ANIME SOLITARIE

 

- Imma! Imma – ripeté Benedetta a voce leggermente più alta – perché non rispondi?

- Imma. mi hai sentito?

- Sì piccola, ti ho sentito

- Allora sapresti dirmi che ore sono!

- Ti rendi conto di cosa dici, secondo te, come faccio a sapere che ore sono, lo sai che l’unico orologio che abbiamo, sta nella sala da pranzo, i due da polso, che ci hanno regalato alla prima comunione, chissà che fine hanno fatto. Piccola mia, a volte fai delle domande davvero stupide, tuttavia, volendo rispondere alla tua sciocca domanda, non dovrebbe mancare molto alle sei, la campana della chiesa non ha ancora suonato il vespro.

- Hai visto Imma, lo sapevi che ore sono. Te l’ho chiesto perché si è fatto buio presto a causa del maltempo e non ci vedo più tanto bene per poter ricamare ancora, mi bruciano gli occhi! Dovremmo accendere la luce!

- No Benedetta! Non accenderemo la luce, alle sei di sera, sarà meglio interrompere il lavoro

- Accidenti sorella, possibile che siamo messe così male, da non poter accendere nemmeno una lampadina, non credo sia così. Il problema è che si deve fare sempre come dici tu. E’ buio, dico io, perché non accendiamo la luce, come facciamo a lavorare, non siamo mica delle talpe.

- Non ti lamentare piccola, lo sai che abbiamo poche risorse economiche e se dobbiamo consumare energia per ricamare questi benedetti fazzoletti, vuol dire che non conviene più farli. E’ anche vero però, che sono una risorsa, piccola in verità, ma che ci permette di arrotondare il bilancio. Deve valere la pena però, altrimenti ci possiamo trovare a lavorare gratis.

- Certo potremmo fare dei lavori più impegnativi con più guadagno, come delle belle coperte, delle lenzuola o anche degli asciugamani, potremmo ricavare qualcosa in più, ma per poterli ricamare bisognerebbe comprare la materia prima, stoffe, spugne e tutto il resto appresso, significa anche che per finire una coperta ci vorranno dei mesi, e poi? Se nessuno le compra? Intanto noi come campiamo? Ascolta, accontentiamoci dei fazzoletti, almeno fino a, quando ce li comprano, inoltre calcola che abbiamo i bauli pieni di questa roba.

- Come il solito hai sempre ragione tu, sei sempre stata la più giudiziosa, anche quando era viva nostra madre, eri la sua prediletta, eri quella che otteneva buoni voti a scuola ed eri lodata e apprezzata dalla mamma. passavate giornate intere, insieme voi due, mentre a me, a stento mi guardava. Credi che per il fatto che ero la più piccola, ero anche la più stupida, vi vedevo sai, sempre a chiacchierare, eravate ben affiatate, tu e lei!

- Non dire così, piccola, mi dispiace sentirti parlare così, lo sai che non è vero, anzi, ti posso assicurare, anche se all’apparenza si aveva quell’impressione, in realtà lei lo faceva proprio per te. Sapeva che eri giovane ed esposta a pericoli, cercava di aiutarti da lontano, sia per la sua naturale ritrosia, sia per non starti con il fiato sul collo, eri seguita non da due ma da quattro occhi. Io invece, ero lasciata sempre da sola a decidere di me e della mia vita, io ero quella che sapeva cavarsela, che non aveva bisogno d'aiuto. E’ stato proprio per questo che ho fatto molti sbagli e tu lo sai!

- su, Imma, adesso non fare così, ormai i nostri genitori non ci sono più da tempo e siamo libere di vivere la nostra vita.

- Tu dici! Questa che stiamo vivendo secondo te, la chiami vita, a settanta e più anni ora dovremmo cambiare abitudini e vivere in un mondo che non conosciamo, del quale abbiamo solo sentito parlare, chiuse come siamo state, in questa casa che odora di muffa, di vecchio e di malinconia. Ti sarai resa conto, spero, che noi non viviamo veramente. Siamo come fantasmi, siamo morte, ma non ce ne rendiamo conto.

- Mamma mia, Imma, che stai cacciando fuori, e che cos’è, io ti avevo chiesto soltanto che ora era. Io ho i miei problemi, e non sono pochi, ma a quanto pare nemmeno tu stai messa tanto bene, penso che a questo punto, possiamo anche smettere,come ti ho detto mi bruciano gli occhi.

Parlavano le due donne. Due anziane zitelle dai capelli bianchi, vestite di trine e merletti, chine sui ricami, nella penombra della sera. Due anime sole, spiriti vaganti nel silenzio di una grande casa dalle molte stanze.

