LA GITA

Correva l’anno 1978, o era il 79, non mi ricordo molto bene, correva così tanto che non sono stato capace di stargli dietro. Lui correva, intanto noi stentavamo a salire verso la meta, un'altopiano dal quale stando a quanto aveva detto il professore di mio figlio, appena sbarcato in prima media, si doveva avere una vista mozzafiato. Il fiato intanto lo stava mozzando quella salita, uno stretto sentiero in una foresta di faggi, con un sottobosco fitto di rovi. Dietro gli ultimi alberi si vedevano delle rocce nude. Il sentiero, una volta usciti allo scoperto, diventava ancora più stretto, potevi solo camminare e anche alla svelta, se volevi fermarti magari per prendere fiato o per guardare il panorama, non era un’impresa facile. Lo spazio permetteva di appoggiare solo un piede, l’altro era a rischio su quei sassi aguzzi. La fila era formata da cinque persone. Davanti, animato da spirito d'esplorazione, il figlio undicenne e il suo inseparabile amico, entrambi dotati di zainetto e bastone da scarpinata, degni rappresentanti delle giovani marmotte, a seguire la mamma che non voleva perdere di vista il rampollo, pronta ad accorrere in caso di bisogno, a seguire l’irritata e sbuffante figlia femmina, nervosa adolescente brufolosa e insofferente ai rapporti intimi familiari, lei era stata distolta dalla sua amata musica e dall’inseparabile tablet, per partecipare a questa inutile, noiosa e faticosa giornata nella natura, a chiudere la cordata il sottoscritto come retroguardia a difesa di eventuali pericoli. Inutile parlare dello stato d’animo che serpeggiava nella comitiva, a parte i primi due che, parlando fra di loro, salivano come capre abituate a quelle difficoltà, il resto del gruppo ansimava e sbuffava, io maledivo il momento in cui mi ero lasciato irretire dalle parole del giovane esploratore di ritorno dalla scuola.- Sai papà, oggi il professore ci ha parlato di un posto magnifico,da vedere assolutamente, ed è qui vicino a noi, tu lo sapevi?- Scusami caro, che cosa dovrei sapere, se non mi hai detto ancora nulla, un bel posto dici, qui da noi ce ne sono una infinità.- Hai ragione, scusa, dice il prof che è una specie d'altopiano a circa duemila metri sopra la valle, da quella postazione, dice lui, si può spaziare con lo sguardo su quasi tutta la regione, fino al mare, i paesi del fondovalle e le cime delle montagne come se fossero a portata di mano, che dici mi ci porti?- No, aspetta un momento ragazzo, non ho capito nemmeno dove si trovi questo angolo di paradiso come dice il tuo coso là, il prof, come dici tu e già parli di andarci, vacci piano. Stai parlando di alta quota sulle montagne e io non ho, né la voglia né la forza per andarci. Vuol dire che farai una ricerca sul tuo amico PC e vedrai lo stesso ciò che t’interessa.- Papà! non è la stessa cosa, vuoi mettere il contatto con la natura, il profumo dei fiori, la possibilità di vedere animali selvatici, e poi, dice il prof. che un po’ di movimento farà bene a tutti, anche a te che sei sempre seduto, dai papà organizziamo per una domenica, siamo tutti a casa e andiamo a fare una bella gita in montagna. Inoltre questa gita il prof, l’ha assegnata come una specie di compito, dopo, devo fare un tema con le mie impressioni e descrivere tutto quello che ho visto e fatto, non puoi farmi fare la figura dello sfigato che non ci va per paura.- Cosa potrei scrivere se non ho provato nessuna emozione, sentito nessun odore e non ho sudato per arrivarci.Messo nell’angolo, dalle sue argomentazioni, sono rimasto senza parole a pensare, non vedevo vie d’uscita, messa così la cosa non potevo rifiutare il mio appoggio, sapevo che mi sarei pentito amaramente di quello che stavo per dire, ma con una voce che non voleva uscire acconsentii a mettere in cantiere la gita in montagna. La sera, a letto, ne parlai con la moglie e anche lei, pur di accontentare il figlio non si tirò indietro nonostante i dolori e gli acciacchi che tutti i giorni sciorinava per evitare alcuni lavori ai quali era, come dire, allergica.Eravamo alla fine della foresta e già si vedevano le rocce assolate e spoglie che conducevano in alto. Usciti dall’ombra protettrice, un violento fascio di luce accecante ci colpì, il sudore finora contenuto, esplose come un gavettone di ferragosto e ci trovammo zuppi anche dentro le scarpe, che ovviamente non essendo adatte allo scopo si deformarono man mano, ad ogni passo sulle rocce. Dopo una scalata degna dei migliori arrampicatori, arrivammo al bordo delle rocce e…miracolo, davanti a noi una distesa d'erba sottile, una pianura che sembrava un laghetto di montagna incastonato fra le pietre. Finalmente potevamo camminare eretti come esseri umani e non come scimmie o capre. Al primo spiazzo d'erba apparentemente pulita mi buttai a terra a pancia all’aria. La stanchezza mi aveva preso e avevo bisogno di stendermi, poco più avanti la moglie arrancando si buttava a terra anche lei, ora era più tranquilla, quella distesa piatta di erba la rassicurava, il suo figliolo non correva seri pericoli. La scorbutica si accomodò su un masso non prima di averlo spolverato a lungo con dei kleenex, tolse speranzosa dalla borsa a tracolla il fido tablet, io sorrisi al pensiero che fra quelle montagne il segnale era praticamente nullo, infatti, di li a poco, il suo isterismo si sfogò prendendo a calci tutto quello che aveva a portata di mano. I due intrepidi invece si erano allontanati seguiti a distanza dallo sguardo velato di stanchezza della mamma. Li vidi tornare verso di me invocando a gran voce la mia presenza, - “urge fare delle foto, ” - strillavano e intanto che io preparavo l’attrezzatura, loro cominciarono a prelevare fiorellini, piante e insetti. In lontananza, ai margini opposti da dove eravamo arrivati, s'intravedevano macchie di vegetazione ed è là che i due andarono, per ulteriori prelievi, io li seguivo a distanza per non intralciare le loro ricerche e intanto cercavo il punto da dove si doveva vedere il panorama tanto decantato. Alla mia sinistra dopo una specie di barriera di rocce c’era il vuoto, doveva essere quello il posto, appena arrivato vidi… un enorme tappeto di nuvole che copriva tutto lo spazio in basso, un enorme cumulo di nuvole bianche e grigie che ostruivano la visuale. I ragazzi stavano reclamando per le foto. Arrivato da loro, li trovai pieni di sacchetti, bustine, ognuna con un esemplare di pianta e d'insetti. Una in particolare m'incuriosì, conteneva una quantità di palline scure e secche, chiesi lumi ai proprietari e la risposta fu : papà sono bacche di alloro, sono buone per farci un liquore..- Scusate ragazzi, se fosse come dite voi, nei paraggi, ci dovrebbero essere degli alberi di alloro, voi ne avete visti? Li conoscete come sono fatti?I due si guardarono in viso con aria interrogativa, dopo uno sguardo intorno chinarono la testa e svuotarono in silenzio la busta incriminata. Per non aggravare il loro disagio feci finta di niente e presi a fare fotografie. Eravamo intenti in quest'operazione, quando arrivò un urlo prolungato da parte delle due donne rimaste sedute in disparte, una parola che rimbalzò sinistra fra le pareti delle montagne : piove!Ci mancava anche questa, ed ora dove potevamo ripararci, mai sotto un albero, così recitava il manuale, e allora dove! I due giovani senza scomporsi aprirono lo zaino e ne tirarono fuori due colorati k-way, furbi i ragazzi, e noi? Stendiamo un velo su quanto successe dopo, l’unica cosa che ricordo in modo indimenticabile è la puzza di pecora che si attaccò addosso per oltre una settimana, quando ci riparammo in uno stazzo di montagna, dove i pastori si rifugiano in caso di necessità, per non parlare del raffreddore collettivo che colse la famiglia. L’unica consolazione, a ricordo di quella gita, fu il voto del tema che fece il ragazzo, un dieci così grande che prendeva tutto il quaderno. Immagino le risate che si era fatto il prof. leggendo le nostre disavventure.

