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Stavo annusando un campioncino di dopobarba nella profumeria adiacente alla stazione metropolitana, quando, improvvisamente, fui colpito dallo sguardo di una donna che si aggirava tra gli scaffali del talco profumato. Non aveva l'aria di chi era in cerca di un regalo, piuttosto mi sembrava una delle tante persone che ingannano il tempo in vista di un treno che tarda ad arrivare.
La playlist dello smartphone con la colonna sonora di Casablanca mi riportava indietro nel tempo e il delizioso abitino vintage che indossava quella deliziosa creatura mi faceva sentire Humphrey Bogart; se avessi avuto lo stesso fascino mi sarei avvicinato, le avrei parlato, ma non lo feci perché avrei distrutto un sogno meraviglioso.
Il viaggio della mia fantasia mi fece perdere di vista quella donna. Guardai l'orologio e cominciai a correre come un dannato. Il treno sarebbe arrivato alle 13,20 ed io, alle 13,18 minuti, ero come imbambolato a sognare un amore che non sarebbe mai nato se non in quella meravigliosa e misteriosa dimensione che si chiama immaginazione. Obliterai velocemente il titolo di viaggio e arrivai giusto in tempo, prima che le porte si chiudessero.
Il vagone era molto affollato. Un lieve odore di fritto costellava le mie narici e, vista l'ora, bussava prepotente alle porte del mio stomaco; chiusi gli occhi per comprendere di quale cibo si trattasse: erano pizze fritte con cicoli e ricotta. Ok!Ma dove erano queste pizze fritte? Chi le aveva? Magari quell'incanto di donna che avevo visto qualche attimo prima?
Lungi da ogni suspence, era proprio lei. Approfittai della situazione e le chiesi se nel cartoccio avesse delle pizze fritte. Mi rispose di si. Era il suo pranzo. Aveva cinque anni più di me e non aveva progetti per il futuro.
Giunse la mia fermata.
Le porte del treno si chiusero dietro di me e, mentre il vento che precedeva l'uscita giocava con la mia barba, appurai che avevo ancora tutta la vita davanti.
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