Il primo rintocco delle campane che annunciava l’inizio del vespro, giunse ovattato a rompere il silenzio che aleggiava nelle ombre del vecchio palazzo. Le due donne sollevarono il capo lentamente e, con gesti misurati, completarono ciò che avevano già iniziato a fare. Deposero gli oggetti che avevano in mano, senza parlare. Riposero gli aghi, i cotoni colorati e i fazzoletti, nei rispettivi cestini da lavoro. Nessuna delle due aprì bocca, un’aria cupa di malinconia emanava dai loro corpi fluttuanti e silenziosi, erano anni che compivano sempre gli stessi gesti, tutti i giorni sempre alla stesa ora. Tutta la loro vita era scandita da abitudini e orari ben precisi, niente e nessuno, poteva ormai cambiare gesti e comportamenti, così radicati in loro. Dopo aver deposto i cestini, si lisciarono le pieghe degli abiti, come per darsi un contegno. Dovevano essere sempre perfette, sia nell’abbigliamento che nel comportamento. Questa era una delle poche forme di civetteria, un abitudine ereditata dalle costrizioni, alle quali erano state obbligate dalla madre. Una donna frustrata e intransigente, cattolica convinta, fanatica nella sua devozione, aveva imposto alle ragazze regole ferree sulle quali non ammetteva deroghe. Le voleva obbedienti e timorate di Dio. Il risultato fu che alla sua dipartita, le ragazze, ormai donne, non avevano conosciuto nulla di quanto il mondo esterno era in grado di offrire a due giovani fanciulle.

Le sorelle si diressero a piccoli passi, com’era consuetudine delle donne di un tempo, verso l’ala nord della casa, percorrendo il lungo e buio corridoio che conduceva alla cappella di famiglia e che divideva in due parti l’abitazione. I canoni educativi dell’epoca imponevano alle donne di camminare a piccoli passi, per evidenziare la totale differenza con i passi pesanti e sicuri dell’uomo e, inoltre erano costrette anche a restare almeno due passi indietro all’uomo che le accompagnava. Il segno inequivocabile della loro sottomissione al volere dell’uomo. La campana della chiesa batteva gli ultimi tocchi del vespro, mentre le due donne erano già nella cappella, pronte per la consueta recita del rosario. Ai tempi della madre, al rosario serale, partecipavano non solo i componenti di tutta la famiglia, ma anche le donne del vicinato, non di rado si spettegolava sui fatti del giorno.

- Ave maria..

- Imma

- Madre di Dio…

- Che c’è

- Il Signore è con te…

- Dobbiamo parlare

- Sì e di che cosa

- Padre nostro…

- Oltre alle cose di prima

- Che sei nei cieli…

- Sì!

- Prega per noi…

- Sono due giorni che non mi sento bene

- Ah sì, a vederti non sembra

- Non c’indurre in tentazione…

- Non lo so, forse sono solo pensieri

- Ave Maria…

- Che fai ricominci con le tue fisime

- Piena di grazia…

- Che ne so non è colpa mia

- Amen..

- E che sono agitata

- Gloria al Padre

- Dobbiamo parlarne

- Al figlio e allo Spirito santo…

- Possibile che ti viene in mente sempre quando…

- Com’era nel principio…

- E che tu non mi ascolti mai

- Ora e sempre…

- Va bene ne parliamo a cena

- Padre nostro

- Non fare, però, come il solito

- Che sei nei cieli…

- Che non ne parliamo mai

- Sia santificato il tuo nome

- Non ti preoccupare, parleremo

- Amen.

Il resto del rosario si svolse senza altre interruzioni e alla fine le due zitelle, percorsero a ritroso il corridoio per recarsi in cucina a preparare la cena. Un’altra giornata stava per volgere al termine. Nella grande casa il silenzio era spezzato solo dal fruscio lieve dei passi di due anime solitarie in balia dei loro rimpianti, che si stavano spegnendo lentamente come due candele rimaste accese troppo a lungo.

-

 

Tutti i racconti

1
1
10

Almost Blue

19 September 2025

"Perché non ci sposiamo?” Non era nello stile di Alice fare una domanda del genere a un uomo appena conosciuto. "Stai scherzando?” disse lui. Era stato un incontro casuale, avevano preso qualche caffè insieme, si erano inviati cinque messaggi e ora, erano lì, con le loro solitudini incallite. "Non [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

1
1
4

Karma 3/4

19 September 2025

Ogni riferimento a persone e fatti è puramente casuale Capitolo III La Notte prima della sentenza Il cancello si aprì lentamente, come un vecchio sipario stanco. Nella villa illuminata a festa, il tempo sospeso sembrava galleggiare in una dimensione parallela: tutte le luci irradiavano un [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

7
6
20

Karma 2/4

18 September 2025

Ogni riferimento a persone e fatti è puramente casuale Capitolo II Monica Rossi Monica Rossi aveva ventotto anni, una penna affilata e pungente ed un istinto che le aveva già fruttato due denunce e una promozione. Era una bella donna, scura di capelli e di carnagione. Si era fatta strada [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Ornella: Tempi perfetti per creare suspense like!

