I giorni scorrono veloci, e così le settimane, e i mesi.

Ed il progetto prende piede, si evolve, si fortifica, di pari passo con le rigogliose piante, fuori in terrazzo.

Nonno Michele ne va molto orgoglioso. Ed  il commercio è fiorente, al dì la di qualunque aspettativa... e così, col passare del tempo i nostri osservano soddisfatti l’accrescersi del loro gruzzoletto. E mai come in questo periodo nonno Michele e Riccardo sono stati così intensamente, indistricabilmente uniti. 

E scorrono via le serate, seduti intorno un tavolo a parlare fitto fitto..

E così, in questa favola moderna e un po’ strampalata, arriva come per incanto il momento tanto atteso. La valigia è già pronta da un po’, nascosta sotto il letto per non destare sospetti.

La sera che precede il momento della tanto attesa partenza, nonno Michele va a casa di Sara. Vuole rivederla un’ultima volta. Sa che non sarà semplice.

Sara non sa che quello sarà probabilmente il loro ultimo incontro.

Con gesti nervosi prepara la cena. Riccardo siede sul divano silenzioso.

Suonano alla porta. Sara va ad aprire e suo padre è lì sul pianerottolo, in mano un vassoietto di paste. Ha l’aria strana, questa sera, quasi impacciata.

E come sempre, senza quasi neppure salutarlo, Sara lo investe con un fiume di parole.. “Sei andato a fare gli esami che ti ha prescritto il medico?”, “puzzi di fumo.. Lo sai che fumare non ti fa bene”.. “.. “hai prenotato la visita?”.. “Ti devo parlare di una cosa.. sai, per quella casa di riposo di cui ti ho parlato.. si è liberato un posto.. lì avresti tutta l’assistenza di cui hai bisogno..”.

Riccardo osserva la scena silenzioso, dalla sua postazione sul divano.

Sa bene che in queste situazioni il nonno ci mette pochissimo a perdere la pazienza, e sa anche che i due, nella stessa stanza, non possono resistere più di pochi minuti senza iniziare a litigare.

Riccardo sa tutto questo. Ma sa anche il resto.

Nonno Michele, questa volta rimane silenzioso. Appoggia le paste sul tavolo, si avvicina alla figlia, e senza dire niente la avvolge in un tenero, lungo abbraccio. La mamma rimane interdetta.. lascia una frase a metà.. resta per un po’ rigida rigida, ma poi piano piano si scioglie, e ricambia l’abbraccio. Erano anni che non si abbracciavano così.

Cenano in silenzio, in un’atmosfera irreale. Riccardo li osserva e vorrebbe dire qualcosa.. Ma un nodo in gola glielo impedisce, perché sa che se aprirà bocca inizierà a piangere come un bambino.

Sara non comprende quella strana serata.. ma quell’abbraccio, quel lungo tenero abbraccio, l’ha scossa nel profondo..

Le è sembrato per un momento di ritornare bambina, quando bastava il forte abbraccio di suo padre per risolvere qualunque tristezza. Lui era il suo eroe invincibile.. E quando la abbracciava forte forte, come questa sera, Sara si sentiva al sicuro. Quello strano abbraccio l’ha riportata agli anni spensierati della sua infanzia.. e tutte le parole sensate e assennate che aveva in mente di dire sono state spazzate via.

E quindi cenano silenziosi.. Ognuno immerso nei suoi pensieri.

Poi.. i saluti.  

Riccardo lo segue sul pianerottolo. Non andrà all’aeroporto.. Perché sa che se lo facesse, alla fine cederebbe alla voglia pazzesca che sente dentro di urlargli di non partire.. e non vuole farlo.

Ha promesso a se stesso che sarà forte..

Deve lasciarlo andare. Glielo deve.. E sa che se glielo chiedesse, probabilmente lui per amor suo rinuncerebbe.

Ma non sarebbe giusto.

E poi, in un angolo remoto del suo cuore, Riccardo spera che nonno Michele un giorno tornerà, per raccontargli le avventure vissute.. per ridere di nuovo insieme, come sempre..

Sa che è una speranza irrazionale. Ma ci si aggrappa con tutto se stesso perché sa che adesso deve essere forte.

Così lo abbraccia brevemente, gli occhi umidi, il cuore in tumulto.

Poi nonno Michele si volta, e se ne va.

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