Tutti i racconti

0
0
0

Gli occhiali (1 di 2)

25 April 2024

Dopo le ferie di Natale Patrizio aveva dato di matto. Era venuto in ufficio urlando che era un regalo del cavolo, che l’anonimo donante era un vigliacco e che la faccenda non sarebbe finita lì. Sulla vigliaccheria dell’ignoto benefattore potevamo anche essere d’accordo, ma la reazione di Patrizio [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

0
0
0

Vi racconto Ludwig Van Beethoven terza parte

Il Titano della Musica

25 April 2024

Nel 1815 il fratello Carlo muore lasciando un figlio, anch’esso di nome Carlo. B. si affezionò talmente al ragazzo che approfittando della scarsa moralità della madre ne contese la tutela che la ottenne dopo una estenuante azione giudiziaria. Ma questo nipote non gli procurò che dispiacere e non [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

0
0
0

II° edizione Sarò padre

lettera al figlio che verrà

25 April 2024

Ciao piccolo mio, siamo tornati adesso dall’ospedale dove ci hanno detto che il sesso del nascituro è maschile. Tu non puoi saperlo che padre avrai e che madre, mentre noi già sappiamo molto di te. Sarai un maschietto, che al momento gode ottima salute e che, da come si muove, sembra voler uscire [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

28
31
149

La madre di Sara

24 April 2024

Sara appoggiò dei fiori sopra una sedia e si sedette sul bordo del letto accanto ad Ada, la madre, accarezzandole la testa. Poi si rivolse a Sergei, l'infermiere ucraino, un uomo gentile, ma riservato. «A colazione ha mangiato?» gli chiese. L'operatore sanitario fece un cenno negativo col capo [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • stapelia: Oggi sono particolarmente tagliente o è la mia, di sensibilità, [...]

