I primi riscontri non portarono risultati evidenti. Molte infermiere non avevano nessun legame con quel nome o con la storia di un fratello morto per malattia. Ma dopo diversi giorni di indagini, M. trovò una traccia. Un’infermiera, trasferitasi di recente, sembrava corrispondere alla descrizione: una giovane donna, dai modi riservati, che non parlava molto del proprio passato e che, stranamente, era stata vista più volte vicino all'accampamento del reggimento di Loiudice nelle settimane precedenti il delitto. Il suo nome di servizio era diverso, ma M. iniziò a sospettare che potesse trattarsi di Maria Rotani sotto falso nome. Si presentava come "Anna Rinaldi", ma alcuni particolari del suo aspetto e dei suoi movimenti richiamavano l’immagine della giovane donna descritta dal medico anziano. Organizzò subito un incontro, facendo arrivare un messaggio alla donna con la scusa di una formalità legata al suo servizio come crocerossina. Quando arrivò, M. la osservò attentamente mentre varcava la soglia del suo ufficio da campo. Era una giovane donna dai tratti semplici, i capelli scuri raccolti sotto il velo da infermiera e uno sguardo profondo, ma distante. Sembrava calma, ma c’era qualcosa di nascosto nei suoi occhi, una sofferenza silenziosa che non passava inosservata al colonnello. "Anna Rinaldi," la salutò M., cercando di mantenere un tono neutro. La donna annuì, mantenendo lo sguardo fisso su di lui senza alcun cenno di sorpresa. "Signor Colonnello, mi è stato detto che volete parlarmi riguardo al mio servizio." M. la osservò ancora per qualche istante, valutando il modo migliore per condurre l’interrogatorio. Decise di essere diretto, evitando giri di parole. "Non ho alcuna formalità di servizio da discutere. Voglio sapere del tuo passato, Maria Rotani." La donna non batté ciglio, ma un leggero tremito impercettibile attraversò le sue mani. Non rispose immediatamente, ma il silenzio che seguì era eloquente. M. sapeva di aver colpito nel segno. "Come sapete quel nome?" domandò infine, la sua voce tremante appena. "Ho indagato su Giovanni Loiudice. So della notte in cui hai portato tuo fratello malato da lui. Voglio sapere cosa è successo dopo. Voglio sapere perché sei qui, e se c’entri qualcosa con la sua morte." Maria abbassò lo sguardo, stringendo le mani fino a farsi sbiancare le nocche. Il colonnello poteva vedere che quella domanda aveva toccato una ferita ancora aperta. Dopo alcuni lunghi istanti, Maria parlò con voce bassa e piena di sofferenza. "Sì, l’ho cercato," iniziò Maria, le mani tremanti mentre parlava. "Mi sono arruolata nelle crocerossine solo per trovarlo. Volevo che pagasse, volevo vederlo soffrire per quello che era successo a mio fratello. Non riuscivo a liberarmi di quell’odio irrazionale. Sapevo che si era arruolato, e così ho fatto lo stesso. Ho viaggiato da un campo all’altro, finché finalmente sono riuscita a incontrarlo pochi giorni prima della sua morte." Si fermò un momento, cercando di controllare le lacrime. "Ci siamo dati appuntamento in quella pianura, lontano dalle linee di combattimento, vicino al luogo dove lo hanno trovato morto. Quando lo vidi, era debilitato, distrutto. Mi disse che si era arruolato non per combattere, ma per espiare. Che neppure il sangue, le trincee e la violenza della guerra erano stati sufficienti a lenire il suo senso di colpa." M. rimase in silenzio, lasciando che Maria continuasse. La sua voce si spezzava, ma era determinata a confessare tutto. "Mi guardò negli occhi e mi pregò di ucciderlo. Voleva che ponessi fine alla sua sofferenza. Disse che non poteva più convivere con il rimorso. Tutto l'odio che aveva avvelenato la mia vita scomparve in un attimo, io …. non sapevo cosa fare". Maria abbassò lo sguardo, e M. capì che ciò che stava per dire era la parte più dolorosa. "Vedendo la mia esitazione, a un certo punto Giovanni estrasse un coltello. Mi guardò un’ultima volta, con quegli occhi pieni di disperazione, e senza dire una parola si sgozzò davanti a me. Il sangue si riversò nella neve, e io rimasi lì, paralizzata dall’orrore. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a fare nulla. Lui era morto... e io non feci niente per impedirlo." "Perché non hai detto nulla, Maria?" chiese M. con voce grave. "Perché non hai denunciato ciò che è successo?" Maria alzò lo sguardo, gli occhi pieni di lacrime. “Non potevo. Avevo voluto la sua morte per così tanto tempo, e poi... quando è successo, mi sono resa conto di quanto fossi sbagliata. Avevo paura. Paura di essere accusata, paura di dover confessare quanto fosse oscuro il mio desiderio di vendetta. E così sono scappata”. M. la fissò per un lungo momento, mentre le sue parole affondavano nel silenzio come lame invisibili. Il tormento che vedeva negli occhi di Maria non era diverso dal suo: entrambi erano prigionieri di una guerra che non li avrebbe mai lasciati andare. Ma mentre il suo ruolo lo obbligava a essere giudice, sentiva che il peso della giustizia, in quel momento, era insopportabile.

