“Lontano dagli occhi, lontano dal cuore…”
Chissà come mai mi si è piantata in testa questa canzone.
Sto correndo da venti minuti e da venti minuti mi gira nella testa. Non che non mi piaccia ma non capisco perché proprio questa. Sarebbe stato meglio portare l’Ipod.
Mi avvicino alla biforcazione dei sentieri nel parco, subito dopo gli orti che il Comune ha dato in concessione ai pensionati. Ci sono tre panchine lì. Di solito è un ritrovo per i proprietari di cani che stan lì a contarsela su.
Oggi fa freschino, la temperatura si è abbassata nel giro di pochi giorni e si è portata via il caldo e anche i ricordi delle ferie. Penelope l’hanno chiamata questa perturbazione. Continuano con questi nomi scemi.
Una sola delle panchine è occupata. E’ un signore distinto.
E’ ... è… oh cazzo! Non è possibile.
Mi sento strano. Sento una stufa accesa dentro di me. Non può essere.
“Papà!”
“Ah ciao Sergio, non lavori oggi?”
Mi scappa : “Sono in pensione”
Ride. “Hai sempre voglia di scherzare eh? Sei in ferie?”
“Si, sono in ferie” E tu sei morto trent’anni fa, papà.
“Dai siediti un attimo, così ti riposi, e la mamma?”
O mio Dio, papà. La mamma è morta anche lei. Sei mesi fa.
“E’ a casa, dove vuoi che sia?”
“No, così, chiedevo…”
“Comunque come va al lavoro?”
Dovrei dirti, papà, che la ditta dove lavoravo non esiste più e anche casa nostra è vuota ormai ma non posso fare a meno di guardarti e mi viene anche da piangere. Non ti tocco perché ho paura che tu svanisca. Ti guardo e sei bello come sempre, papà.
Sicuro che ho un’espressione un po’ stravolta perché mi dice:
“Sergio, è meglio che tu ti prenda più cura di te. Mi sembri stanco. Forse se lasciassi perdere la politica…”
Sì, la politica, papà… Sono anni e anni che non faccio più politica.
“Sì, mi sa che hai ragione papà. Magari stacco per un po’”
“Ecco bravo, adesso però comincia a fare un po’ freddo. Mi sa che vado a casa.”
A casa? A CASA? Quale casa, papà. Dove vai? Non lasciarmi qui. Ho ancora tante cose da dirti. E poi rivederti è stato un regalo così grande.
Papà.
Se ne va. Si gira ancora una volta e sento che fischietta “la lontananza sai è come il vento…”

 

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