  • Patapump: a me piace l inserimento dei girasoli
    che conoscendo un po Scili ha voluto [...]

1
2
9

Vi racconto Ludwig Van Beethoven seconda parte

Il Titano della musica

24 April 2024

Nel caso di B. la musica è il percorso della sua intera vita. Ogni attimo è la che si presenta vivo ogni qualvolta noi ci avviciniamo ad ascoltare quella meravigliosa sublime musica. Le sinfonie: che tutto esaltano, tutto circondano di dolcezza e amore. A questo aspirava B. alla dolcezza, all’amore [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Antonellina: Che bella Gennarino! La tua descrizione della figura di Beethoven è [...]

  • stapelia: Hai ritratto una figura non facile! Sul musicista si è detto e analizzato [...]

1
1
6

haiku

24 April 2024

quel picco bianco di mite maggio spicca - resta la neve Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

  • stapelia: Sempre pennellate! Riuscito anche questo! La neve si sente, con gli occhi!

0
2
16

Vi racconto Ludwig Van Beethoven prima parte

Il Titano della musica

23 April 2024

Come spesso ho avuto modo di scrivere o raccontare, sono erede di una famiglia che amava l'Arte: teatro, musica, ballo. pittura. I miei genitori avevano una grande passione per l'opera lirica. Puccini li entusiasmava ed accesero anche in me la grande passione per la lirica e l'amore per Puccini. [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • stapelia: C'è una seconda parte? La aspetto, allora.

  • Patapump: può essere utile Gennarino che segni cosi
    parte 1di3
    1di2
    in [...]

1
5
24

Tu quoque

23 April 2024

“Tu quoque, quercus!” Lo pronuncio come uno scioglilingua, più volte, con un’enfasi insolita per me che raramente mi esprimo con toni solenni. Subito rifletto e smaschero il lapsus che nasconde il “tu quoque” riferito a un minuscolo esemplare di quercus che da due anni ha preso possesso di un [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Adribel: Eh, l'azione dell'uomo è deleteria per la Natura. I bonsai poi, [...]

  • stapelia: Grazie Adribel. Tutti devono esprimere la propria opinione. Non hai necessità [...]

2
7
21

Il narratore

22 April 2024

Appariva a coloro che, la sera, si radunavano attorno al fuoco. Si annunciava con un bussare leggero alla porta e, semplicemente, chiedeva d’entrare. Raccontava storie di giganti e bambini abbandonati, di streghe e principi, di lumicini intravisti nel bosco tra le fronde smosse dal vento. Quando [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • NomadLantern: Ho letteralmente adorato questo racconto. Senza esitazione, senza esagerazione [...]

  • Rubrus: Grazie, Solitamente però i miei racconti hanno un registro diverso.

1
8
29

Un Tram Chiamato Desiderio

22 April 2024

UN TRAM CHIAMATO DESIDERIO Mollie O' Reilly era una giovane donna dai rigogliosi capelli biondi con qualche leggera sfumatura di rosso, erano solo leggermente ondulati e le conferivano un aspetto ribelle. In effetti Mollie era, non tanto ribelle, quanto coraggiosa e molto determinata. Mollie [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Zio Rubone: Ciao, Antonellina. Premetto che la storia mi è piaciuta, al netto delle [...]

  • Antonellina: Ciao Zio Rubone, conosco molto bene sia il film di Elia Kazan che l''opera [...]

1
2
18

morte di un amico

22 April 2024

Morte di un amico Il vero amico è una persona rara, è il tuo riflesso nello specchio. é sempre lì che ti guarda e risponde alle tue provocazioni con altre uguali, senza uscire, tuttavia, mai fuori dalle righe. Un amico è quello che, quando lo vai a prendere a casa per uscire, lo trovi sempre [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • stapelia: Mi sono commossa questa volta ma, nel leggere, vedo la rassegnazione! Impotenza [...]

  • Patapump: caro Lorenzo
    qui hai toccato le corde giuste
    hai saputo raccontare [...]

31
42
196

L'ultimo ballo

21 April 2024

«Sei ebrea?» Angela non rispose e rimase a fissare un punto indefinito del pavimento di quel rifugio, una piccola casa composta da una stanza scarsamente arredata. Uno strano silenzio regnò incontrastato per alcuni istanti poi spezzato dai bombardamenti sempre più vicini. Horst Kleine, capitano [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

Torna su