“Non posso lasciarti andare,” disse M., con voce più fredda di quanto volesse. “Non posso ignorare ciò che hai fatto, né il fatto che hai nascosto la verità. Ma...” fece una pausa, cercando le parole. “La guerra ha già preteso troppe vite. E forse non sarò io a decidere chi merita di vivere o morire.”

Maria abbassò lo sguardo, ma non c'era paura in lei. Solo una strana quiete, come se fosse finalmente pronta ad accettare qualsiasi cosa le sarebbe toccata. M. si avvicinò alla finestra dell'ufficio di campo, osservando la distesa gelida che si apriva oltre le linee del fronte. L’inverno sembrava eterno, come quella guerra.

“Tornerai al tuo servizio come infermiera,” disse M. senza voltarsi, con lo sguardo perso nel bianco della neve. “Continuerai a salvare vite. Questa sarà la tua punizione. E forse, anche la tua redenzione.”

Si voltò verso di lei, gli occhi duri ma con una traccia di compassione. “Ma da questo momento in poi, non esisterai più come Maria Rotani. Il tuo passato morirà qui, con Giovanni Loiudice.”

Maria lo fissò, sorpresa. “E se non potrò mai perdonarmi?” mormorò, la voce appena un sussurro.

“Non lo farai,” rispose M. con freddezza. “Ma in guerra, nessuno si perdona davvero.”

La neve continuava a cadere lenta fuori dalla finestra. Il colonnello M. si allontanò, lasciandola sola con i suoi fantasmi, mentre il bianco della neve e il rosso del sangue si mescolavano in un ricordo che lo avrebbe tormentato per il resto dei suoi giorni.

Ma stavolta, almeno, aveva scelto di spezzare il ciclo della vendetta.

 

 

Tutti i racconti

1
3
16

Oltre la nebbia(2/2)

In un paese in cui non si vede oltre un palmo dal naso

21 June 2025

Sophia non si piegava. Aveva capito che l’ignoranza non era solo mancanza di conoscenza: era una difesa, una paura profonda del cambiamento. La nebbia proteggeva Villacava. Difendeva dal rischio di scoprire che esisteva qualcosa di più grande e più complesso oltre i suoi vicoli ciechi e i confini [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

3
10
17

Girabuio 4/4

21 June 2025

Irving Crane non vide la fine del processo. Lo trovarono stecchito nel giardino, una mattina. Dopo lo scavo, alcuni girasoli erano ricresciuti e, a sentire qualcuno, Irving ne aveva strappato uno e aveva usato il gambo per impiccarsi… la maggior parte però diceva che non era possibile. Il gambo [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Lawrence Dryvalley: Aspettavo la conclusione, non mi ha deluso. Come già detto, testo scritto [...]

  • Rubrus: A proposito della savana e senza la pretesa di voler esaurire il processo evolutivo, [...]

12
38
116

Il diario di Elena - 3/3

20 June 2025

15 giugno 2103 Il ritorno di Ernesto porta con sé la polvere delle strade che ha percorso e nei suoi occhi leggo di una storia che non riesco a immaginare. Chiedo con un timido sussurro, «Dove sei stato?». Il suo sguardo si fissa su di me, come se cercasse la forza delle parole giuste. «Tra i [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Paolo Ferazzoli PRFF: la narrazione del mainstream ci vuole tutti rassegnati , inutili spettatori.
    [...]

  • Maria Merlo: Io non vedrò quel possibile futuro, ma mi fa male ugualmente. Voglio [...]

