente ri-coperta dalla vegetazione, senza che nessuno di loro avesse sentito l’esigenza di vederla.

Finalmente la trovarono, la ripulirono dalle foglie secche e gliela mostrarono, senza tuttavia aprirla, pensando che sarebbe bastato vedere Biancaneve per far scappare anche quest’altro principe.

Ma quando la illuminarono con la lanterna, il principe scoppiò di gioia e disse: ‹‹Apritela subito! Devo liberarla immediatamente da questo incantesimo, mi sta aspettando da tanto tempo. Fate in fretta››.

Una volta aperta la bara, si presentò il problema di come riuscire a baciare la principessa, perché nella sua urna cubica era quasi a un metro di profondità da terra, e il principe non poteva sporgersi così tanto.

Allora provarono a tirar fuori Biancaneve da lì, ma nel tentativo di spingerla fuori, poco mancò che un nano restasse schiacciato sotto il peso della ragazza.

Finalmente Cucciolo trovò la soluzione: unire le forze per rovesciare la bara di lato, affinché il principe potesse raggiungerla e baciare Biancaneve.

L’amore fu immediato e reciproco.

Nonostante fosse tarda notte, i nani insistettero perché i due principi non perdessero altro tempo e si recassero subito a riconquistare il castello, che, dopo la morte in guerra del Re, era sotto la tirannide della matrigna, nel frattempo risposatasi.

In realtà questa era una scusa, perché il vero motivo era che, se i due fidanzati fossero entrati in casa per dormire, con il loro peso avrebbero combinato il doppio dei danni provocati da Biancaneve il giorno del suo arrivo, distruggendo completamente l’arredamento dell’abitazione.

 

«Nooooo!». Un urlo di rabbia squarciò il silenzio.

Anche questa volta si capì che tutto veniva osservato dallo specchio magico, che mostrò una grande sala con la matrigna urlante di rabbia per ciò che aveva appena visto.

Infine si sentì rimbombare un grido di dolore che risuonava oltre il castello.

Appena Biancaneve tornò nel suo regno, i sudditi riconobbero subito il suo fisico inconfondibile e poiché non ne potevano più dell’oppressiva Grimilde, l’acclamarono Regina, mentre i soldati, che avevano giurato fedeltà al Re suo padre, alla vista dell’erede legittima, si mettevano ai suoi ordini.

Ormai la matrigna aveva i minuti contati.

Come tradizione sarebbe stata mandata in esilio in Groenlandia "dove - citando Laura Mancinelli - la primavera inizia quando negli altri posti è estate e arriva l’autunno prima che l’estate sia cominciata".

I soldati, eseguendo gli ordini di Biancaneve, stavano forzando la porta per arrestare Grimilde, il cui destino sembrava inevitabile.

Ma lei non si rassegnò, non voleva fare quella fine e poiché le restava ancora un incantesimo, decise di usarlo su di sé.

Prese una delle mele magiche, indossò il suo vestito più bello, si aggiustò i capelli e addentò la mela. Dopo qualche boccone il frutto cadde a terra e lei si trasformò in una statua di marmo.

Secondo l’incantesimo, per duecento anni nessuno avrebbe potuto risvegliarla o distruggere la statua.

 

Non si sa in che mese avvenne il fatto narrato, ma sicuramente era l’anno 1817.

Da allora la statua di Grimilde restò nel castello dei Von Erthal per parecchi anni, poi venne spostata e se ne persero le tracce.

 

Da un rapido calcolo, Grimilde dovrebbe risvegliarsi entro quest’anno.

Quindi, signore, fate attenzione ai vostri mariti, perché se sono stati adescati dalla perfida matrigna, voi siete in pericolo

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