Quattro mesi.

Quattro mesi senza toccare campo o quasi.

Solo guardare, entrare a partita decisa, nell’uno o nell’altro senso, consapevole di non poter incidere, di non poter cambiare né il corso degli eventi né la gerarchia arbitrariamente prestabilita.

Un senso di impotenza che alimenta l’astio, la frustrazione del non appartenere, portando a considerare nemici i compagni che la domenica hanno la maglia sicura.

Allenarsi giorno dopo giorno a mani quasi contratte, impegnandosi in una inutile dimostrazione di forza: nella corsa continua, sui cento metri, nelle partite in cui corri a perdifiato, abbandonato nella squadra dei ragazzi della Primavera.

Questione di antipatia nata a pelle, con quest’uomo dai sessant'anni passati, dalla leggera zoppia che trascina ai bordi del campo e dalla parlantina accentata in chiave umbro-bolognese che, con liturgica cantilena, ci raccomanda di giocare al calcio con amore.

“Perché se dai la palla con amore al tuo compagno lui te la ridà con amore”.

Una didattica calcistica che a Coverciano ai corsi allenatori non hanno ancora preso in considerazione.

A me che arrivo da Ulivieri, Bianchi e Buffoni mi sembra di sprofondare in un calcio in cui la tattica non ha ragion di esistere, in cui gli allenamenti sembrano usciti da un manuale anni Sessanta, rimesso in circolo da un allenatore ripescato chissà secondo quale logica, un uomo dalle poche convinzioni tra le quali una certa: per me in questa squadra non c’è spazio.

Dal suo arrivo rimango inutilizzato, in mezzo allo stupore dei miei compagni di squadra più affezionati, quando a fine partita camminano nel territorio deluso del ritorno a casa sconfitti e, incrociandomi ancora in tuta, si chiedono come mai non mi sia stata offerta la possibilità di dare loro una mano.

In questo rapporto non empatico finisco con il coltivare la mia rabbia generazionale; assegno a questo uomo dai capelli probabilmente tinti di scuro, il ruolo del nemico principale, caricandolo delle mie insoddisfazioni politiche, delle costrizioni universali in cui mi sembra di fluttuare e persino del fatto che alla fine, nonostante la faccia sorridere spesso, la commessa del negozio d’abbigliamento in centro non vuole saperne di uscire con me.

Nei 29 minuti 29 totali che in questi 4 mesi mi vengono concessi tocco pochi palloni e li passo al compagno quasi con dispiacere, come se volessi trattenere la sfera con me per sempre, a risarcimento di tutte le giocate che avrei potuto effettuare, persino con il sinistro malamente usato, in quelle domeniche lunghe di attesa inutile e frustrante.

Nonostante ciò non mi impedisco di percepire che nella sua adesione al ruolo di allenatore antico , privo di qualsivoglia sperimentazione tattica, quest’uomo, Guido Mazzetti detto Sor Guido, ha comunque la qualità di dispensare una tranquillità di cui questa squadra giovane ha bisogno. Ma se posso cerco di evitarne di frequente lo sguardo: quasi a fargli percepire che per me non esiste, che per quanto male mi faccia io sono oltre, nel territorio della rivincita possibile della prima occasione concessa.

Oppure lo guardo dritto negli occhi in un gesto di sfida che lui non percepisce o finge di non accettare, quando un paio di volte gli chiedo spiegazioni sul mio mancato utilizzo.

Ariedo, il direttore sportivo a cui prospetto la soluzione di andarmene a casa, mi dice di stare calmo che il campionato è lungo, che dobbiamo dare una mano tutti, che ci sarà occasione e che andarsene rinunciando allo stipendio sarebbe uno stupido inutile gesto da ragazzino inconsapevole.

Rimango.

In attesa.

Fino a marzo; anzi fino al 27 febbraio 1983.

Giochiamo a Foggia e a pochi minuti dalla fine pareggiamo 0 a 0: e non sto toccando campo, come sempre.

Quando l’arbitro espelle Papais, uno dei migliori in campo fino a quel momento, un lampo di puro egoismo soddisfatto mi pervade d’improvviso, chiarificandomi più che altro che è un centrocampista il quale gioca in un ruolo per me possibile: e che domenica prossima, lui, sarà assente.