3
3
23

Oltre la nebbia(1/2)

In un paese in cui non si vede oltre un palmo dal naso

20 June 2025

C’è un paese incastrato tra colline spoglie e silenzi antichi, dimenticato dal tempo e dagli uomini: Villacava. Qui il sole non splende, la luce non entra mai. C’è solo un alone grigio, come se il cielo fosse stanco di volgersi sempre verso lo stesso paese. A Villacava non piove mai, ma è tutto [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Rubrus: Vediamo, nebbia permettendo, la seconda parte. Interessante la questione relativa [...]

  • zeroassoluto: Ciao Marika... giovane Marika?
    Benvenuta in questa famiglia di "scrittori [...]

3
2
14

Girabuio 3/4

20 June 2025

Nessuno di noi riferì ciò che avevamo visto e sentito – oppure avevamo solo creduto di vedere e sentire e, in quel dubbio, stava racchiusa buona parte del nostro processo di crescita. Io, poi, non avrei parlato mai più di Irving Crane a mia madre – come potevo sapere qualcosa di Irving se non passando [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

10
8
91

Il diario di Elena - 2/3

19 June 2025

8 maggio 2103 Una settimana è passata, una settimana come le altre, fatta di corpi che si succedono nel violentarmi, di sguardi vuoti che si perdono nei miei occhi. Il lusso delle stanze in cui vivo non fa che amplificare la miseria che abita dentro di me. I giorni si confondono, e il riflesso [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Dax: Bella storia...una domanda: se von l'IA e i robot non ci sono più [...]

  • Zio Rubone (Ezio Bruno): Grazie a tutti per la lettura.
    @Dax. Cos'è la ricchezza? La [...]

6
9
25

Cocktail glamour e motori a deflagrazione

19 June 2025

La mattina in spiaggia era deliziosamente di routine. Tra famiglie più o meno numerose, forme maschili e femminili messe in mostra in tutta la loro abbronzatura stronzesca e ombrelloni e il bar pieno di gente e di sabbia, era una mattina perfetta per un aperitivo. Cosa che sia Lionel che Sharon, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

3
6
16

Girabuio 2/4

19 June 2025

Ne parlai a mia madre solo un paio di settimane dopo, quando ormai l’estate era una signora nel pieno degli anni che iniziava a mostrare le prime rughe. «Non devi avvicinarti alla stamberga di quel vecchio maiale, Lew. Anzi, non devi neppure andare a nuotare nel Kenduskeag, capito?» m’ingiunse [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Ondine: ... sempre incuriosita ...

  • Rubrus: Un paio di episodi ancora. Il difficile di queste storie è anche capire [...]

11
10
92

Il diario di Elena - 1/3

18 June 2025

25 aprile 2103 La mia vita è un inferno. Nata tra i paria, non ho conosciuto altro che fame e miseria, oltre alle storie amare di nonna Lina. Ma il destino, o forse il sadismo dell'élite, mi ha strappata dal buio per gettarmi in mezzo alle luci abbaglianti della città dorata. Il mio nome risuona [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Dax: Bella, intensa, fa venir voglia di bastonare l'elite.like a 1000

  • Zio Rubone (Ezio Bruno): Grazie per la lettura, NomadLantern, Paolo, Maria, Rubrus, zeroassoluto e Lawrence.

6
6
31

L'inquilina del vento

18 June 2025

Non bussò. Arrivò un pomeriggio d’estate, con il ronzio gentile di chi non vuole disturbare. Entrò dalla finestra del balcone, come se conoscesse la strada, e si posò leggera dentro una mensola alta, nascosta tra vecchi libri, fotografie storte e una tazzina spaiata. Era una vespa. Non fece rumore, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

3
5
20

Girabuio 1/4

18 June 2025

Quando Irving Crane spese oltre 150 dollari in attrezzi di giardinaggio, tutti, a Lonefrost, pensarono che fosse uscito di testa. I Crane – e Irving non faceva eccezione – riuscivano a far appassire anche i fiori di plastica. La notizia corse di bocca in bocca, tra scuotimenti di testa e sospiri [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

8
12
40

Scaldacuore

17 June 2025

Io sono dietro di lei e la squadro tutta, da capo a piedi, mentre lei è intenta a guardare fuori dalla finestra con le mani messe sui fianchi ad anfora, ma si fa presto, perché non arriva a un metro e cinquanta. Non è più giovane, ma ha ancora tutti i capelli folti e aerei come un quadro di Chagal, [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Ondine: Grazie:)

  • Dax: Mi sono rilassato e fa riflettere,una volta c'era molta ingenuità [...]

Torna su