W W F

 

 

Sono ormai cinque giorni che vaghiamo in quest'intricato inferno verde, una settimana da incubo, non ha mai smesso di piovere, un tasso di umidità insopportabile per le nostre capacità. Siamo in cinque, rappresentanti del WWF e io faccio da guida, hanno scelto me forse per le mie giovanili esperienze da boy scout. Ci troviamo qui per espressa volontà del nostro capo sezione, un’animalista convinta che non si è accontentata di promuovere una campagna di sensibilizzazione sulla salvaguardia di alcuni animali in via di estinzione, ma ha deciso, e per fortuna anche finanziato, di fare questo viaggio nel cuore del Borneo. Un posto dimenticato da Dio e dagli uomini, dove giusto gli animali riescono a sopravvivere, anche se alcuni di loro si stanno estinguendo, credo, proprio per l’ambiente ostile in cui vivono. Siamo in cerca dell’elefante pigmeo e del leopardo nebuloso, lei vuole rendersi conto di persona della presenza di questi animali, e dell’ambiente in cui vivono. Per seguire le orme di questi soggetti siamo ridotti alla stregua di zombie, la nostra carne bianca e delicata è una vera goduria per i milioni di insetti che popolano questa terra, ho l’impressione che si siano passati la voce, tutte le specie si sono riversate su di noi per pasti gratis a base di sangue umano, non credo avranno un’altra occasione come questa. Facciamo parte del WWF e il nostro obiettivo è cercare soluzioni per aiutare la fauna e la flora mondiale, sentiamo forte il bisogno di dare una mano per rimediare ai danni che altri fanno al pianeta, non sappiamo fino a quando la terra sarà in grado di reggere i soprusi e le devastazioni che gli umani le infliggono. La nostra sezione, piccola e provinciale, si è sempre occupata di problemi legati al proprio territorio, dove possiamo davvero essere di qualche utilità, questa è la prima volta che ci troviamo impegnati in qualcosa, forse, di troppo grande per noi. La decisione della responsabile, la signora Miranda, ha costretto noi quattro che siamo i più giovani del gruppo a seguirla in questa avventura che a mio modesto parere non è di nessuna utilità, né per noi, né per gli animali. Andare a vedere da vicino alcuni esemplari d'animali sconosciuti, non so a cosa possa servire, dopo una settimana ancora non li abbiamo visti e anche se riusciamo a trovarli cosa abbiamo risolto, faremo delle foto e una volta in sede faremo, così afferma Miranda, un esposto alla sede centrale per segnalare la situazione. L’intenzione è senza dubbio lodevole, ma il risultato non credo possa esserlo altrettanto, il Borneo, non rientra nella sfera di interessi di chi gestisce il potere, il territorio è troppo particolare e ostile, anche per sfruttare le risorse che offre, nessuna nazione si prenderà la briga di fare investimenti in tal senso figuriamoci per salvare qualche animale che è endemico di quelle latitudini.

Il mio coinvolgimento nella lotta al degrado non prevedeva battaglie utopistiche, destinate ad un nulla di fatto. I problemi ci sono anche da noi, inutile andare a cercarli lontano sprecando tempo e risorse che potrebbero essere impiegate in progetti fattibili.

Questa situazione mi fa venire in mente il proliferare d'associazioni che nascono con nobili intenti, fornire solidarietà e sostegno a popolazioni di paesi che hanno bisogno. Nessuno lo nega. Queste iniziative sono più che meritevoli, ma perché scegliere paesi lontanissimi, addirittura in alcuni casi, sconosciuti ai più. E’ mai possibile che non ci siano situazioni di disagio più vicino a noi, dove c’è più visibilità di ciò che si fa in concreto. La domanda sorge spontanea, perché impegnare gli sforzi in paesi lontani e non fare qualcosa di concreto nell’orto del vicino, non sempre la sua erba e più verde. Il nostro paese, anche se viene incluso nel novero di quelli civilizzati e più industrializzati del mondo, ha delle lacune spaventose in fatto di natura, di dissesto ambientale. Si potrebbe tentare di recuperare il nostro territorio, aiutare i meno abbienti, magari gli stessi dopo, con un po’ di ritrovato benessere, potrebbero ricambiare aiutando chi ha ancora bisogno. Far arrivare camion di cibo e materiale una volta ogni tanto, quando il carico giustifichi il viaggio, a cosa serve! Le persone purtroppo mangiano tutti i giorni e permettere a questi popoli, di restare senza far niente in attesa della nostra solidarietà, non sembra essere una soluzione soddisfacente. Il concetto di solidarietà verso i più deboli non è proprio il fine ultimo della nostra associazione, il WWF si occupa di altro, territorio, ambiente, fauna e flora del pianeta. Salvare un rinoceronte di Sumatra o un ratto lunare del Borneo potrà anche essere un’azione meritoria, ma la domanda è sempre la stessa, possibile farlo davvero o rimane solo una utopia che da solo visibilità, ma non ottiene risultati accettabili. Cercare di capire il perché sia in atto una desertificazione di buona parte della Basilicata e trovare i rimedi per la risoluzione, trovare l’idea giusta per mettere in sicurezza il territorio là dove ci sono dissesti, incentivare la sensibilità della popolazione locale per l’aumento delle zone verdi, adoperarsi per salvaguardia delle comunità montane, questi obiettivi ritengo rispondano meglio ai fini che si pone il WWF, progetti fattibili e di sicuro impatto sociale.

Siamo alle prese con una sorta di palude che ci separa dalla zona asciutta della foresta se così possiamo chiamarla, uno spiazzo lasciato dalle ruspe che hanno abbattuto parte della foresta per dare la possibilità ai pochi abitanti che resistono in quell’inferno, di poter piantare palme da olio, oggi l’industria alimentare sembra non possa fare a meno di quest'elemento, il perché è chiaramente intuibile, costo pari allo zero, ma con danni ingenti alla salute mondiale e la desertificazione di foreste pluviali, il vero e unico polmone del globo. Arrivati nella zona aperta ci riposiamo, ci guardiamo in faccia e, se non fosse per la gravità del momento, ci verrebbe da ridere, nessuno riconosce il suo vicino, i visi sono talmente alterati dai morsi degli insetti che hanno cambiato le fisionomie, sembriamo tutti reduci da un epidemia di vaiolo, siamo pieni di bubboni, in ogni parte del corpo. La signora Miranda ha perso il suo slancio iniziale e ora la vedo affranta, seduta su uno zaino che cerca di asciugarsi, impresa impossibile, l’umidità non da scampo. Dopo aver ripreso fiato caccia di tasca il cellulare gps e parlotta per pochi minuti, poi ci fa segno di stare seduti a riposare. Passa una mezz’ora nella quale subiamo altri assalti d'insetti, non proviamo nemmeno a difenderci, ci arrendiamo alla loro voracità, stare fermi aiuta il loro banchetto. Per fortuna sentiamo in lontananza il rumore sordo di un elicottero che di lì a poco atterra nella radura per prelevarci. Nessuno parla, tutti sono impegnati a rifocillarsi e a sognare una doccia calda seguita da una pantagruelica pizza. Ci dispiace per l’elefante, il leopardo e per gli altri animali che non abbiamo avuto il piacere di incontrare, ma se vivono in quella terra, vuol dire che stanno bene dove sono e non hanno bisogno di noi. Torniamo a casa delusi, acciaccati e doloranti, ma siamo sicuri che nella prossima settimana i giornali parleranno di noi e della nostra intenzione di salvare gli animali del Borneo, di certo arriveranno molte offerte per premiare il nostro impegno. La signora Miranda sarà contenta.

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