Da Foggia arriviamo a Monza alle 9.30 del mattino successivo, dopo un lungo viaggio in treno e decido di allenarmi immediatamente, da solo, consapevole che domenica prossima tra assenze e squalifiche non potrà fare a meno di schierarmi.

Per una settimana nella mia vita mi concedo una vita da calciatore vero: alimentazione regolare, serate a casa, allenamenti al massimo.

La domenica alle 12, quando comunica la formazione, sono già pronto, non avrei nemmeno bisogno di riscaldamento.

Le sue parole di accompagnamento all’assegnazione della maglia numero 11 sono “e mò vedemo che cazzo sai fà”.

Un apparente discredito che a me funziona invece da propellente puro da riversare in una macchina perfettamente revisionata, pronta a scattare sul filo della rivincita, della rivalutazione di sé.

Solo che dopo neanche 20 minuti siamo sotto 1 a 0, gol di Barone, della cui marcatura mi stavo occupando io.

Ma il mio è un tempo troppo atteso per essere sprecato in un inutile vittimismo, in una giustificativa considerazione sulla sfortuna di un rimpallo o su di un Fato contrario alla mia resurrezione. Non c’è minutaggio da regalare né conforto da ricercare: solo consapevolezza che perlomeno io, sono completamente dalla mia parte.

Dopo tre minuti Colombo scende sulla fascia sinistra e crossa. La palla mi arriva all’altezza del dischetto di rigore, sul sinistro.

Non ragiono e calcio come viene.

La palla si infila nell’angolino alla sinistra del portiere.

Allora inizio a correre a perdifiato mimando di essere un aeroplano, inseguito dai compagni.

E per 5 secondi, mi sembra di volare davvero.

Vinciamo 5 a 1 e sono il migliore in campo.

Ma a me erano già bastati quei 5 secondi.

Tutti i racconti

0
1
20

Sino all'ultimo respiro... 1/2

07 December 2024

18 luglio 2017 ore 18.30 Sono di nuovo qui. Davanti al letto della nonna. Ormai la chiamo così, anche se è la mia mamma. Tutto è cominciato il 18 giugno. La nonna di notte sembra aver avuto un piccolo ictus cerebrale, che l'ha costretta a letto. Suor Carmela si è prodigata tantissimo per assisterla [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Dario Mazzolini: carissimo zero assoluto la prima parte è la cronaca di una tristezza. [...]

2
4
19

Ode alla Brioche

07 December 2024

“Marmellata con velo” Un nome che è già una poesia. Soffice al primo morso che apre lo scrigno in cui è contenuto il tesoro color ambra. Non ci si può fermare, la bocca continua a cercare il contatto come a voler dare mille baci a quelle dolci labbra al profumo di albicocca. Il caffè può aspettare, [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

  • zeroassoluto: Rito della colazione mattutina al bar...
    Cornetto alla crema, ai cereali, [...]

  • Dario Mazzolini: sai Vally proprio oggi a colazione in un bar ho preso caffè e brioches [...]

0
1
8

Il segno (2/3)

PG
07 December 2024

Scoppiò a piangere, anche se pareva se lo aspettasse da quando ero nato; in qualche modo aveva sviluppato gli anticorpi emotivi per la crisi più acuta, non per il dolore cronico che la assalì. Fu costretta a rassegnarsi dalle preoccupazioni dell’immediato, condendo la minestra di zucca, finocchietto [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Dario Mazzolini: la seconda puntata è altrettanto bella e intenso come la prima. mi piacciono [...]

4
14
31

CERCASI APPRENDISTA CON ESPERIENZA

07 December 2024

"Ma davero? Seriamente lo hanno scritto? No, aspè Bro! Mo te lo rileggo che non ci sto a crede manco io! Senti che dice, va…" "Cercasi apprendista, per ampliamento dello staff, il candidato dovrà dimostrare di possedere valide doti comunicative e di saper promuovere beni e servizi alla comunity [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Savi: A me il racconto/gag è piaciuto. Come ha già fatto notare JulyFlo, [...]

  • JulyFlo: Si Joydiv, i momenti bui, nel lavoro e anche nella vita possono trascinare [...]