  • Lawrence Dryvalley: In attesa dei restanti capitoli... Like! Ciao

3
4
20

Madre

18 September 2025

Nel sogno dolce ancor ti veggio viva, col volto chiaro e con lo sguardo rovente, che luce dona e l’alma mia ravviva. Smarrito io sono in questa notte spente, ma tu sei fiamma che non teme oscura, guida nascosta, ma presente sempre. Se morte parve chiuderti la cura, più forte io sento il tuo [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

8
11
37

Karma 1/4

17 September 2025

Ogni riferimento a persone e fatti è puramente casuale Capitolo I Giovanni Arturo Agostino Edoardo duca di Quintavalle Una delle ville di famiglia sorgeva lontano dalla città in un luogo inaccessibile, tra querce secolari e siepi arruffate e disordinate che nemmeno il giardiniere osava sistemare [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

4
9
40

Il pedone romano

17 September 2025

Il pedone romano c'ha 'na vita ricca de avventure, ma pure de sacrifici. Avventure perché ogni volta che deve attraversà la strada deve cercà de rimanè vivo il minimo indispensabile almeno pe arrivà al lavoro. Sacrifici perché pe trovà una striscia su cui attraversà o aspettando il momento giusto [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Lo Scrittore: le traversie di un povero pedone che purtroppo non ha nazionalità. può [...]

  • Letizia: Grazie mille a tutti!! Ho letto tutti i commenti, mi avete commossa e divertita. [...]

5
5
23

Vi racconto il mio incontro con la macchina da scrivere musicale

Un altro ricordo della mia infanzia

17 September 2025

Nel vasto mondo delle invenzioni, solo poche di esse riescono a catturare l’immaginazione collettiva come a me capitò con la macchina da scrivere musicale. Seppur non ampiamente conosciuta, questa straordinaria invenzione ha segnato un’epoca in cui la musica e la scrittura potevano fondersi in [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Lawrence Dryvalley: Sembra una favola, per la tua bravura a raccontare storie con un cuore. Sempre [...]

  • Rubrus: Non conoscevo affatto questa macchina e ti ringrazio per avermela fatta conoscere. [...]

6
9
41

La lettera che girò il mondo

16 September 2025

La lettera che girò il mondo Questa storia narra di un piccolo gruppo di bambini, che un bel giorno decisero di far volare in cielo tutte le lettere dell’Alfabeto Avevano sognato di mandarle a tutti i bambini del mondo, con la speranza che sarebbero tornate indietro con una semplice risposta [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
5
43

📝 Poesia di fine estate

16 September 2025

Notte fonda. Come un respiro trattenuto troppo a lungo, un tuono squarcia il silenzio della città, liberando il cielo da un peso soffocante. Le prime gocce, timide e incerte, si fanno presto insistenti, trasformandosi in rovesci impetuosi che ridisegnano strade, tetti, alberi. Afa, sabbia, [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

5
7
33

Le farfalle

16 September 2025

Una mia compagna di classe credeva a diverse storie sulla magia, ma non quella magia dove le carte compaiono e scompaiono, o dove una persona viene tagliata a pezzettini e ricomposta; no, lei credeva alla fate per esempio, alla possibilità di sviluppare poteri magici di vario genere, e poi alle [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

6
18
40

Il treno 2/2

15 September 2025

Corse alla porta di comunicazione tra i vagoni, ma anche quello successivo era vuoto. Stava correndo a perdifiato per tutto il treno e stava arrivando alla locomotiva: non era possibile. Era fuori di sé e quasi fece cadere il capotreno. «Oh, mi scusi» disse. «Di nulla, signore» rispose il capotreno. [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

5
6
27

La bambina

15 September 2025

Ma cosa hanno tutti! Il capoufficio pretende termini entro sera le pratiche che mi ha appena assegnato. "Questo ufficio non è un ente pubblico dove il lavoro procede rallentato: nel privato, dovrebbe saperlo signorina, è necessario rispettare i tempi” sentenzia dall’alto del suo metro e novanta, [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Giampaolo: Grazie a tutti dei commenti lusinghieri, spero di continuare a collaborare [...]

  • Surya6: Mi è piaciuto molto, mi ha ricordato Estranei di Taichi Yamada, letto [...]

Torna su