25
31
218

Segaiolman

06 December 2024

In una notte d'estate di circa vent'anni anni fa, dal momento che non riuscivo a dormire, accesi la TV del soggiorno e mi misi a cazzeggiare con il telecomando alla ricerca di qualcosa di interessante, standomene spaparanzato nella poltrona reclinabile, a torso nudo e con addosso un paio di boxer [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • L’esilioDiRumba: Anche io ti faccio i complimenti per l'autoironia.
    Poi mettiamo un [...]

  • Savi: Bravo Giuseppe, un bellissimo racconto, autoironico e direi anche coraggioso.
    A [...]

0
2
10

Il segno (1/3)

PG
06 December 2024

Ogni uomo ha uno e un solo posto al mondo. (Pensieri, Thomas J. Plight) Mi sentivo rinato, rimesso al mondo. La vita aveva assunto un sapore di vaga felicità e le avevo dato una mano dipingendo il mondo con una bella mano di rosa confetto. Ero affacciato al balcone, immerso nell’ozio tranquillo [...]

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Dario Mazzolini: mi è piaciuto tantissimo. bella ka descrizione particoleggiata dei protagonisti. [...]

  • PG: Grazie infinite! Spero il seguito ti appassioni allo stesso modo

2
4
16

La mia amica granata

06 December 2024

Louise, la mia amica granata, è “presa” da uno. Uno che non è “uno” qualsiasi. Uno (lo chiamerò così..) è stato il suo primo amore. E adesso, dopo che la vita ha fatto diventare Louise una vera regina, la stessa vita le ha fatto fare un viaggetto all’inferno...ma lei non ha tempo e risorse da perdere [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Vally: Grazie a Teo e Dario che hanno individuato l'adolescente che è in me!

  • zeroassoluto: "Certi amori non finiscono... fanno dei giri immensi e poi ritornano..."
    Antonello [...]

2
0
16

Non tu

49 racconti

06 December 2024

“Da quando mi sono separata, non ne voglio più sapere, basta guarda!” “La migliore scoperta quale è stata?” “Il sesso. Decisamente sopravvalutato, ne faccio volentieri a meno.” “Il sesso dici?” “La vostra fissazione. Il motivo per cui ricevo immagini di membri maschili a bizzeffe ogni giorno” “Il [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

5
12
29

4.27

05 December 2024

In un angolo di pensieri mi rifugio per ritrovare in un abbraccio immaginato quel respiro che conosco Nei tuoi occhi ancora chiusi storie di mondi racconti di speranza nei tuoi sogni segreti In questa notte che non sai le mie parole danzano quiete poesia di briciole d'uomo Mi perdo per [...]

Tempo di lettura: 30 secondi

1
7
28

Questo mondo non mi piace (parte di una lezione)

Vi racconto come sono.

05 December 2024

Io sono un uomo legato alle tradizioni. Ai sentimenti più autentici. Al rispetto per sé stessi e per gli altri. All'ascolto. All'apprendere dai discorsi, dalle osservazioni di altre persone spunti di conoscenza e di approfondimento. Al valore della vita che oggi molti giovani distruggono con la [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Rubrus: I problemi di oggi sono spesso conseguenza di quelli di ieri e causa di quelli [...]

  • Teo Bo: È vero quel che dici ma è altrettanto vero che c'è [...]

0
1
9

haiku - Kanso

05 December 2024

vento d'autunno - le castagne mature nel riccio aperto Laura Lapietra ©

Tempo di lettura: 30 secondi

2
3
22

Bambino paziente ricco, bambino paziente povero e gli adulti che si trattengono

Racconto di stampo psicologico. Ispirato dal celebre film “The Truman show”.

04 December 2024

Capitolo 1 Nato ricco, ma magrolino. Mentre giocavo dopo l’asilo, vedevo persone robuste vestite con abiti mai stati alla moda. Adoperarsi per campare del minimo sindacale. Facendo e dicendo cose senza senso. A un certo punto uno di quegli uomini si volta verso di me bambino e i miei parenti. [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dario Mazzolini: credo che essere genitore sia un'impresa. Occorre dare esempi concreti [...]

  • JulyFlo: Mi permetto un commento esclusivamente emotivo, che si basa sulla mia grande [...]

Torna su